Bart Moeyaert, Bianca, Sinnos. Da 11 anni.
«Il linguaggio condensato e musicale di Bart Moeyaert vibra di emozioni trattenute e desideri inespressi (...).» Sono alcune delle parole che la giuria dell’Astrid Lindgren Memorial Award ha utilizzato quest’anno per conferire il prestigioso riconoscimento all’autore fiammingo, presente con i suoi romanzi tradotti in italiano soprattutto nel catalogo dell’editore Sinnos, che – dopo Il Club della via Lattea (2016) e Mangia la foglia (2018) – pubblica ora Bianca, schietto resoconto di ordinarie giornate familiari, scritto al presente e in prima persona dalla dodicenne protagonista, con tutte le sue preadolescenziali contraddizioni nonché stati d’animo in altalena. E appunto, come notava la giuria del Premio nella sua motivazione, un pregio del linguaggio di Moeyaert in questo libro è proprio quella sua capacità di far trasparire, senza ostentarlo, anche tutto il delicato «non detto» emozionale, che la stessa protagonista a volte fatica a comprendere, perché alla sua età non è sempre facile capire il mondo, e men che meno se stessi. Alla sua età occorrono, come sottolinea la sua stanca mamma – provata dal dover gestire come genitore single una preadolescente e un bimbo dalla salute precaria – delle «istruzioni per l’uso», ma Bianca sa che nelle sue «c’è scritto che a volte sono molto contenta, ma che non sempre lo do a vedere».
A volte è la rabbia, per quanto repressa, a prevalere (come peraltro mostra anche la bella copertina), soprattutto per quel fratellino delicato a cui vanno tutte le attenzioni, per quei soldi che non sono tanti, per il papà separato che, con la sua nuova compagna, la trova «intrattabile», e vorrebbe dilazionare maggiormente i weekend in cui prenderla in affido. Fulcro delle vicende è l’arrivo, per una merenda pomeridiana, di un amichetto del fratellino, la cui mamma è nientemeno che l’attrice protagonista della sua serie televisiva preferita. Lo sguardo di Bianca sulle mamme e sui bambini è acuto, lei osserva e si sente a sua volta osservata, riflette sulla vita fantastica e su quella reale, conquista più saggezza, e forse più serenità. Oltre al coraggio per fare una cosa difficile, ossia chiedere scusa. Infatti il sottotitolo del romanzo è «Nessuno chiede scusa per caso».
Il castoro, l’uovo e la gallina, Minibombo. Da 3 anni.
L’efficace essenzialità delle loro belle copertine mette in risalto il titolo e un dettaglio cruciale della storia, così che il lettore entra subito nell’atmosfera delle vicende, in questo caso perfettamente sintetizzate da un uovo (misterioso, così isolato) e dal fogliame. Perché di questo si tratterà, di un uovo al limitare del bosco. Un uovo che un riccio affannato deposita vicino a un castoro, che dorme su un sasso, dicendogli di tenerlo d’occhio e di non darlo «per nulla al mondo» alla gallina. Riccio avverte Scoiattolo, che a sua volta arriva lì di corsa e ripete l’avvertimento al castoro dormiente, poi a sua volta va ad avvertire Alce, che avverte Coniglio... In un contrasto divertentissimo tra la dinamicità concitata degli animali che vanno e vengono e l’imperturbabilità assonnata di Castoro, che ogni volta si sveglia di colpo quando l’animale di turno urla le parole «...devi darlo alla gallina», senza cogliere però tutto ciò che precede, e cioè «Per nulla al mondo...». E quindi, ahimè, il distratto castoro lo andrà a dare proprio alla gallina!
L’iterarsi giocoso della formula Per nulla al mondo devi darlo alla gallina incrementa il divertimento nella lettura ad alta voce in dialogo con il bambino, la sequenza Riccio lo dice a Scoiattolo che lo dice a... permette ai piccoli di fare previsioni sul susseguirsi delle vicende, preservando però il mistero sull’uovo: perché mai non bisognerà darlo alla gallina? La soluzione arriverà alla fine, scanzonata e sorprendente, come sempre nell’umoristica freschezza dell’équipe Minibombo. Quest’albo segna l’esordio come autrice di Eva Francescutto, la quale ha affiancato le «veterane» Chiara Vignocchi e Silvia Borando.