Una brava Guerritore in un triplo ruolo

Il matrimonio sotto la lente di Woody Allen
/ 15.05.2017
di Giorgio Thoeni

«Era una notte buia e tempestosa…» È l’incipit dei romanzi battuti a macchina sul tetto della cuccia di Snoopy, il brachetto delle strisce di Charles M. Schulz. E l’atmosfera che Monica Guerritore ha creato per rileggere la commedia Mariti e mogli di Woody Allen in un certo senso sembra uscire dalle strisce di Peanuts. Con un umorismo tagliente, talvolta cinico, l’adattamento e la regia dell’attrice, anche protagonista in scena, rispolvera la pellicola di Allen del 1992, realizzata – manco a farlo apposta – nel pieno della crisi che avrebbe decretato la fine del suo matrimonio con Mia Farrow.

La trama ruota attorno a Jack e Sally che annunciano agli amici Judy e Gabe la decisione di separarsi. Con loro ci sono altri amici, comparse riunite nella sala di un ristorante dismesso che si trasforma in balera per accogliere le confessioni di coppie in crisi e amanti frettolosi mentre fuori infuria il temporale. Emergono frustrazioni, sogni impossibili, illusioni e ipocrisie con, ovviamente, quella dose di sesso subliminale che accompagna le ossessioni dell’autore di Io & Annie. E c’è anche musica, con gustosi momenti di danza collettiva, numeri di swing e fox-trot sulle voci di Louis Armstrong e Etta James, come per esorcizzare la tragedia e ritrovare un improbabile affiatamento.

L’atmosfera che si respira è quella degli amati Strindberg e Bergman, i modelli fra cinema e teatro a cui Allen fa spesso riferimento per un suo «girotondo» in bilico fra un piano d’ascolto nordico, schnitzleriano e mitteleuropeo, e primi piani dai toni cechoviani. Con l’aggiunta, indispensabile, di dialoghi serrati, molto «americani». Il pregio dell’invenzione della Guerritore è anche quello di farci credere che tutto sia parte di un copione scritto per sorprenderci, giocato su equilibri precari in cerca di lieto fine. Ma contrariamente ai Mariti e mogli in celluloide, con questa trasposizione teatrale si sorride di più. Con le intoccabili citazioni di Allen dei suoi «guru». Oltre agli autori già citati ritroviamo Dostojevskij, Simone de Beauvoir, Yeats, Shelley, Kurosawa, Shakespeare… tutti all’ombra di Freud.

La danza delle tipologie di coppia e dei difficili rapporti coniugali è corollario per lo spegnimento di passioni e di ritrovate unioni: Jack e Sally ritroveranno l’amore mentre a separarsi saranno proprio Gabe e Judy. Molto bravi gli attori in scena e applauditi nelle due serate in cartellone al LAC. Con Monica Guerritore (Sally) un’ottima Francesca Reggiani (Judy), uscita dal cliché televisivo. Altrettanto bravi ed efficaci i comprimari Pietro Bontempo (Jack) e Antonio Zavattieri (Gabe). Completano il cast Alice Spisa, Enzo Curcurù, Lucilla Mininno e Angelo Zampieri.