Una coppia all’ombra di Shakespeare

Inaspettatamente, ventisei anni dopo: la «strana coppia» formata dalle indimenticate Shakespears Sister si riunisce per la gioia degli ancora numerosissimi fan
/ 26.08.2019
di Benedicta Froelich

Nell’ambito del sottobosco più o meno «alternativo» della musica pop anglosassone anni ’80, pochi nomi possono essere considerati di culto quanto quello delle Shakespears Sister, duo femminile di carattere decisamente eccentrico (come dimostrato dall’appellativo stesso della formazione, intenzionata a ignorare lo scomodo apostrofo tipico del genitivo sassone). Eppure, a posteriori si può dire che fosse facile sottovalutare le capacità della strana coppia costituita tra il 1988 e il ’93 da Siobhan Fahey (già nelle Bananarama) e Marcella Detroit – una combinazione che, se da un lato ha fatto la fortuna del gruppo grazie al mesmerizzante contrasto stilistico e vocale tra le due, ne ha anche sancito la fine dopo appena un paio d’album, a causa d’insanabili contrasti dovuti a caratteri pressoché opposti. 

Oggi, tuttavia, al pari di altri nomi quasi dimenticati dell’effimera e prolifica scena musicale degli eighties, anche le Shakespears Sisters effettuano infine un sospirato ritorno sulle scene, riapparendo come carismatiche signore dall’aspetto tuttora ribelle e anticonvezionale – proprio come ai bei tempi, quando una sottile vena d’instabilità traspariva dai videoclip del duo. In effetti, sebbene la sigla «Shakespears Sister» fosse già stata riportata in vita dalla sola Fahey nel 2009, è soltanto oggi che, dopo ben ventisei anni di astio, le due hanno infine deciso di sotterrare l’ascia di guerra e incidere un nuovo singolo – All the Queen’s Horses, apripista del corposo Singles Party (1988-2019), immancabile cofanetto celebrativo che ripercorre l’intera carriera delle Sister. Non solo: le due ex colleghe hanno ricucito il loro rapporto a tal punto da poter intraprendere una nuova tournée insieme, già fissata per il prossimo autunno.

Del resto, a distinguere le Shakespears Sister da altre, più banali formazioni femminili del periodo (ad esempio, The Bangles e 4 Non Blondes) non sono stati soltanto l’intelligenza e il carisma della Fahey, vera mente del gruppo, ma soprattutto la destabilizzante e dolente ironia «da cattive ragazze» che ha sempre contraddistinto il lavoro svolto insieme a una Marcella Detroit dalla voce miracolosa: non è un caso che i loro maggiori successi, ancor oggi impressi nella mente di ogni adolescente di allora, siano stati brani intensi ma eccentrici come il trasognato Hello (Turn Your Radio On) e, soprattutto, la ballatona Stay, il cui indimenticabile videoclip contrapponeva l’angelica Marcella a una versione oltremodo «dark» di Siobhan nei panni dell’angelo della morte; mentre sforzi come Goodbye Cruel World e I Don’t Care vedevano le ragazze cimentarsi in irresistibili e ammiccanti parodie in stile «old Hollywood». Questa liberatoria, gioiosa forma di creatività si ritrova nell’arco dell’intero box set retrospettivo, il quale ripercorre sia i singoli incisi in coppia per gli album Sacred Heart (1989) e Hormonally Yours (1992) che gli sforzi firmati dalla sola Siobhan (tratti da #3 e Songs from the Red Room).

E sebbene alcuni tra i brani meno celebri del duo possano definirsi come esempi di un synth pop anni ’80 oggi un po’ risaputo (si vedano Break My Heart e Are We in Love Yet), in compenso la freschezza di singoli dal sound radiofonico piacevole quanto efficace quali You’re History e Run Silent, e di pezzi ironici e taglienti del calibro di My 16th Apology e The Trouble With Andre, dimostra come la coppia Fahey/Detroit fosse capace di inventiva e sperimentazione ben oltre la media del periodo: basta un brano fuori dagli schemi come la rilettura di I’ll Be Your Mirror (originariamente a firma dei Velvet Underground) a confermarlo. Naturalmente, l’immancabile versione deluxe di Singles Party non trascura l’elemento obbligato di ogni compilation autocelebrativa che si rispetti, ovvero la sequela di vari remix di brani scelti tra l’intero repertorio; e sebbene, come da copione, i risultati non siano particolarmente interessanti, i nuovi sforzi scaturiti dall’inaspettata reunion costituiscono invece una graditissima escursione in differenti, sorprendenti territori. Lo dimostra l’autoironia che le ormai attempate fanciulle mostrano nel videoclip del già citato All the Queen’s Horses (simpatica e intelligente autocitazione dei loro ruoli passati); da parte sua, C U Next Tuesday, il secondo, eccellente singolo targato 2019, conferma il nuovo, efficace sound a cavallo tra «dark country» e blues gotico che le Shakespears Sister hanno ormai sposato. 

Così, sebbene, nel caso di molti gruppi pop, l’idea di una reunion tanto tardiva possa apparire come opportunistica, nel caso di Siobhan e Marcy ci troviamo davanti a un’occasione speciale, un caso più unico che raro: quello di due artiste vere, dotate di voci e personalità travolgenti quanto sottovalutate, che hanno deciso di dimostrare al mondo d’oggi quanto davvero valgono. Forse è per questo che l’operazione sembra funzionare così bene, almeno a giudicare dai primi due singoli; e c’è da sperare che la tournée a venire confermi tale impressione.