Elisa Mazzoli, Torna a casa, verme!, Edizioni San Paolo. Da 7 anni.
Bello avere un animale da compagnia. C’è chi ha il cane, chi il gatto, e c’è chi, come Lorenzo, ha... un verme. Sì, un verme di terra, «cioè un lombrico di quelli che trovi quando scavi [...], un vero verme di quelli che all’inizio non capisci dove abbiano il davanti e dove il didietro». Lorenzo lo ha trovato nel cortile della scuola, mentre scavava un buco nella terra, perché era arrabbiato con i compagni che non lo consideravano. Lo chiama Jules (Jules Verme, quasi come l’autore di un libro che ha letto) e da quel momento Jules diventa il suo amico del cuore, un amico con cui affrontare i problemi del quotidiano (ad esempio l’assenza dei genitori un po’ troppo impegnati nel lavoro), alleggerire le paure, sentirsi più calmi. Perché Jules, dice Lorenzo, «ha la calma, la forza e la resistenza che vorrei avere io», e con lui al fianco (o meglio nascosto nella tasca dello zaino, sulla mano, o nella scatola dei Lego) «tutto fila liscio, sì, come lui».
Per accudirlo, Lorenzo si documenta andando in biblioteca a leggere libri sui lombrichi (dove tra l’altro scopre che il loro passaggio rende più fertile l’erba: «è un animale gentile, il mio Jules. Migliora tutto ciò che incontra. Sta migliorando anche me») e si appassiona tantissimo. Chissà perché, si chiede, i signori che inventano gli album di figurine non ne hanno dedicata neanche una al lombrico. «Per fortuna il mio verme non è permaloso e ha già trovato la sua pagina preferita dell’album, quella dove ci sono le talpe e le volpi con le loro tane sotterranee. Si rotola sulla carta marroncina...» Come si intuisce anche da questi pochi estratti, la scrittura di Elisa Mazzoli è umoristica, brillante, e ogni osservazione di Lorenzo (che narra in prima persona la storia) è davvero in una prospettiva bambina.
L’avventura di Lorenzo e Jules (e degli amici che stanno loro attorno) dura il tempo di crescere un pochino insieme, di imparare a gestire meglio la vita, di scoprire nuovi interessi. Il tutto inframmezzato dal tormentone esilarante delle sparizioni di Jules, verme fortissimo e resistente, che torna sempre e non cede mai. Poi è bello anche lasciarli andare, gli amici. Ma la forza che ti hanno insegnato ad avere, quella rimane.
Francesca Pirrone, Il piccolo libro della gentilezza, Clavis. Da 3 anni.
Questo piccolo libro parla di gentilezza, e lo fa non limitandosi a dire quanto sia bello e facile essere gentili, ma lo fa narrando, per ogni atto di gentilezza, una piccola storia. L’atto di gentilezza, racchiuso ogni volta in un verbo, è detto con le parole (dire grazie, regalare un sorriso, saper aspettare, prendersi cura, condividere, ecc.), mentre la piccola storia è raccontata solo con le immagini, e sarà bello per il bambino ricostruirla e raccontarla a sua volta, insieme all’adulto che gli è accanto nella lettura. Ad esempio, per l’azione «dare calore», le immagini raccontano di Maialino (il protagonista è sempre lui) che vede un uccellino mezzo assiderato e gli costruisce una casetta; per «proteggere», Maialino vede un fiore che rischia di venire schiacciato giocando a palla, e allora gli mette attorno una rete protettiva per piante; per «fare a turno», il gioco dell’altalena è più divertente se, anziché litigare per chi occupa il seggiolino, si fa, appunto a turno, e uno spinge l’altro. Il libro racconta queste e altre situazioni familiari al bambino, che potrà identificarsi con Maialino e vedere ogni volta come la gentilezza renda un po’ più bello il mondo. Anche perché essere gentili è fare un dono prezioso a se stessi e agli altri, che saranno poi anche loro gentili, tant’è vero che Maialino avrà tanti nuovi amici.
Questi piccoli episodi di gentilezza sono basati su un prima e su un dopo più consequenziale che causale (se ti prendi cura della piantina, diventerà una bella pianta grande), e sono perfetti esempi di protostorie che anche i bambini più piccoli potranno decodificare e interiorizzare, grazie all’espressività e alla dolcezza del tratto dell’artista toscana (autrice, pittrice, illustratrice) Francesca Pirrone.