Stuart David, La mia idea geniale (e come mi ha rovinato la vita), Il Castoro. Da 12 anni.
È il classico romanzo «da ridere» per lettori maschi (non forti lettori, non particolarmente estimatori del genere sentimentale-introspettivo, né delle grandi saghe fantasy). Qui non trovate epiche lotte tra il Bene e il Male, né approfonditi scavi psicologici. Però trovate un bel ritmo, una solida capacità di costruire una storia umoristica con un meccanismo a orologeria da commedia degli equivoci, un protagonista in grado di suscitare simpatia per tutti i pasticci in cui riesce a ficcarsi. Il quindicenne Jack, sempre con la testa tra le nuvole, rischia la bocciatura. Il che vorrebbe dire smettere di andare a scuola e iniziare a lavorare nella fabbrica in cui il padre, operaio in una ditta di imbottigliamento, non vede l’ora di inserirlo («devi seguire le mie orme, così come io ho seguito quelle di tuo nonno»).
Jack non ne ha alcuna intenzione e preferirebbe continuare a studiare: a questo punto la soluzione più semplice sarebbe cominciare a stare attento in classe, ma spesso ci si trova a cercare affannosamente altre strade per non affrontare l’unica che sappiamo benissimo essere quella giusta. E così Jack impegna tutte le sue energie per farsi venire un’idea brillante: un’App salvastudenti (dal farsi beccare disattenti in classe). Sì però gli servirebbe avere più dimestichezza con un preciso programma informatico e l’unica che potrebbe dargli una mano è Elsie, un’eccentrica compagna invasata di Medio Evo e di innamoramenti, che lo aiuterebbe se lui riuscisse a combinarle un incontro con l’amore del momento. Sì però per poterle creare quell’incontro gli servirebbe una mano da Chris, che lo aiuterebbe se lui riuscisse a toglierlo da un guaio con il Preside. Sì però per toglierlo dal guaio con il Preside gli servirebbe l’aiuto di suo cugino che lo aiuterebbe se... Insomma un domino a cascata di favori, che Jack promette a destra e a manca fino a trovarsi inguaiato fino al collo.
Il tutto con alcune esilaranti e politicamente scorrette figure di adulti a contorno, su tutte il padre e lo zio, che sembrano apprezzare più le birrette e le scazzottate tra maschi, che la cultura. Il romanzo è leggero, l’abbiamo detto, però ha una sua forza nel sottolineare il bisogno profondo degli adolescenti di trovare la propria strada nel mondo, di ascoltare il proprio desiderio, evitando la trappola del compiacere le aspettative dei genitori.
Silvia Vecchini (testo)-Daniela Iride Murgia (illustrazioni), Una foglia, Ed. Corsare. Da 4 anni.
È la storia di una foglia, che viene spazzata via dal vento in autunno. Tutto qui? Se le parole sono affidate alle profondità poetiche e spirituali di Silvia Vecchini e le illustrazioni alla maestria così ben consuonante di Daniela Iride Murgia, il «tutto qui» diviene letterale: qui c’è, davvero, tutto. La vita, la morte. L’affidarsi, senza pretendere di controllare tutto. La capacità di lasciare andare. Di trasformarsi, di adattarsi, di fluire. Di reinventarsi e reinventare. Il senso di gratitudine e il senso di meraviglia. La gioia di essere al mondo. La fragilità. La gioia di esserci nella fragilità. Questo a livello simbolico, ma a un primo livello c’è anche la storia appassionante di una foglia.
Una piccola foglia che, all’arrivo dell’autunno, non ha paura: non si lamenta, non chiama le altre per spaventarle «dicendo che a breve sarebbero cadute anche loro». No, lei «pensò semplicemente che era bene prendere il vento come si prende un tram». Si affida, accetta il cambiamento. E il vento le fa fare delle capriole, poi la deposita a terra. Che meraviglia il mondo visto da una prospettiva nuova, rovesciata: tutto l’azzurro del cielo, l’albero dalle radici alla cima. Arriva una bicicletta, la foglia finisce tra i raggi della ruota; la bicicletta fa il suo tragitto e poi si ferma, la foglia viene accolta dalla mano calda di un bambino, e poi, e poi... La vita non finisce, non avere paura piccola foglia. «Cose nuove, misteriose, l’aspettavano. Non sarebbe mai stata sola».
Un albo meraviglioso (Premio Rodari 2017 Miglior Albo Illustrato), che i più piccoli leggeranno come un’avventura intuendone però anche i significati più profondi, e che i lettori adulti apprezzeranno come un confortante talismano contro il bisogno di possedere, dominare e controllare. Siamo creature fragili, stiamo come d’autunno/sugli alberi/le foglie, appunto. Ma quanto amore possiamo diffondere, come l’ultima, vibrante pagina – di vita nuova e di vita rinnovata – ci indica.