www.lavialattea.ch

Una Ligetiade architettonica

In occasione della sua tredicesima edizione la manifestazione Via Lattea ha avviato un interessante dialogo tra musica e architettura
/ 31.10.2016
di Elena Robert

Lungo La Via Lattea ci si ritrova, anno dopo anno, tra volti conosciuti e altri nuovi, a condividere un’esperienza coinvolgente, accomunati da voglia di camminare e desiderio di scoperta. Anche stavolta la magia sta per compiersi. L’avvicinamento a musiche raramente eseguite, ascoltate in luoghi inattesi, avviene in un pellegrinaggio aperto alle arti, proposto ogni volta in modo originale e diverso dal suo ideatore, il compositore Mario Pagliarani. Questo autunno è in corso la 13esima edizione. Ha preso avvio a inizio ottobre e sta riservando ai suoi viandanti l’opportunità di scoprire musiche del grande compositore ungherese del Novecento György Ligeti in luoghi e edifici della città, tra Bellinzona, Lugano, Mendrisio e Milano. 

L’omaggio a Ligeti, nell’anno del decimo anniversario della sua scomparsa, è stato pensato in forma di «ligetiade» (un po’ come dovevano essere le schubertiadi ottocentesche), e il paesaggio costruito, urbano e architettonico, in cui si ambienta, ha sostituito quello naturale di boschi, colline e montagne che ha perlopiù accolto negli anni le iniziative de La Via Lattea. Come far dialogare musica e architettura? Per il pubblico la musica è naturalmente associata al luogo in cui viene eseguita e percepita. Le relazioni tra musica e architettura che sono oggetto di ricerca possono essere naturalmente molte e di varia natura.

Il compositore Beat Gysin pensa alla musica come a «un’arte spaziale» e vorrebbe orientare «la percezione dell’architettura in senso temporale per sollecitare i sensi del pubblico in modo integrale». Per lui «musica e architettura dovrebbero diventare parte di un’unica opera totale che interessa occhio e orecchio». All’Anteprima milanese de La Via Lattea 13, Beat Gysin e l’architetto Quintus Miller (che insegna all’Accademia di Mendrisio) hanno accennato al progetto che stanno sviluppando insieme ad altri compositori, nell’ambito del Festival ZeitRäume di Basilea, di cui sono entrambi promotori, per la realizzazione dello spazio d’ascolto Gitter in cui la musica possa risuonare in modo sferico.

Ma torniamo a Ligeti, che molti conoscono già per aver visto i film di Stanley Kubrick, da 2001: Odissea nello Spazio (1968) a Shining (1980) a Eyes Wide Shut (1999). Per Mario Pagliarani «la musica di Ligeti è una delle espressioni più alte del nostro tempo, capace di parlare alla mente e ai sensi» e «altrettanto grande l’uomo, che ha espresso la sua creatività (passando per la tradizione) con originalità, fantasia ma anche razionalità e rigore, rifiutando mode e ideologie, con senso autocritico e non senza ironia, nonostante la sua tragica esistenza».

Pensiamo al mitico e magnetico Poème symphonique per 100 metronomi, che riesce a impressionare sempre il pubblico, alle 6 Bagatelle per quintetto di fiati, opera tra le più eseguite, ai coinvolgenti Éjszaka (Notte) e Reggel (Mattino) per coro, gli ultimi pezzi composti da Ligeti in Ungheria, al Quartetto N. 2 per archi, al capolavoro del Kammerkonzert per 13 strumenti interpretato da Solisti dell’OSI e diretto da Heinz Holliger, ospite d’onore de La Via Lattea 13, tra i più grandi musicisti in Svizzera, amico e collaboratore di Ligeti. La sua testimonianza contribuirà a rendere ancora più vivo il ritratto del compositore ungherese. 

Il primo percorso a tappe sull’arco di una intera giornata si è svolto a Bellinzona il 23 ottobre, attraversando opere di esponenti dell’architettura ticinese, come Alberto Camenzind, Luigi Snozzi, Aurelio Galfetti, Livio Vacchini, Flora Ruchat, Luca Ortelli, Pia e Giancarlo Durisch. A Lugano, il 13 novembre, i pellegrini, dopo l’avvio al LAC di Ivano Gianola, riscopriranno soprattutto l’architetto Rino Tami, considerato il padre del Movimento Moderno in Ticino.

Per la prima volta quest’anno La Via Lattea ha rivolto l’attenzione anche ai giovani, coinvolgendo complessivamente 400 studenti delle scuole superiori (licei di Lugano e Bellinzona, CSIA e SUPSI). Una parte di loro si esibirà anche nel percorso luganese, in una pagina di Ligeti da Le Grand Macabre per 12 clacson, nella nuova versione per 12 veicoli, e in una composizione di Mario Pagliarani in omaggio al Maestro, pensata per la Sala Tami della Biblioteca cantonale, per 42 voci. E sono gli stessi studenti ad accompagnare i pellegrini a scoprire particolarità di edifici emblematici come l’Ex Ginnasio di Camenzind a Bellinzona del 1958, diventato in Svizzera un riferimento per gli edifici scolastici e la Biblioteca cantonale a Lugano del 1940 di Rino e Carlo Tami, considerata la prima opera del Moderno in Ticino.

Tra le collaborazioni di cui si avvale La Via Lattea, un ruolo di primo piano quest’anno l’ha svolto l’i2a Istituto internazionale di architettura di Lugano che promuove sul territorio iniziative e un dialogo costruttivo tra amministrazioni, politici, professionisti del ramo e pubblico. Per il pellegrinaggio culturale 2016 ha curato i percorsi architettonici e si è attivato, insieme a docenti, per la sensibilizzazione dei giovani coinvolti, in merito alla valenza dell’architettura di qualità, sulla necessità di conoscerla e riconoscerla, sull’importanza per tutti di trarne ispirazione per le opere che verranno.