Bobbie Peers, William Wenton e il ladro di luridium, Il Castoro. Da 10 anni.
Un romanzo di avventura cyber, popolato di robot ma anche di ibridi un po’ macchina un po’ umani: non propriamente di fantascienza perché ambientato nell’oggi e in Europa, dove abita il giovane William Wenton con i suoi genitori. La famigliola si era trasferita dall’Inghilterra alla Norvegia otto anni prima, in gran fretta e in incognito, per sfuggire a un misterioso pericolo, legato forse all’altrettanto misteriosa scomparsa dell’amato nonno, grande esperto decriptatore di codici segreti. William ha ereditato quel talento dal nonno, e sarà proprio quel talento a metterlo nei guai. Ma ciò che sembra un terribile guaio può essere visto anche come l’inizio di un’avventura e di un percorso di crescita. William verrà rocambolescamente catapultato in un altro mondo, all’interno dell’«Istituto per la ricerca post-umana», dove, tra professori buoni che si riveleranno amici del nonno e altri più ambigui, tra compagni solidali e altri più infidi, vengono formati alcuni giovani «candidati» nella decrifrazione di codici.
William è il migliore, ed è lui che avrà il compito più arduo, quello legato al ritrovamento del «luridium», ossia una sorta di metallo intelligente, costituito da un programma informatico sofisticatissimo e fluido, in grado di pensare da solo. L’unica condizione è che il luridium possa penetrare in un corpo umano, con cui ibridarsi. Naturalmente, come molte saghe ci insegnano, l’oggetto della quête non è in sé buono o cattivo, ma solo potente, e la sua valenza dipende dall’uso che gli esseri umani ne faranno. Ecco perché sarà importante sconfiggere il cattivo della storia, il vecchio Abraham, che vuole impadronirsi del luridium per i suoi nefasti scopi.
Con riferimenti piuttosto espliciti a Harry Potter – gli alunni hanno persino una sferetta chiamata «orbis» che ricorda molto una bacchetta magica – questa storia potrà piacere ai ragazzini che amano le storie alla Transformers, e rimanda a tutte quelle trame che raccontano le interazioni tra l’uomo e l’automa.
Dopo l’avventura – dai tratti visionari e fortemente onirici – William torna a casa, tra le rassicuranti pareti domestiche e delle «normali» aule scolastiche. Ma è evidente che è già pronto per la prossima puntata di questa, che in Norvegia è una serie di grande successo.
Silvia Borando, Guarda fuori, Minibombo. Da 2 anni.
Arrivato fresco fresco in libreria – e fresca è anche l’atmosfera già invernale del paesaggio innevato che costituisce l’ambientazione della storia – questo nuovo albo di Silvia Borando è un’ulteriore conferma della brillante capacità di comunicare con i più piccoli che caratterizza la casa editrice Minibombo. Stavolta si tratta di un silent book, dove tutto è affidato alla vivacità espressiva delle immagini. In totale semplicità, concentrandosi solo sulle espressioni e i gesti di due bambini che guardano fuori dalla finestra, mentre la neve scende. Sul prato bianco di fronte i bambini vedono degli animaletti: là c’è un uccellino, e poi tre coniglietti, poi (oh!) un gatto, che rincorre l’uccellino, e poi (guarda!) arriva anche un orso, cosa farà?
Si presta benissimo agli effetti sonori della narrazione ad alta voce, questa perfetta alternanza di campo e controcampo, i due bambini in interno che guardano fuori versus scenario esterno, con un ritmo sapiente che si fa via via più incalzante, e offre colpi di scena, fiato sospeso, ribaltamento finale, sollievo, risata. Il tutto con una mirabile essenzialità di tratti espressivi (proprio quelli giusti per comunicare quell’emozione, per farli partecipare alla storia) e di organizzazione cromatica (dominano il bianco della neve, il blu del cielo e il giallo della luce dell’interno). Come sempre, i libri Minibombo hanno un’ulteriore vita sul sito www.minibombo.it, dove la loro matrice giocosa si esplica a tutto tondo.
Una storia piena di freschezza, è il caso di dirlo.