Vi aspettavamo

Downton Abbey - Arriva anche nelle sale ticinesi il sequel della fortunata serie TV
/ 04.11.2019
di Nicola Mazzi

In principio fu Gosford Park (2001). Uno degli ultimi film di Robert Altman, sceneggiato da Lord Julian Fellowes (che per l’occasione ricevette l’Oscar). Lo stesso che ha poi ideato la fortunata serie TV Downton Abbey, andata in onda per sei stagioni, dal 2010 al 2015. E ora, sui grandi schermi della Svizzera italiana, è arrivato il film; una sorta di sequel dell’ultima stagione della serie. Siamo nel 1927 quando un evento sconvolge la quiete della famiglia Crawley: il conte di Grantham, (Hugh Bonneville), riceve una lettera da Buckingham Palace, nella quale gli viene comunicato che Re Giorgio V e la famiglia reale faranno visita alla dimora. Una notizia che scombussola il quieto vivere della casata e che rappresenta la miccia narrativa per infiammare i vari eventi del film.

Come nella serie TV (l’ultima di successo andata in onda appunto sulle televisioni prima dell’arrivo di Netflix e delle altre piattaforme online) la forza del film è data dalla scrittura di Fellowes, rafforzata dalla continuità alla regia di Michael Engler (uno che ama usare la macchina da presa come se stesse danzando). È lui a dare il ritmo attraverso battute sagaci e intrighi che si sovrappongono. È lui a disfare e a comporre i fili narrativi delle varie vicende che si alternano e che spaziano dai piani alti (i grandi salotti luminosi dove la famiglia Crawley prende il tè), a quelli bassi (gli scantinati bui e angusti in cui la servitù prepara le cene regali).

Il film, così come la saga televisiva, è ambientato in un momento storico particolare. Un’epoca di svolte epocali a livello sociale come la Prima Guerra Mondiale, l’indipendenza irlandese e l’ascesa del fascismo. Su tutti però c’è il tramonto dell’aristocrazia inglese, rappresentato nel film da alcuni discorsi di Lady Mary (la figlia del conte di Grantham e discendente della casata), la quale si chiede se vale la pena continuare a sostenere tale sistema. Sarà lei il vero Gattopardo di quell’epoca. È lei che dovrà cambiare tutto affinché nulla muti (il riferimento al film di Visconti si esplicita ancora meglio nel grande ballo finale).

<p">E non si può terminare l’articolo se non tessendo gli elogi di uno dei personaggi più riusciti della saga e del film: la sarcastica Lady Violet (Maggie Smith, la contessa madre attaccata alle tradizioni più di tutti gli altri). E se nella serie la ricordiamo per battute fulminanti come: «Non ho mai insultato nessuno. Semplicemente li descrivo con accuratezza», nel film si ripete così: «Io non litigo. Spiego». E a sottolinearne l’efficacia anche l’espressività facciale di Maggie Smith, una delle protagonista pure del film di Altman: perché in principio fu Gosford Park.