Martin Helg (illustrazioni di Anna-Lina Balke), Campioni di calcio. Talento, passione e rischio. Lionel Messi, Gianluigi Buffon, Ramona Bachmann, ESG. Da 10 anni
«Nonostante ci siano altri dieci argentini responsabili della sconfitta, il numero 10 porta da solo il peso della delusione sulle sue spalle sottili». A volte i campioni possono anche essere raccontati così. Fragili e delusi. Non solo festanti, trionfanti, performanti. Le spalle sottili dietro le quali campeggia, su sfondo bianco e azzurro, il numero 10, sono quelle di Lionel Messi, dopo la finale di Coppa America contro il Cile, persa 2 a 4 ai rigori, quando il suo pallone «supera la traversa e si perde nel cielo stellato».A raccontarci Messi, e Buffon, e la fuoriclasse svizzera Ramona Bachmann, è il giornalista sportivo della NZZ Martin Helg nella serie «Campioni di calcio» delle ESG Edizioni Svizzere per la Gioventù, giunta con questo libretto al secondo capitolo (il primo era dedicato a Cristiano Ronaldo, Xherdan Shaqiri e Zlatan Ibrahimovič; e altri ne seguiranno).
Questo «Campioni di calcio 02» capita proprio in clima da Mondiali e potrà costituire una lettura estiva per parecchi ragazzini. Dei tre campioni viene raccontata la vita, soffermandosi anche, e con efficacia, sugli anni giovanili, quando ad esempio un piccolo Lionel adolescente, a Barcellona, ha nostalgia di casa; o quando Gigi, in vacanza dagli zii in Friuli, tira in porta tra due mucchietti di neve e passa le serate a sistemare le figurine dei calciatori con il cugino; mentre la bimbetta Ramona trascorre i sabati in un passeggino a bordo campo, mentre il papà allena la squadra juniores di Malters e la mamma lavora come parrucchiera. L’autore, supportato anche dall’illustratrice Anna-Lina Balke, ci fornisce ritratti in chiaroscuro dei tre atleti, dei quali fa emergere, certo, la passione, la tenacia, il talento, ma anche le fragilità e le zone d’ombra. Le occasioni mancate di vittorie spettacolari per Messi, la sua genialità in campo, le controversie fiscali, le diagnosi mediche, il suo carattere riservato; il lungo successo di Buffon ma anche la depressione, la dipendenza dalle scommesse, la solitudine tra i pali; il chiodo fisso di voler diventare la «migliore calciatrice del mondo», che porterà Ramona Bachmann a interrompere gli studi e a gettarsi in campo con «l’ossessione di fare bella figura», pensando più a sé che alla squadra.
I campioni e le campionesse sono esseri umani: cadono, sbagliano, ma si rialzano, e in fondo è questo che li rende campioni davvero.
Beatrice Masini, Quello che ci muove. Una storia di Pina Bausch. Illustrazioni di Pia Valentinis, Edizioni Rue Ballu. Da 11 anni
Non le interessava come si muovono le persone, ma «quello che le muove». Non era una danza «carina» e codificata di corpi giovani, levigati ed eleganti, la sua. Ma una danza rotta dal dolore, illuminata dall’energia vitale, affaticata dal peso degli anni, una danza bellissima e tragica come la vita, una danza che cercava instancabilmente di portare alla luce ciò che le persone hanno dentro, quello che le muove, appunto. Rendere visibile l’invisibile, questo è stato il lavoro della grande coreografa tedesca Pina Bausch (1940-2009) e del suo Tanztheater. I suoi ballerini, giovani e vecchi, per lei sono delle «perle», uno per uno, e ciascuno in forma diversa. Spesso ricordano che lei diceva loro «la tua fragilità è la tua forza». Pochi altri maestri hanno saputo scavare così in fondo alle origini del gesto.
Ma se è sempre difficile esprimere in parole qualcosa di così immediato, precario e visivo come la danza, immaginiamoci quanto sia ancor più arduo rendere l’idea della danza di Pina Bausch, che non racconta, ma, fugacemente, esprime. Servono parole delicate e precise, che facciano luce su squarci di scena, che diano respiro alle emozioni. Affidandosi alla scrittura di Beatrice Masini (con il controcanto delle immagini di Pia Valentinis) la casa editrice non poteva fare scelta migliore. Lettura consigliatissima, non solo alle giovani ballerine.