Una solidarietà tutta femminile

Laetitia Casta convince nel ruolo di una madre in Le Milieu de l’horizon
/ 24.02.2020
di Nicola Mazzi

«Il sole brucia e ammazza. Un po’ come la passione che in generale è creatrice, ma che in questo caso distrugge un matrimonio e una famiglia. In altre parole, il clima aiuta a distruggere le relazioni, a farle morire metaforicamente per poi farle nascere in altro modo», così ci dice Delphine Lehericey, regista del film Le Milieu de l’horizon. Una pellicola nel vero senso della parola, perché girata in 35 mm, candidata a quattro Quartz (i premi del cinema svizzero che saranno attribuiti il 22 marzo a Ginevra).

Siamo nella torrida estate del 1976, anno in cui il giovane Gus supera l’infanzia e diventa adulto. Un’estate in cui la natura si disintegra, i sentimenti s’inaspriscono e la famiglia del ragazzo esplode: tutto si rompe e si sgretola, finché non succede l’impensabile. Tratto dal romanzo di Roland Buti, Le Milieu de l’horizon è prima di tutto un film di formazione: «Sì, il mondo degli adolescenti mi interessa molto e ho voglia di raccontarlo, in particolare mi piace mostrare il momento della scoperta del desiderio e allo stesso tempo il dolore di un’infanzia che non torna più. Un punto di rottura molto forte perché è un inizio ma allo stesso tempo anche una fine», sottolinea ancora la regista svizzera già realizzatrice nel 2014 di PuppyLove, altro lavoro dedicato ai ragazzi.

Ma Le Milieu de l’horizon è anche altro. Per esempio un film femminista. La figura della madre, interpretata da una credibile Laetitia Casta, prende forza e coscienza del suo essere donna, man mano che il film va avanti. Ed è grazie all’arrivo di una bella e libera ragazza che trova definitivamente la sua strada. S’innamora di lei e lascia il marito. Un aspetto, la condizione femminile in campagna negli anni 70, sul quale la regista si è documentata. «Ho studiato gli archivi delle femministe di quell’epoca e ho scoperto che, sovente, le donne contadine si incontravano nei club di lettura, ed erano molto solidali tra di loro, ridevano e passavano tempo insieme. Credo fosse importante inserire questi ingredienti nel film poiché danno alle protagoniste un’indipendenza alla quale aspirano».

A livello tematico il film strizza l’occhio anche ai mutamenti climatici odierni e a come la natura può ribellarsi alle costrizioni umane. Lo fa in modo violento e garbato allo stesso tempo. La siccità di quell’estate provoca una moria di animali mai vista, ma il tutto viene addolcito dal punto di vista, ancora innocente, del ragazzo. Il film, infatti, ha il suo sguardo. La scoperta della liaison tra la madre e la straniera è filtrata dai suoi occhi, così come lo è la rabbia del padre che vede il mondo che ha costruito con fatica e sudore (una famiglia, una fattoria), sgretolarsi.

Uno sguardo che proprio quell’estate cambia e diventa adulto.