Viale dei ciliegi

/ 08.04.2019
di Letizia Bolzani

Andrew Clover-Ralph Lazar, Rory Branagan detective, HarperCollins. Da 8 anni. 

Uno scoppiettante giallo per bambini, scritto e illustrato con quell’umorismo iperbolico e un po’ demenziale che di solito incontra il favore del giovane pubblico (prevalentemente maschile) non particolarmente amante della lettura: qui, un po’ per le illustrazioni che la fanno da padrone, un po’ per le risate che suscita, un po’ perché è comunque una storia di investigazione, con un colpevole da scoprire, la fatica di leggere è ampiamente alleggerita. 

Rory Branagan è un ragazzino di dieci anni che vive con la mamma (una tipa tosta) e il fratello maggiore (che lo tratta con superiorità, dall’alto della sua veneranda adolescenza). Il papà di Rory è scomparso quando lui aveva tre anni e nessuno gli dice nulla. Né dove, né perché, né che cosa ne è stato. Non voglio fare spoiling, ma mi sento di avvertire i lettori che a queste domande il libro non darà una risposta, anche perché è il primo di una serie, e vorrà fidelizzare il lettore. Però alle altre domande, inerenti al mistero su cui indagare in questo episodio, si risponde e quindi la detective story è in sé conclusa. Si tratta di indagare sull’avvelenamento del vicino di casa, e per risolvere il caso, Rory potrà contare sull’amicizia di una coraggiosa e determinata ragazzina, Cassidy. Le immagini non si limitano ad illustrare il testo, ma lo ampliano, collaborando autonomamente alla narrazione. Spesso, inoltre, danno vita anche ai pensieri e all’immaginario di Rory: alle sue ansie, ai suoi sogni, alle similitudini e alle colorite metafore che usa per raccontare. Se Rory ad esempio dice che «le domande nella mia testa si aggirano come squali», l’illustratore Ralph Lazar riempie davvero la pagina di squali che pongono domande. Questa interrelazione anche simbolica tra testo e immagini è uno dei pregi del libro.

Francesca Sanna, Io e la mia paura, Emme Edizioni. Da 3 anni. 

Francesca Sanna è un’illustratrice e autrice di origini sarde ma da molti anni residente a Zurigo. Dopo un percorso di tutto rispetto (ha studiato illustrazione a Lucerna e a New York), ha iniziato una carriera che sta diventando sempre più brillante. In italiano sono usciti, da Emme Edizioni, due albi: tre anni fa Il viaggio, su una famiglia costretta a migrare per cercare una vita migliore, e ora questo, ancor più convincente, Io e la mia paura, dove la prospettiva è quella di una bambina e la paura è personificata in una creatura bianca, dal testone espressivo e dal corpo avvolgente, tra le cui braccia può essere anche molto comodo rifugiarsi.

L’idea di un’emozione personificata in un «altro da sé», in un vero e proprio personaggio, non è certo nuova nella letteratura per l’infanzia, ma qui è comunque trattata con originalità e efficacia, in particolare nell’espressività conferita a Paura, nel suo sguardo a volte complice con la bambina (perché rifugiarsi nella paura è una facile scappatoia che fa sentire al sicuro), altre volte abitato da risolutezza e da un po’ di opposizione (perché la bambina vorrebbe provare ad aprirsi al mondo ma Paura si oppone). Inoltre Paura cambia dimensione, ed è diventata molto grande da quando la bambina si è trasferita con la famiglia in un altro paese (torna il tema, caro all’autrice de Il viaggio, del lasciare le proprie radici e del senso di straniamento nel nuovo mondo di approdo); ma è pronta a rimpicciolirsi non appena la bimba si sente sostenuta dall’affetto di un nuovo amico. Il finale è incantevole, con tutti i bambini della classe seduti nei banchi con le loro piccole e grandi paure, ognuna di esse con il suo faccino simpatico perché accettata, tenuta a bada, e non subita.