Un prologo musicale di grande suggestione nella Basilica di San Marco a Venezia ha dato il suo augurio alla mostra Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe, che rimarrà aperta ai visitatori in Palazzo Ducale, negli appartamenti del Doge, fino a marzo del 2020.
Il concerto della Cappella Marciana diretta da Marco Gemmani, incentrato sulla musica del fiammingo Adrian Willaert, era un tassello fondamentale per sottolineare i contatti fra Venezia e le Fiandre (soprattutto con la città di Anversa), i cui abili mercanti si scambiavano tessuti, arazzi, spezie, dipinti. Nell’Europa del XVI secolo anche i musicisti erano considerati similmente preziosi dai loro padroni. Così alcuni potevano approfittare delle relazioni commerciali (e politiche) per fare carriera: una calata in Italia del re di Francia, Francesco I, consentì a un giovane musicista fiammingo istruito a Parigi, Adrian Willaert, di entrare al servizio della grande famiglia Este a Ferrara, mecenati e musicofili con pochi eguali a quei tempi.
La fama di «Adriano cantore» crebbe tanto, che il doge di Venezia, Andrea Gritti, lo nominò nel 1527 maestro di cappella della Basilica di San Marco. Nei quasi trentacinque anni sulla cattedra di San Marco, Willaert diede fondazione a uno stile nuovo: una polifonia «mossa», sensibile al testo e ai suoi accenti. Magistero che fece scuola: Willaert è infatti il fondatore della scuola musicale veneziana. Il fiammingo divise il coro marciano ai due lati dell’altare di San Marco, così che i due gruppi separati (quelli che divennero i «cori spezzati») potessero dialogare, fondersi o dividersi in un fastoso stile «antifonale».
Una sala della mostra Da Tiziano a Rubens è dedicata a documenti e pregiate edizioni musicali del musicista fiammingo che ha rappresentato un innesto fondamentale nei legami fittissimi fra Venezia e le Fiandre. Infatti la mostra veneziana curata dal direttore della Rubenshuis, Ben van Beneden, non solamente è rivelatrice dei ben noti legami fra Rubens e la pittura veneziana, non soltanto mostra alcune opere di Tiziano e Tintoretto che da Venezia andarono ad arricchire le collezioni dei mercanti del Nord (come il meraviglioso Angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria, che appartenne alla rockstar David Bowie, ora in prestito al Museo della Casa Rubens di Anversa), ma offre una panoramica dell’esplosione artistica che accompagnò l’ascesa della capitale sulle rive della Schelda.
L’esibizione della ricchezza, titolo di un succoso articolo di Timothy de Paepe nel catalogo della mostra, ci illustra le ragioni di alcuni primati di Aversa nel Seicento. Un diarista inglese che descrisse le sue giornate ad Anversa nel 1641 e «visitò le chiese e le ditte commerciali, salì sulla torre della cattedrale, restò estasiato di fronte ai dipinti di Rubens nella Chiesa dei Gesuiti e acquistò i libri famosi degli editori Plantin-Moretus», ci immerge in quel tempo d’oro per le arti visive e applicate. Il visitatore ricevette anche l’invito dal mercante Gaspar Duarte (un ebreo sfuggito all’Inquisizione portoghese) a visitare la sua casa, «arredata come quella di un principe». «Vi erano esposti in bella mostra mobili costosi, spesse tappezzerie, libri di ogni genere di argomento, spartiti a stampa o manoscritti e, alle pareti, dipinti di maestri italiani e fiamminghi, da Tiziano a Tintoretto a Rubens e Van Dyck». Gaspar e le tre figlie offrirono a Evelyn un concerto di «musica rara, vocale e strumentale» eseguita con uno strumento, tra gli altri, che apparteneva alla famiglia dei clavicembali e dei virginali».
Anversa vantava nella famiglia Ruckers-Couchet i maggiori costruttori del virginale che si diffuse fra le famiglie dei mercanti di tutt’Europa e del Nuovo Mondo. Accanto agli strumenti fiorì, come a Venezia con i grandi editori Gardano e Petrucci, un’editoria musicale, opera della celeberrima Officina Plantiniana, forse la più grande casa editrice dei suoi tempi. Perfino nelle celebri nature morte fiamminghe Venezia faceva capolino attraverso la virtuosistica raffigurazione del vetro.
I documentati trasferimenti di mastri vetrai veneziani al Nord (Anversa, Liegi e Bruxelles) sono testimoniati dagli stupendi bicchieri à la façon de Venise che comparvero nelle nature morte.
Percorrere le stanze del Doge, ammirando quadri, bozzetti e disegni, libri e spartiti, virginali e cornetti, è un’esperienza «principesca», simile a quella che compì il visitatore inglese nella dimora del mercante Duarte.