Dove e quando

Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari. A cura di Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa. Varallo, Palazzo dei Musei, Pinacoteca; Vercelli, Arca; Novara, Broletto. Ma-do 10.00-18.00. Fino al 1. luglio, a Varallo fino al 16 settembre. Catalogo Officina libraria. www.gaudenzioferrari.it

 

 

Gaudenzio Ferrari, Madonna con il Bambino, Sant’Anna, angeli musicanti e i donatori, 1508-1509 (Musei Reali di Torino Galleria Sabauda)

Un’occasione mancata

Gaudenzio Ferrari a Varallo, Vercelli e Novara
/ 23.04.2018
di Gianluigi Bellei

Questa non è una recensione. È un racconto. Vi spiego come faccio il mio lavoro. Probabilmente non interessa; ma serve per conoscere i meccanismi di ciò che leggete sui giornali. Ma è anche un invito. Un invito a visitare una mostra che giudico inclassificabile. Ma da vedere. Quella su Gaudenzio Ferrari. Personalmente racconto con le parole le mostre in corso. Lo faccio andando nei luoghi dove si svolgono. Non è così scontato. Quante volte mi è capitato che un ufficio stampa mi volesse inviare il catalogo per una recensione. Ho rifiutato ogni volta. Vado sempre a vederle. In questi anni si assiste a una velocizzazione delle notizie e i giornali fanno a gara per pubblicarle. Prima dell’inaugurazione si riempiono già le pagine con informazioni che sembrano recensioni e che nella maggior parte delle volte sono testi tratti dalle cartelle stampa redatte per l’occasione. Visito, in genere, solo quelle dove mi posso recare, partendo la mattina e tornando la sera. Paradossalmente con questo sistema riesco ad andare a Parigi ma non in un piccolo paesino più vicino, perché viaggio sempre con i mezzi pubblici. Prima di partire controllo nella mia biblioteca i volumi che mi possono aiutare. Se è un artista del passato, per esempio, spulcio sempre lo Schlosser e il Vasari. Nel caso di Gaudenzio Ferrari anche il Lomazzo perché bisogna citare le fonti di prima mano e non fare le citazioni delle citazioni. Alla fine sul mio tavolo di lavoro ho tra i 5 e i 10 volumi. Insomma, mi preparo come per un esame. Vado sempre di persona perché un’esposizione è la somma di diversi fattori. La scelta delle opere, innanzitutto, la loro disposizione, ma ugualmente le luci, gli spazi, il contesto, le didascalie. Infine il catalogo. Ogni fattore ha la sua importanza. Perché una mostra è come un’orchestra: se due o più componenti suonano per conto loro o steccano, il risultato non sarà mai buono. È così anche nella vita di tutti i giorni: se preparate le lasagne e la besciamella è troppo liquida non risulteranno particolarmente buone anche se avete fatto bollire il ragù quattro ore.

Ma veniamo alla nostra mostra: quella su Gaudenzio Ferrari. Organizzata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa. Stimo fortemente Agosti e ricordo con piacere l’esposizione a Rancate sul Rinascimento nelle terre ticinesi. L’ho intervistato anni fa nella sua casa di Milano: preparato, pignolo, disponibile, una specie di Pico della Mirandola. Alcuni mesi fa, leggendo i primi comunicati stampa, ho ripensato a Rancate. La mostra odierna è divisa in tre sedi, Varallo per quel che riguarda gli esordi, Vercelli per la maturità e Novara per gli ultimi anni, con addentellati nelle chiese e nei musei circostanti Un grande tributo a questo artista cinquecentesco con agganci nel territorio: quindi una mostra diffusa. Penso anche ai problemi legati alla cronologia delle opere, alla loro autografia e poi al catalogo con le nuove fotografie realizzate appositamente e al coinvolgimento di ricercatori e giovani studiosi. Un centinaio di dipinti. «Finalmente una grande mostra», leggo nel comunicato stampa, su questo artista ritenuto da Giovanni Paolo Lomazzo nel Tempio della Pittura uno dei sette Governatori. Avevo già in mente il titolo dell’articolo: La migliore mostra dell’anno.

Parto per l’anteprima stampa. Viaggio sempre da solo. Nel senso che non usufruisco mai, forse è capitato un paio di volte, del solito pullman a disposizione dei giornalisti. Non mi fermo mai al buffet offerto. Una sorta di maratona, la mia: a Vercelli la mattina e a Novara il pomeriggio. A Vercelli la struttura dentro all’Arca (un vecchio mercato coperto) è a dir poco inconsueta. Luci mal posizionate o ancora da mettere a punto, dipinti senza le didascalie (a volte succede, ma di solito sono a terra per essere appese). Jacopo Stoppa illustra i dipinti con in mano una torcia elettrica per illuminarli. Ponteggi qua e là, rumore. Andrà meglio a Novara, suppongo. Anche qui la stessa cosa: caos, frastuono, nessuna didascalia, ponteggi. Agosti che spiega i lavori con la solita torcia elettrica in mano. Chiedo al responsabile delle luci di indicarmi un dipinto già illuminato per verificare il risultato e mi risponde che ancora non ce ne sono. Un giornalista di Novara mi si avvicina e dice: «Qui al Broletto è sempre così, le luci sono una vergogna». Vorrei vedere il catalogo, ma non c’è. Lo spediranno a casa.

Tutto questo mentre sui quotidiani non si fa che elogiare la mostra ancora in cantiere.

Avrei voluto scrivere delle sciocchezze di Giovanni Paolo Lomazzo, allievo di Gaudenzio Ferrari, e della sua mania un po’ esoterica per il numero sette. Nel suo Tempio della Pittura, ripreso dagli scritti di Giulio Camillo, presenta un edificio allegorico con sette colonne a sostegno della cupola. Le sette colonne corrispondono a sette pittori messi in interazione con i pianeti ovvero le sette parti dell’arte (proporzione, moto, forma, lume, composizione, prospettiva, colore). Gli artisti sono: Michelangelo legato a Saturno e alla proporzione, Gaudenzio Ferrari a Giove e al moto, Caravaggio a Marte e alla forma, Leonardo al Sole e al lume, Raffaello a Venere e alla composizione, Mantegna a Mercurio e alla prospettiva e Tiziano alla Luna e al colore. Avrei voluto scrivere dell’arte totale di Ferrari con quelle statue policrome e l’architettura intorno. Avrei voluto scrivere di quel dipinto con di fronte il relativo disegno senza i buchi ai contorni delle figure che di solito servono per riportarlo sulla tavola attraverso il cosiddetto spolvero eseguito con del carbone. Avrei voluto scrivere di quel battesimo con un Cristo inerme e pudico. Avrei voluto scrivere dei Polittici di Romagnano e di Sant’Anna ricomposti per l’occasione. Avrei voluto scrivere delle schede in catalogo e dell’indice dei nomi. Avrei…

Avresti potuto tornare dopo due settimane, direste voi. Ma invitereste una persona a cena per poi, quando suona il campanello di casa, dirgli che non avete ancora fatto la spesa? Andateci voi a vedere il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari, per favore, per poi riferirmi che è la migliore mostra dell’anno. In caso contrario potete, sempre, in ogni momento e negli anni a venire, andare a Varallo alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, per ammirare uno splendido e grandioso dipinto murale, alla Cappella della Madonna di Loreto o al Sacro Monte; a Vercelli alla Chiesa di San Cristoforo e al Museo Borgogna; a Novara alla Basilica di San Gaudenzio o al Duomo di Como o alla Pinacoteca di Brera.

Sempre per vedere le opere di Gaudenzio, che lì rimangono.