C.S. Lewis, Le cronache di Narnia, Mondadori. Da 10 anni.
In questo periodo non possiamo uscire. Ma possiamo entrare. Dentro di noi. E scoprire terre da esplorare, avventure da compiere. Paesaggi dell’anima a cui accedere da portali che sono lì che ci aspettano. Portali come l’armadio che apre l’accesso al regno di Narnia, nella meravigliosa saga di Clive Staples Lewis. Scritta a metà del secolo scorso, quindi settant’anni fa, la saga de Le cronache di Narnia conserva tutta la sua forza immaginifica e narrativa, che la rende uno di quei classici alla Calvino, «che non hanno ancora finito di dire quello che hanno da dire». Se non l’avete ancora letta è il momento giusto per entrarci dentro, con i vostri ragazzi, e abbandonarsi alla sua profonda carica simbolica. Ci sono archetipi mitologici, c’è un forte elemento spirituale, c’è una quête, c’è un viaggio iniziatico, ma prima di tutto c’è avventura, ritmo, e anche humour. Lewis crea storie che si muovono sui due piani, quello della realtà e quello dell’Altrove, a cui si arriva attraverso l’armadio, o la magia di alcuni oggetti, a differenza della più o meno contemporanea saga del Signore degli anelli, composta dal suo grande amico Tolkien (i due erano entrambi professori a Oxford: due gentiluomini che frequentavano con impeccabile, anglosassone, disinvoltura tanto il mondo accademico quanto un mondo più misterioso e magico), dove l’ambientazione è tutta in un Altrove.
Nel primo volume (in ordine di cronologia narrativa, non di edizione), Il nipote del mago, assistiamo alla nascita di Narnia, e seguiamo le avventure di due ragazzini londinesi, Polly e Digory, che esplorando la soffitta finiscono in una «camera proibita», la stanza di un mago, come si rivela essere lo zio di Digory. Da qui si innescheranno grandiose avventure che ci porteranno a Il leone, la strega e l’armadio: il famoso armadio si trova nella residenza di campagna dove un eccentrico professore vive con la governante, e dove vengono accolti, durante i bombardamenti della Seconda Guerra mondiale, quattro fratelli sfollati. Tra l’altro il tema della guerra irrompe in molta letteratura fantastica anglosassone per ragazzi, ma il discorso ci porterebbe molto lontano. Qui ci basta consigliarvi di varcare la soglia di Narnia, e fare conoscenza con il leone e con tutti gli altri personaggi. È un consiglio per piccoli e grandi, perché, come diceva lo stesso Lewis: «un giorno sarai grande abbastanza da ricominciare a leggere le favole».
Clotilde Perrin, Le storie sottosopra di Leo e Cleo, Il Castoro. Da 4 anni.
In questo periodo c’è tanto bisogno di storie, e possibilmente di storie inesauribili, da inventare e reinventare. Praticamente inesauribili sono le storie create dall’artista francese Clotilde Perrin, in quest’albo méli-mélo, o sottosopra, nel senso che le pagine sono tagliate a metà e si possono quindi girare e combinare in moltissime varianti. In alto c’è il leone Leo, in basso c’è la topolina Cleo: Leo dice una cosa, Cleo risponde. Immagini e battute cambiano a seconda di come si abbinano le pagine, ma a tutte può essere data una loro coerenza: «Vieni su, ti devo dire un segreto», dice Leo. «Certo, se ne esco viva», risponde Cleo, che nel mare, con il suo salvagente, sta fuggendo da un minaccioso pesce. Oppure «Con piacere! Ti presento anche i miei amici folletti» risponde Cleo dal bosco; oppure «Volentieri, ma non sarà facile con quest’abito» dice Cleo agghindata come una principessa... le possibilità sono tantissime, più di duecento, tutte da sfogliare e combinare.
Un omaggio alle riscritture combinatorie della tradizione francese del surrealismo e dell’Oulipo, questo albo di immediata e godibilissima fruizione potrà essere letto insieme, in famiglia, o anche lasciato alle innumerevoli e giocose rivisitazioni che si divertirà a fare ogni bambino.