Jerry Spinelli, La figlia del guardiano, Mondadori. Da 13 anni.
È tornato Jerry Spinelli, grande autore per ragazzi statunitense, già apprezzato dai giovani lettori in italiano soprattutto negli anni Novanta, quando era pubblicato nella storica collana Mondadori Junior (ad esempio Una casa per Jeffrey Magee, Guerre in famiglia, Tiro al piccione, Crash, La tessera della biblioteca), poi noto al grande pubblico dal 2000 per il successo soprattutto di Stargirl (e di altri romanzi come Misha corre o La schiappa). Ma da almeno dieci anni se ne sentiva la mancanza e finalmente l’attesa è stata premiata da un nuovo romanzo che non delude e che ha tutta l’intensità che da lui ci si poteva aspettare, questo The Warden’s Daughter, La figlia del guardiano (nella traduzione di Manuela Salvi): io narrante in un lungo flash-back (dal qui e ora del 2017 ai fatti narrati risalenti al 1959), Cammie, la figlia del direttore della prigione di Two Mills, in Pennsylvania, ci racconta di quell’estate cruciale in cui sconfisse due mostri e ne uscì vincitrice. La prima battaglia di Cammie è l’elaborazione del lutto per la madre, morta quando lei era neonata, investita da un furgone mentre cercava di salvarle la vita spingendo via il passeggino. «Come si fa a essere figli di una madre che non si è mai conosciuta?»: Cammie ha bisogno di una figura materna da piangere, per elaborarne l’assenza, ma confrontarsi con il passato fa male e genera rabbia. Perciò è più facile trovare una madre sostituta e Cammie la cercherà caparbiamente nella figura di Eloda, una «detenuta di fiducia» che svolge mansioni domestiche nell’appartamento del direttore.
Eloda è un personaggio potente e centrale, ma anche altre figure femminili si stagliano con intensità nella storia: la gigantesca esuberante Boo Boo, un’altra detenuta con cui Cammie stringe un rapporto di affetto; o Reggie, la compagna di scuola tutta lustrini e apparenza, ma in fondo capace di comportarsi da amica; o ancora la madre del piccolo Andrew, un ulteriore modello materno da guardare con nostalgia. Il tema della madre assente è caro a Spinelli (che ne ha fatto il motivo centrale di Sonseray, un suo bel racconto ne La tessera della biblioteca), ma qui si incrocia con il tema dell’addio all’infanzia e del percorso di crescita attraverso l’adolescenza: l’estate in cui si svolge la storia è quella che precede la terza media e il compleanno che Cammie celebra è quello dei tredici anni. Diventa una teenager, non è più una bambina, e questa è la seconda battaglia, collegata alla prima, perché due congedi, quello dalla madre e quello dall’infanzia, si intrecciano e spingono Cammie a liberarsi dalla sua metaforica prigione: la prigione della Rabbia e della Tristezza, che da troppo tempo la tengono ingabbiata, costringendola nel ruolo di ragazzina irascibile e infelice.
C’è questo e molto altro nel romanzo: sorprese narrative e profondità riflessive («esistono gli angeli?» aveva chiesto Cammie a suo padre, ottenendone un debole e scettico «certo», ma la notte in cui Cammie compie fino in fondo il riconoscimento della figura assente di sua madre, quel «certo» scettico «non aveva speranze contro la grandiosità delle stelle e della notte (...) Forse una mamma angelo ha bisogno di nascere, ha bisogno del respiro del suo bambino»).
Un libro che è un omaggio alla vita e al potere delle storie lette, altro tema caro all’autore, perché «quando sei dentro la tua storia, non vedi le cose come se fossi un lettore. (...) Vedi solo un gran miscuglio – no, nemmeno. Non vedi, e basta.» A volte, leggere storie così, anche molto lontane da noi, fa mettere meglio a fuoco la nostra stessa vita.
Tutti i colori degli animali, De Agostini. Da 3 anni.
Un libro di grande formato che presenta non illustrazioni ma fotografie di animali (molto apprezzate di solito dai più piccoli), in ampie pagine divise per colore. Si resta affascinati dal variopinto mondo delle creature che abitano il pianeta. Da quelle più note a quelle più esotiche e lontane. Per imparare i colori, per indicare, nominare, ammirare, non smettere di stupirsi.