Simone Dini Gandini, L’ibis di Palmira e il merlo ribelle, illustrazioni di David Pintor, Notes Edizioni. Da 8 anni.
Un’allegoria del rapporto con il «diverso», con lo «straniero», che spezza gli equilibri della comunità, incline, per paura, al pregiudizio e all’atteggiamento ostile: è questa l’ossatura del breve romanzo che Simone Dini Gandini dedica all’ibis eremita, volatile rarissimo a rischio grave di estinzione, di cui una colonia viveva nei pressi del sito archeologico di Palmira, in Siria, ma che in seguito alla guerra, alla distruzione dell’habitat naturale per lo sfruttamento delle risorse e alla caccia, è andato scomparendo.
L’autore immagina che gli ultimi due esemplari, l’ibis protagonista del romanzo e la sua compagna, siano stati messi in salvo da uno studioso, che li nasconde in una cesta e li porta con sé «su un gommone diretto lontano dalla guerra, verso i Paesi al di là del mare». Ma la cesta toglie spazio alle persone e viene gettata in mare. Con un grande sforzo l’ibis riesce a sollevarsi dall’acqua e ad affrontare un lungo volo, che lo porta in un altro paese, nelle terre tra giardini e bosco, dove viveva, crogiolandosi nelle sue certezze e nelle sue ancestrali paure, una comunità di merli, lombrichi, pipistrelli e altre piccole creature. In particolare, ai tre merli Caio, Tizio e Sempronio, è affidato il ruolo più conservatore: avranno parole di disprezzo per un loro simile, il «merlo ribelle», «il caso perso», l’altro protagonista del romanzo, l’unico che avrà il coraggio di addentrarsi nel bosco per provare a stabilire una relazione con «il Mostro», quel volatile straniero e così diverso che aveva suscitato l’ostilità del gruppo. Grazie al coraggio del merlo ribelle si potrà prospettare un cambiamento, una felice integrazione che riguarderà tutta la comunità di animali.
Teresa Porcella-Lucia Mattioli, Giallo Max, Giralangolo. Da 3 anni.
Vivace, salterellante, trascinante storia, giocata a tutto ritmo di suono e di colore: pennellate di giallo su ogni pagina, e ad ogni pagina lo stesso incipit: «e questo è...». Questo è ogni volta una sorpresa, concatenata alla precedente, in uno scorrimento dal grande al piccolo, dal contenente al contenuto. Ma cosa racconta questo albo? È presto detto, anche se bisognerebbe sfogliarlo dal vivo per gustarlo appieno. Nella prima doppia pagina viene presentato «Felix, il cane di Max»; poi, nella seconda «E questa è Alix, la pulce che vive su Felix, il cane di Max»; giriamo ancora pagina «E questo è Sprix, il domatore di Alix, la pulce che vive su Felix, il cane di Max»... e così via, in una catena iterativa-progressiva, ad ogni pagina un personaggio o un luogo in più si aggiunge agli altri, e il piccolo lettore potrà ritmare e cantare a sua volta la filastrocca, che termina sempre con «... Alix, la pulce che vive su Felix, il cane di Max».
Ma chi è Max? Lo scopriremo alla fine di questo originale albo da ascoltare e da guardare, dopo essere passati da circhi, città (la città di Brix, in cui sosta il circo Minimaxi, dove lavora Sprix, il domatore di Alix...) e aeroporti (Airix, l’aeroporto di Brix, dove lavora Sprix...), per poi ritornare a casa. Sì perché il cerchio alla fine si chiude, e perché questo non è solo un divertissement, ma è anche la storia rassicurante di un ritorno a casa. Però il divertimento c’è, eccome: non fosse che per tutte quelle parole con le x, e per quei particolari da notare nelle illustrazioni, magari ripercorrendo il libro a ritroso, che trasformano il reale nella magia di un gioco, il piccolo nel grande (minimaxi, come il nome del circo!), la normale quotidianità nella colorata energia di una storia da leggere insieme.