Un piroscafo col vento in poppa

Ad Amburgo è stata inaugurata la maxisala da concerto Elbphilharmonie
/ 16.01.2017
di Timoteo Morresi

La nave ha finalmente rotto gli ormeggi ed è metaforicamente salpata: fuor di metafora la nuova spettacolare sala da concerti di Amburgo, la Elbphilharmonie, dopo il concerto inaugurale tenutosi l’11 gennaio, è pronta ad accogliere le più rinomate orchestre e i solisti più acclamati. Progettata dal duo di architetti svizzeri Herzog & de Meuron, a cui si devono altri capolavori, come la Tate Modern di Londra (2000), non passa inosservata: con i suoi 110 metri di altezza, l’edificio, tutto in mattoni e vetri, svetta sull’Elba all’estremità ovest della Hafenburgcity, quartiere recente costruito su una zona dismessa del porto.

L’inaugurazione dovrebbe porre fine alle polemiche che hanno sin dalla nascita accompagnato il cantiere che, terminato, è diventato il nuovo simbolo della città: consegnato dopo sette anni di ritardo, ha visto i costi esplodere da 77 a… 865 milioni di euro (di cui 790 di fondi pubblici e 70 di donazioni private). La storia comincia nel 2003 quando gli architetti Alexander Gerard e Jana Marko, ricchi e amanti della musica, trovano un magazzino abbandonato e ai loro colleghi basilesi decidono di commissionare un progetto stimato intorno agli 80 milioni di euro, senza ancora l’albergo con i suoi 45 appartamenti, spazi pedagogici e una seconda sala da concerto. Ma la notizia si diffonde, il Comune si intromette e vede più in grande. Da privato, l’affare diventa pubblico.

Nel 2005 un nuovo progetto, valutato 350 milioni, fa propria l’idea di erigere una costruzione moderna sul vecchio deposito. I lavori cominciano in tutta fretta nel 2007, ancora prima della conclusione dei piani: un errore fatale, che ha dato luogo a dei contenziosi giudiziari infiniti tra Herzog & de Meuron, l’impresa generale e la municipalità. Dopo dieci anni di peripezie, che hanno attirato l’interesse dei «tabloid» tedeschi e l’ira degli amburghesi, l’Elbphilharmonie è realtà ma la fattura è quasi triplicata.

Ne valeva la pena? Gli specialisti dicono di sì. La struttura futurista ha già cambiato l’immagine della seconda città della Germania dopo Berlino (1’790’000 abitanti), realizzando un perfetto connubio tra materia e forme. Lo scafo del vascello è il magazzino di mattoni degli anni 60, alto 37 metri. Fa da base all’Elphi, la facciata composta da 1100 pannelli di vetro curvi che riflette l’ambiente e i capricci del tempo. A est (come dire?) piccole orecchie, branchie di pesce hanno funzione decorativa mentre a ovest i balconi degli appartamenti dell’albergo hanno la forma di… diapason.

Al complesso si accede da una scala mobile gigantesca, lunga 82 metri, che mette capo alla «Plaza»: un vasto spazio posto alla congiunzione tra il vecchio e il nuovo, tra i mattoni e i pannelli di vetro. All’entrata colpisce l’eccellenza delle finiture. La grande sala dei concerti, al centro dell’edificio, può ricevere fino a 2100 spettatori disposti su balconi intorno al palco. Nessun posto si situa a più di trenta metri dai musicisti. I muri e il soffitto sono tappezzati da una «pelle» di color bianco, composta da diecimila pannelli disposti in modo da diffondere il suono capillarmente. Come per la nuova Philharmonie di Jean Nouvel a Parigi l’acustica è stata realizzata dal giapponese Yasuhisa Toyota. I sedili sono di color grigio, il pavimento in quercia chiaro, come per alternare eleganza e sobrietà. Un organo di 4765 canne costruito dalla ditta Johannes Klais completa la struttura.

L’orchestra «in residence» del nuovo gioiello sarà l’Orchestra radiofonica della Norddeutscher Rundfunk (ridenominata NDR Elbphilharmonie), diretta da Thomas Hengelbrock. Accanto alla sala principale sono disponibili una sala minore di 550 posti per i recital e uno «studio» di 170 posti. Per far funzionare il tutto, la città di Amburgo metterà 6 milioni all’anno; fondi privati si aggiungeranno per raggiungere un preventivo di 12 milioni di spesa. L’introito derivante dalla vendita dei biglietti (i 450’000 biglietti per il 2017 sono andati a ruba!) dovrebbe pareggiare il conto. In cartellone sono annunciate le orchestre più prestigiose (Berlino, Vienna, Chicago, Londra…) e tutte le star della musica classica (Anja Harteros, Martha Argerich, Jonas Kaufmann, Cecilia Bartoli, Murray Perrahia…).

Da Amburgo la nave sembra aver preso dunque il largo con il vento in poppa. Per le vicissitudini negative vissute prima del varo ricorda un altro tempio della musica, posto in riva all’oceano ma dall’altra parte del globo: l’Opera di Sidney, un’icona dell’architettura moderna, un cantiere rocambolesco durato 16 anni. E noi ci lamentiamo delle pareti del LAC!