Narra la leggenda che il monte sopra Varese fosse luogo di culto fin dal IV secolo, quando Sant’Ambrogio sconfisse proprio su quest’altura gli ultimi seguaci dell’eresia ariana e fece poi costruire una piccola cappella dedicata alla Vergine Maria in ringraziamento per la vittoria. Se tale vicenda appartiene alla tradizione, indubbia fu l’esistenza in questo sito di una chiesa di età carolingia-ottomana sostituita, nell’XI secolo, da un santuario romanico (di cui ancora oggi si conserva la cripta), divenuto subito la meta prediletta di molti fedeli provenienti anche dal Ticino.
Per accogliere le schiere di pellegrini che vi affluivano numerosi, nel 1472 l’edificio fu ampliato per volere del Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza e attorno a esso incominciò a raccogliersi compatto un caratteristico borgo con le case dei sacerdoti e i ricoveri per i viandanti.
Fu poi nei primi anni del Seicento che prese forma il progetto di una Via Sacra con la funzione di facilitare l’ascesa al santuario, fino a quel momento raggiungibile solo attraverso sentieri impervi, e con il ben più ambizioso scopo, in piena Controriforma, di dar vita a un luogo simbolo dei valori della cristianità cattolica: il complesso devozionale varesino si sarebbe affiancato agli altri Sacri Monti che nello stesso periodo stavano sorgendo nell’Italia settentrionale per creare una vera e propria barriera contro il dilagare del protestantesimo.
Grazie alla sua collocazione in uno scenario paesaggistico suggestivo e alla sua secolare vocazione religiosa, il monte sopra Varese divenne così il contesto ideale di un percorso in cui fede, storia, arte e natura si intrecciavano indissolubilmente tra loro.
Ecco allora che la costruzione della Via Sacra prese avvio nel 1604 per concludersi, grazie anche alle munifiche donazioni di nobili famiglie varesine e milanesi, con una rapidità che ebbe del miracoloso: se infatti fu la data del 1698 a segnare la chiusura dei lavori nella forma attuale, già nel 1623 quasi tutte le cappelle che dovevano scandire la strada acciottolata furono completate. La Fabbrica del Sacro Monte di Varese, che vide l’interessamento diretto del cardinale Federico Borromeo nella stesura del programma iconografico a cui doveva ispirarsi, apparve agli occhi dei fedeli come uno splendido cammino che si snodava per più di due chilometri lungo le pendici dell’altura, con quattordici cappelle dedicate ai Misteri del Rosario (la quindicesima era all’interno del santuario) a scandirne il ritmo secondo una precisa teoria architettonica e spaziale.
Da questa Via Sacra, inserita nel 2003 dall’Unesco nei patrimoni mondiali dell’umanità, si stima siano passati in circa trecento anni sessanta milioni di fedeli, testimonianza di come il luogo abbia mantenuto e corroborato nel tempo quell’aura di misticismo che da sempre gli appartiene.
Chi si appresta oggi a percorrere la salita al Sacro Monte (la sommità è comunque raggiungibile anche attraverso la storica funicolare in stile Liberty realizzata nel 1909 e ripristinata pochi anni fa), può ammirare nel silenzio della natura le cappelle progettate dall’architetto varesino Giuseppe Bernascone, valente artista «dall’acuta intelligenza inventiva» molto apprezzato dai committenti dell’epoca per l’attenzione che sapeva porre sull’effetto scenografico scaturito dal rapporto tra edificio e paesaggio. Un’attitudine che ben si coglie lungo la Via Sacra nell’armonioso susseguirsi dei tempietti e degli archi trionfali e nel loro posizionamento in punti da cui è possibile godere di splendide vedute verso la pianura e il Lago di Varese.
Abili muratori, carpentieri e stuccatori, reclutati anche in Ticino, hanno affiancato nell’esecuzione delle cappelle i più noti scultori e pittori seicenteschi attivi in area lombarda. Basti pensare a Francesco Silva, di Morbio Inferiore, a cui si devono molti dei gruppi scultorei in terracotta policroma che si trovano all’interno delle architetture, o al Morazzone, a Carlo Francesco Nuvolone, ad Antonio Busca e ai fratelli Lampugnani, solo per citarne alcuni, autori degli affreschi che ambientano e raccontano le scene dei Misteri del Rosario, attestazione di grande rilievo della cultura artistica sviluppatasi in quegli anni nel Ducato di Milano.
Al termine della salita, da cui si gode un panorama che nelle giornate più terse riesce a regalare anche la vista della «Madunina» del Duomo meneghino, si erge il Santuario di Santa Maria, decorato al suo interno con affreschi incorniciati da stucchi barocchi e custode della trecentesca statua lignea della Madonna con il Bambino, opera oggetto di grande venerazione.
Camminando per le stradine dell’antico piccolo borgo poi, che pare un presepe, si può raggiungere la Piazzetta Monastero (su cui si affaccia, appunto, il Monastero delle Romite Ambrosiane) e visitare il Museo Baroffio, nei decenni passati destinazione molto in voga tra i ticinesi per il leggendario «drago imbalsamato», qui custodito, che si narra sia stato ucciso nel Settecento sul Monte Lema e poi portato al santuario come ex voto alla Vergine.
Istituzione tra le più antiche di Varese, il Museo presenta una ricca collezione di manufatti legati alla storia del posto, a cui si affiancano una raccolta di lavori dei maestri dell’arte Europea del Novecento e una sezione con opere di artisti del XX secolo che sono stati attivi anche al Sacro Monte, come Renato Guttuso, intervenuto nel 1983 sulla terza cappella del viale del Rosario con la sua coloratissima Fuga in Egitto, o Floriano Bodini, artefice della statua bronzea di Paolo VI, collocata sul piazzale della chiesa, con la celebre pecora a cinque zampe che desta sempre lo stupore dei pellegrini.
Un’altra meta da non perdere è la Casa Museo Lodovico Pogliaghi, riaperta da pochi anni al pubblico, dimora suggestiva voluta dallo stimato pittore, scultore, architetto e scenografo milanese che rimase incantato dall’amenità del Sacro Monte e qui decise di costruire, a partire dal 1885, la sua villa dal gusto eclettico concependola non solo come abitazione ma anche come galleria per esporre i suoi lavori (ancora oggi si può ammirare il gesso originale della porta centrale del Duomo di Milano in dimensioni reali) e gli innumerevoli oggetti da lui collezionati, da reperti egizi a pitture rinascimentali, da tessuti asiatici a mirabilia provenienti da tutto il mondo. Un’insolita raccolta che rende ancor più affascinante il Sacro Monte varesino, luogo in cui la spiritualità si fonde con la bellezza dell’opera dell’uomo e del creato.
Per informazioni
www.sacromontedivarese.it
www.museobaroffio.it
www.casamuseopogliaghi.it