Dacia Maraini, Telemaco e Blob. Storia di un’amicizia randagia, Rizzoli. Da 7 anni
Scaturita dal grande amore dell’autrice per i cani, questa piccola storia (già edita in passato e ora ripubblicata in nuova veste da Rizzoli) va ad aggiungersi ad altri suoi racconti cinofili per bambini.
La storia è semplice e il protagonista forse ispirato a un cane reale, Telemaco, setter irlandese che amava frequentare meticci e randagi. Telemaco vive tra gli agi, ma tutto quel lusso gli va stretto e preferisce l’avventura on the road, soprattutto se impreziosita dall’amicizia con un randagio, Blob, non particolarmente bello ma «molto arguto e intelligentissimo». A Blob si accompagna un umano, anch’egli senza casa, ossia il barbone Trucibaldo, che trascorre le notti sotto un ponte del Tevere. Dacia Maraini ambienta la sua storia a Roma, ma l’evidente (fin troppo?) metafora dell’amicizia tra diversi, abbattendo ogni barriera di provenienza e di classe sociale, la rende una storia universale.
C’è anche una dimensione avventurosa, che si esplica quando Blob sparisce e Telemaco si mette coraggiosamente alla sua ricerca. Il coraggio è degli animali più che degli umani, e nessun umano esce bene da questa storia: non i padroni di Telemaco, che non lesinano il denaro e sono invece avari di affetto; non la domestica, che Telemaco tiene buona facendo il buffone («Ma con gli umani è così – si diceva – devi farli ridere o piangere altrimenti ti mordono»); e nemmeno il barbone, che non si prende la fatica di cercare i cani, limitandosi «ad invocarli mandando giù sorsate di vino cattivo». Tutto il lavoro lo fa Telemaco, ex signorino che si guadagna un profilo da eroe, e che alla fine sceglie la via più scomoda ma più ricca d’amore, quella di condividere il resto della sua vita con il suo amico Blob.
Arricchiscono notevolmente questo breve racconto la nuova veste grafica e le belle illustrazioni di Pia Valentinis.
Cristina Bellemo-Romina Marchionni, Qualcosa da dire, Zoolibri. Da 4 anni
Una foresta surreale, di animali linguacciuti e antropomorfi, che hanno sempre, appunto «qualcosa da dire» sugli altri. Pettegolezzi («si dice...», «gli ho sentito dire...») e stereotipi («la Vipera col problema della lingua divisa in due, non saprà leggere scrivere e neanche parlare...», «non andrei mai a casa del Cinghiale, a guardarlo dev’esserci un tal sudiciume...»). E intanto, mentre quel frenetico chiacchiericcio malevolo non si spegne, in un altrove sereno e di pace, le vittime delle maldicenze si godono la vita, con atteggiamenti lontanissimi dagli stereotipi e dai pregiudizi, alla faccia di chi perde tempo a sparlare.
È proprio il loro divertito e giocoso benessere la migliore risposta a tutte le malignità. Il cinghiale fa allegramente le pulizie di primavera, lustrando la casa per invitare la Raganella, di cui è innamorato; la Vipera tiene in due lingue lezioni all’Università, e lo Struzzo, di cui si dice che sia un po’ rintontito, organizza invece dei meravigliosi picnic, a cui forse, generosamente, inviterà anche i pettegoloni... perché si sa: più si è e più ci si diverte.
Il testo di Cristina Bellemo scorre arguto, mettendo in luce i vari malintesi che possono sorgere in un ascolto ostile; le illustrazioni di Romina Marchionni danno vita e spiccata personalità ad ogni animale.
Per sorridere, per imparare a conoscere davvero l’altro prima di giudicare.