Un’artista straordinaria e selvatica

Mostre - Natalja Gončarova a Palazzo Strozzi di Firenze
/ 04.11.2019
di Gianluigi Bellei

 «Disprezziamo e stigmatizziamo i lacchè dell’arte e tutti quelli che si muo-vono su uno sfondo di arte – vecchia o nuova – occupandosi dei loro volgari commerci. Le persone semplici e oneste sono più vicine a noi di quei gusci vuoti che rimangono attaccati all’arte moderna come mosche al miele». Così scrivevano nel 1913 nel loro Manifesto del Raggismo Natalja Sergeevna Gončarova e Michail Fëdorovič Larionov. Il Raggismo è una tendenza artistica che coniuga il cromatismo dei fauves, la scomposizione del cubismo, la luce e il colore dell’orfismo, il dinamismo futurista e lo spiritualismo di Kandinskij in una sorta di movimento incrociato di raggi luminosi che si irradiano in tutte le direzioni. «Una creazione di forme nuove il cui significato ed espressione dipendono soltanto dal grado di forza della tonalità e dalla posizione occupata da questa in relazione alle altre tonalità».

In Russia sono anni frenetici, tumultuosi, pieni di movimenti artistici che nascono e magari muoiono subito dopo. Ma sono anche gli anni d’oro dell’arte femminile. Le donne si prendono un posto di primo piano all’interno dei vari movimenti, probabilmente solo come avviene in quegli stessi anni nel Bauhaus. Ne citiamo alcune: Ljubov Popova, esponente dell’astrattismo; Olga Rosanova sostenitrice del Futurismo e del Suprematismo; Varvara Stepanova, esponente del Produttivismo; Aleksandra Aleksandrovna Grigorovich Ekster, astrattista e poi Elena Guro, Nadežda Udaltsova e, naturalmente, la più famosa Natalja Gončarova (Negayevo, 1881 – Parigi, 1962), compagna d’arte e di vita di Michail Larionov.

Proprio a lei Palazzo Strozzi a Firenze dedica un’intensa retrospettiva. La seconda esposizione monografica europea dopo quella del 1995 al Centre Georges Pompidou di Parigi. Attraverso un ampio ventaglio di opere scopriamo così che l’artista non è solo una fondatrice del Raggismo, ma la creatrice di un mondo composito e sfaccettato. Larionov, il compagno di tutta la vita, nel 1913 scrive per lei di «tuttismo», per rendere l’idea di un’arte non gerarchica e aperta. Ilia Zdanevich nello stesso anno tiene due conferenze per spiegare il «tuttismo» della Gončarova. Un viaggio nel tempo e nello spazio alla ricerca della «forma ultima dell’arte aldilà di stile o individualità, geografia o storia, dell’aspetto artistico o di quello decorativo».

Gli stessi Larionov e Gončarova sottolineano che «ogni stile è adatto come espressione della nostra arte, quelli di ieri e quelli di oggi, per esempio Cubismo, Futurismo, Orfismo e la loro sintesi, il Raggismo, per il quale l’arte del passato, così come la vita, è un oggetto di osservazione». E in effetti tutta la sua produzione è particolarmente variegata e stimolante. In un altalenante viaggio fra stili e modi differenti. Donna provocatoria, Gončarova si destreggia fra l’opulenza di una vita agiata e la tradizione contadina russa. Ardengo Soffici, che la incontra a Parigi nel 1914, la descrive come una «giovane di grande ingegno, non bella, gradevolissima, alta, vestita alla diavola, indolente, silenziosa, misteriosa, russa in toto».

Nel 1910 tiene la prima personale di un solo giorno alla Società di Libera Estetica di Mosca. In quest’occasione viene accusata e processata per oscenità e pornografia a causa dei suoi nudi di donna (all’epoca solo gli uomini possono dipingere donne nude; come solo gli uomini possono ritrarre dei soggetti religiosi).Il 1913 è l’anno del suo maggiore successo. Tutto comincia il 14 settembre quando un’auto arriva all’angolo di Neglinnaya Kuznetsky Most, il quartiere alla moda di Mosca. Scendono un gruppo di artisti con i volti dipinti di geroglifici. I giorni successivi la stampa descrive la Gončarova come leader dei futuristi.

I dettami stilistici sono più o meno questi: gli uomini devono avere le gambe nude, la barba a metà, il papillon di traverso; le donne il seno nudo. La performance è il preludio della grande mostra che si terrà due settimane dopo al Salone artistico in via Bolshaya Dmitrovka. Lo spazio espositivo più grande di tutta Mosca. Gončarova espone circa ottocento opere di tutti i tipi: schizzi per il teatro, disegni per tessuti e tappezzerie, pitture religiose e contadine. Il vernissage è un successo, «sale affollate, pubblico bohémien», personalità futuriste con giacche color arancio e garofani intrecciati nei capelli.

Dodicimila persone visitarono la mostra. L’artista vende 31 opere per un totale di 5000 rubli. In quel periodo un operaio guadagnava 25 rubli al mese, un infermiere 80-100 rubli. È la prima monografica di un artista d’avanguardia. L’allestitore è ovviamente Larionov; il primo a credere nelle sue possibilità. «Hai occhio per il colore, ma ti impegni sulla forma. Apri gli occhi ai tuoi stessi occhi», le disse al loro primo incontro.L’anno dopo si trasferiranno a Parigi. Lo scoppio della Prima guerra mondiale li costringerà a ritornare a Mosca e Larionov verrà arruolato. Ferito al fronte è congedato. Nel 1916 ritorneranno a Parigi.

Dopo un viaggio in Italia e Svizzera nel 1919 rientrano a Parigi dove vi abitano per tutta la vi-ta. Chi li volesse incontrare idealmente può recarsi al ristorante Le Petit Saint-Benoît dove consumavano quasi tutti i loro pasti. Nel 1938 ottengono la cittadinanza francese. Nel 1955 si sposano. Gončarova muore nel sonno nel 1962. Due anni dopo la segue il suo amato Michail che nel frattempo ha sposato Alexandra Tomilina per affidarle la loro volontà ereditaria. Nonostante che dopo la Rivoluzione d’Ottobre non siano più rientrati in Russia il loro cuore è sempre rimasto legato alla madre patria e infatti lasciano i loro lavori ai musei russi.

La Galleria Tretyakov di Mosca, fondamentale per i prestiti, detiene 413 quadri e 6924 opere su carta della Gončarova.La mostra fiorentina è divisa in otto sezioni con opere basilari del suo percorso artistico come la scandalosa Modella del 1909-1910, gli Evangelisti del 19011 e il Ciclista del 1913. Qui il volto serio dell’uomo contrasta con i tratti irregolari del selciato che danno la sensazione della velocità, come le gambe e il corpo del personaggio moltiplicate per rendere visibile il dina-mismo. I numeri e le lettere in cirillico ricordano la sua formazione cubista.

Bella mostra, ottima illuminazione, bel catalogo con anche l’indice dei nomi e delle cose. L’esposizione è organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi assieme all’Ateneum Art Museum di Helsinki e alla Tate Modern di Londra.

Dove e quando
Natalja Gončarova. Una donna e le avanguardie, tra Gauguin, Matisse e Picasso.
Palazzo Strozzi, Firenze.
Fino al 12 gennaio 2020.Tutti i giorni: 10.00-20.00, Giovedì 10.00-23.00.
www.palazzostrozzi.org