Viale dei ciliegi

/ 10.02.2020
di Letizia Bolzani

Hugh Lofting, Il dottor Dolittle, FeltrinelliKids. Hugh Lofting, Il viaggio del dottor Dolittle, Mondadori. Hugh Lofting, La storia del dottor Dolittle, Il viaggio del dottor Dolittle, De Agostini. Da 10 anni. 

Sconfigge terribili pirati, ammansisce pescecani, riesce a fuggire di prigione, viaggia intrepido per il mondo. Eppure non è Superman, anzi: è un tipetto piccolo e rotondetto, molto beneducato, che non si dimentica di ringraziare né di chiedere le cose per favore, che non sgomita per arrivare ma prende sempre le cose con calma. Un passo dopo l’altro, godendo dei piccoli doni del presente, modesto ma non vigliacco, tranquillo ma non indolente, inflessibile e tempestivo quando occorre. Tutto questo è John Dolittle, il famoso dottore che vive nella cittadina di Puddleby, protagonista delle avventure inventate negli anni Venti dallo scrittore Hugh Lofting. Nato in Inghilterra, Lofting fu ingegnere e soldato nella Prima Guerra Mondiale: le avventure del dottor Dolittle nacquero proprio in trincea, nelle lettere che scriveva ai suoi bambini.

La prima avventura, una delle più belle, è La storia del dottor Dolittle, dove si narra di come il nostro eroe, dapprima medico per umani, si converta in dottore di animali, imparandone alla perfezione il linguaggio. Le preoccupazioni economiche per il generoso Dolittle sono sempre in agguato, ma non gli impediranno di spingersi addirittura in Africa, per curare le scimmie colpite da una terribile epidemia. Con lui partiranno gli animali più fidati, vivaci allegorie di varia umanità: un cane, un maiale, un’anitra e una civetta. Ognuno con i suoi bravi difetti, ma tutti impegnati, al meglio delle loro possibilità, a superare i problemi che via via si presentano. Partiranno con Dolittle anche un pappagallo, un coccodrillo e una scimmia, contenti sì di tornare in patria, eppure commossi al momento del congedo, quando la nave del dottore si staccherà dalla costa africana, «perché mai in vita loro si erano affezionati a qualcuno come al dottor John Dolittle di Puddleby». Capita anche a noi lettori: non si può non sentire affetto per Dolittle.

Le sue avventure erano state a lungo nel catalogo Gli Istrici di Salani ed ora, grazie al recente film di Stephen Gaghan, tornano per fortuna ad essere pubblicate, in nuove traduzioni, da ben tre editori: De Agostini, Feltrinelli (con illustrazioni di Ole Könnecke), Mondadori (con illustrazioni originali dell’autore).

Jasmine Arnold, Weltu. Illustrazioni di Alessandra Micheletti, Grafiche AZ. Da 4 anni. 

Una piccolo giallo ambientato a Bosco Gurin, in un bosco di larici, dove il folletto Weltu deve scoprire chi gli ha rubato la scorta di mirtilli che aveva preparato per l’inverno. Il metodo di Weltu è scientifico, pertanto parte dalle tracce di cacca («lunga, stretta e marrone») e dalle impronte, che però lo conducono dalla lepre (assolta, perché fa delle «palline») e poi dal tasso (assolto pure lui, perché ai mirtilli preferisce le larve di maggiolino). Ma quella che poteva sembrare una storia sulla falsariga del celebre Chi me l’ha fatta in testa? di Holzwarth-Erlbruch, si sviluppa poi invece come un’indagine naturalistica, perché gli animali via via incontrati da Weltu sono presentati tratteggiandone abitudini e caratteristiche (poi riassunte anche nelle due pagine finali), e così i piccoli lettori, oltre a seguire l’avventura di Weltu sulle tracce dei suoi mirtilli spariti, potranno approfondire le particolarità di alcuni animali delle nostre montagne: lepre bianca, tasso, cervo, camoscio, ermellino, aquila reale, stambecco e... un altro che non vi diciamo perché sarà il «colpevole».

Un colpevole tuttavia non punito, ma con cui ci sarà, in linea con l’ambientazione pacifica della storia, un bonario scambio di «doni» (anche se Weltu si riprometterà, per il futuro, di nascondere meglio i suoi mirtilli!). Oltre al lato naturalistico, il libro ha anche accenni alle antiche leggende Walser, che narrano del popolo boschivo dei Weltu, caratterizzato dai piedi girati all’indietro (caratteristica che però nel libro è fornita unicamente dalle illustrazioni, e da un fuggevole accenno del testo, ma solo verso la fine). Un contesto, quello di Bosco Gurin, molto caro all’autrice, la maestra d’asilo valmaggese Jasmine Arnold.