Dove e quando 
Ginevra, Fondazione Baur, «Bijoux d’orients lointains, au fil de l’or au fil de l’eau». Fino al 26 febbraio 2017. www.baur.ch 


Una traccia dorata sull’acqua

Alla Fondazione Baur di Ginevra antichi gioielli arabi e asiatici
/ 09.01.2017
di Marco Horat

Si dice spesso che le montagne più che dividere le popolazioni le uniscano; la stessa cosa vale per i deserti e gli oceani. In terre distanti tra loro molte miglia, separate da mari a prima vista invalicabili, si ritrovano tratti culturali comuni, segno inequivocabile di contatti, di scambi materiali e spirituali intensi. Una constatazione che ci deve accendere nella testa una lampadina: gli incontri come pure gli scontri tra genti di cultura diversa sono sempre avvenuti nel corso della storia umana fin dalla più lontana antichità, con risvolti positivi da una parte (ogni sfida può essere un arricchimento, una crescita per l’uno e l’altro dei protagonisti) e negativi dall’altra, con incomprensioni, paure, distruzioni, piccoli e grandi drammi. In tempi di pace, ma in fondo anche di guerra, uno dei principali canali lungo i quali si sono sviluppati questi contatti è stato il commercio, che insieme alle cose ha fatto viaggiare le persone e le idee. 

È questa la storia che ci illustra la mostra di Ginevra allestita presso la Fondazione Baur, specialista di primissimo piano nell’arte asiatica grazie alle sue collezioni e ai prestiti internazionali, che presenta più di trecento gioielli archeologici ed etnici che ci fanno ripercorrere le rotte antiche che univano l’Europa occidentale – via Mediterraneo, Mar Rosso e Golfo Persico – all’India, al Sud-est asiatico e alla Cina, da dove provenivano spezie, profumi, perle, pietre e metalli preziosi, seta, tessuti pregiati e opere d’arte di ogni genere. Vie marittime che facevano il paio con le strade carovaniere sulla terraferma. Un mondo vasto e variato tra i regni di Arabia e l’Insulindia con culture, lingue, tradizioni, costumi, modi di vivere e religioni diversi tra di loro. Una storia fatta di regni e imperi che si sono succeduti nel tempo, di guerre e di conquiste che hanno mutato i confini dei singoli paesi: Yemen, Oman, India, Cina, Vietnam, Cambogia e Indonesia. 

Diversi sì, ma con alcuni tratti culturali comuni, come si diceva all’inizio, ai quali la mostra ci permette di risalire al di là delle differenze stilistiche e di lavorazione dei materiali esposti. A fare da filo conduttore è l’oro, per definizione metallo prezioso caro agli dèi e agli uomini. Lo ritroviamo quale simbolo di potere o di rispetto per i defunti di rango, metallo sprigionante l’energia del Sole capace di penetrare il buio dell’eternità. Ad accrescere il suo fascino un’esplosione di luce che ci viene dalle innumerevoli pietre preziose che lo accompagnano. Insieme a gioielli e parures vengono esposti a Ginevra tessuti e sculture che allargano un poco l’orizzonte espositivo e aiutano a contestualizzare i preziosi reperti.

Quattro le parti nelle quali si articola la mostra che porta il visitatore a solcare idealmente i mari sulle tracce degli antichi vascelli commerciali. Il viaggio parte dai regni di sabbia della mitica Arabia felix con alcune preziose parures datate tra l’VIII secolo a.C. e il III d.C. accostate a gioielli tradizionali dello Yemen, dell’Oman e dell’Arabia saudita. Si passa poi agli splendori dell’India meridionale con una serie di collane, pendenti, orecchini, bracciali baroccheggianti che bene illustrano quel gusto per l’esuberanza estetica che riporta ai tempi antichi, tipico di quella parte del mondo.

Una terza sezione ricca di reperti archeologici (bella una corona in oro decorata) è invece dedicata a quelli che vengono definiti gli «imperi dimenticati», vale a dire Birmania, Cambogia, Thailandia e Vietnam; una regione vasta come mezzo continente con testimonianze storiche che ci fanno pensare ai fasti di Angkor (IX-XV secolo), capitale dell’impero dei Khmer, tanto per citare uno dei luoghi archeologici più famosi al mondo. Infine le innumerevoli Isole delle spezie sparse tra Indonesia e Filippine (Giava, Bali, Sumatra – da non perdere un diadema nuziale in oro – Sulawesi, Nias) con gioielli esuberanti di particolare valenza culturale e religiosa a significare il rango sociale di chi li portava. Per la verità è una cosa che succede un po’ ovunque nel mondo di ieri e di oggi, a testimonianza di una continuità culturale che trascende il tempo e lo spazio, seppure con modalità specifiche.

Un discorso complesso dunque che si propone di suscitare qualche riflessione al di là del godimento estetico dei gioielli esposti. Per esempio, si riflette sulla persistenza di tratti culturali tradizionali in società apparentemente entrate nell’ottica della globalizzazione odierna, infatti ci sono pezzi antichi e altri datati XIX-XX secolo ma di gusto tradizionale. Oppure sull’importanza degli incontri umani al di là delle frontiere; o ancora sugli esiti di scambi tra civiltà diverse per cultura in campo sociale e quindi anche artistico.