Benji Davies, Tad, EDT Giralangolo. Da 4 anni.
Ci narra una storia tutta ambientata nel mondo animale, stavolta, l’autore-illustratore inglese Benji Davies: dopo averci raccontato di umani e di balene, nel suo bestseller La balena della tempesta, o di nipotini e nonni (L’isola del nonno, Un’estate dalla nonna) o di vicende tra bambini (Sulla collina), ecco che ora esce, sempre da Giralangolo, il suo ultimo libro, in cui protagonista è Tad, una rana. Anzi, una quasi-rana: una girina. Protagonista è lei, comprimari sono i suoi numerosi fratelli girini, antagonista è il cattivissimo pesce predatore Big Blub. Big Blub abita nella «parte più profonda, buia e torbida dello stagno», e in questa storia il colore conta: là dove è buio, melmoso e torbido è il regno dell’angoscia; mentre su, fuori dall’acqua dello stagno, «alla luce brillante del cielo», c’è il sollievo della salvezza.
E sembra quasi di sentirlo, il primo respiro di Tad, che per sfuggire a Big Blub diventa finalmente grande, anche lei che era la più piccola, lei che a differenza dei suoi fratellini era rimasta a lungo girina. Ecco che la forza vitale, il desiderio di non soccombere, le daranno l’energia per fare qualcosa «che non aveva mai fatto prima». Nuoterà verso la superficie dell’acqua, su, sempre più su, e le spunteranno le zampe, e perderà la coda, e potrà, all’aria aperta, prendere il suo primo respiro. E ora le pagine diventano ariose, coloratissime, piene di gioia. Anche perché tra i fiori variopinti in riva allo stagno Tad ritroverà i suoi fratellini. Rane ormai, e non più quasi-rane.
Anna Vivarelli, Il segreto del postino, EDB. Da 10 anni.
Che cos’è una vita degna? Che cosa il suo contrario? Sono domande a cui nessuno risponderà alla maniera di un altro. È importante l’epigrafe (di Salman Rushdie) che apre questo bel racconto di Anna Vivarelli. È una storia che davvero ci interroga su cosa dia senso a una vita, su quanto possano essere importanti anche le azioni apparentemente inutili, gratuite, ma animate dal desiderio di «pensare l’impossibile», come quelle che fece, ogni giorno, pazientemente, per trentatré anni, il postino di Hauterive, Ferdinand Cheval (1836-1924). Trentatré anni per costruire un sogno, come i chilometri che Cheval, postino rurale, ogni giorno doveva compiere per portare la posta ad ogni uscio della sua regione.
Una vita dura, al servizio della gente ma al contempo solitaria, che egli però illuminava con la luce di questo sogno, folle per molti, salvifico per lui: costruire nel suo giardino un «palazzo fatato» con le pietre più belle e strane, le conchiglie più luccicanti e tutti i vari materiali che trovava sui suoi cammini. Mattoni, sassi, gusci, pietre: oggetti quotidiani, resi unici dalla sua capacità di vederne la magia, di rivitalizzarli mettendoli in relazione, dando loro una destinazione inedita e nuova, ossia quella – grazie al suo occhio di artista che sapeva cogliere la meraviglia in ogni cosa – di diventare elementi di un palais idéal.
Anna Vivarelli, con questo racconto raffinato e commovente, proposto in un libretto esile che tuttavia si rivolge a lettori già grandicelli, ci narra non solo la vita (vera) di Cheval, ma anche quella del giovane protagonista che lei mette in scena, attribuendogli la prospettiva attraverso la quale la storia è raccontata: colui che in tal modo accompagna il giovane lettore, rivolgendogli la storia di Cheval, è un ragazzo di Lione, ospite triste a Hauterive da due algidi zii a causa della malattia della madre, il quale, grazie all’incontro con l’artista postino, troverà la motivazione per ricominciare a dipingere, riaccendendo la sua passione e la forza – da condividere con ogni giovane lettrice o lettore – di «pensare l’impossibile».