Un pacco che è leitmotiv

Nel libro di Cristina Della Santa un viaggio fisico e interiore
/ 02.12.2019
di Simona Sala

Dalla miseria, frequente contorno delle cronache di migrazione che contraddistinguono un’epoca incerta come la nostra, a volte può affiorare anche un legame. Precario, forse fragile, ma pur sempre un legame – come narra il titolo. In questo caso, a unire destini apparentemente lontani e che per loro natura sarebbero accomunati da poco, c’è un pacco, il cui contenuto resta misterioso. Ricevuto in eredità da parte del padre da Matilde, che però lo rifiuta, poiché ha progetti diversi e nuovi per la sua vita (decide di andare sulle coste ioniche a offrire servizio sanitario), esso passa di mano in mano, sfiorando esistenze diverse, spesso situate ai limiti della società e caratterizzate da sofferenza e precarietà (troviamo badanti, senzatetto, autisti, operatori sociali...). 

Pagina dopo pagina (e la scrittura è tutt’altro che scontata, potendosi avvalere di soluzioni inattese e di una certa maestria) cresce l’impressione secondo cui alla fine le vicende esistenziali degli esseri umani, per quanto diverse e in ambiti lontani, portano più di un comune denominatore. L’incertezza, del domani, delle relazioni umane, può essere appannaggio anche di chi non sta attraversando il Mediterraneo (perché magari l’ha già fatto), così come l’insoddisfazione di fondo percorre più di una vita. Matilde alla fine non è solamente una donna stanca della propria esistenza, che ha deciso di darsi dei contenuti proprio attraverso l’aiuto al prossimo, ma è la vicina di casa, la sorella, chiunque ci appaia deciso a prendere in mano le redini del proprio destino. E a quel punto la miseria altrui è come se di colpo non incutesse più la paura e l’imbarazzo che siamo soliti provare.