Un amore di parodia

Se si dà un’occhiata al mondo della cosiddetta fantaletteratura, saltano fuori detective latini, scrittori nazisti e poemi comicavallereschi – provare per credere
/ 13.11.2017
di Mariarosa Mancuso

Quando Roberto Bolaño era nel catalogo Sellerio, uscì un libretto – in una sfumatura così particolare che entrerà nella storia dei colori come «blu sellerio» – intitolato La letteratura nazista in America. Ora lo scrittore cileno è passato all’Adelphi, mentre la Sellerio si candida a nuova casa editrice che trasforma in oro tutto quel che tocca: anche le raccolte di racconti a tema natalizio, agostano, ciclistico (segno sicuro che la sigla editoriale prevale sul titolo e sul nome dello scrittore).

Raccoglieva recensioni fasulle di libri inesistenti. Uscì per la prima volta in Italia nel 1998, quando lo scrittore era un perfetto sconosciuto e lo si poteva scambiare per un cultore della scrittura breve (nel 2003 le 800 e passa pagine di I detective selvaggi cominciarono a incrinare la certezza). Ora che è diventato di assoluto culto, abbiamo scoperto la sua impressionante generosità, tra libri postumi e libri pubblicati in vita. Solo 2666 – cinque sezioni divise in due volumi nell’edizione Adelphi – supera il migliaio di pagine.

Di impostazione borgesiana, La letteratura nazista in America si presentava come un catalogo, o un’enciclopedia ragionata, degli scrittori sudamericani che avevano simpatizzato per il Terzo Reich e le dittature militari sudamericane. Per esempio, il cubano Ernesto Pérez Masón, «romanziere realista, espressionista, cultore del decadentismo e del realismo socialista». Nel 1965 – scrive Roberto Bolaño – dà alle stampe La minestra dei poveri. Ed è subito scandalo: le prime lettere di ogni capitolo compongono l’acrostico «Viva Adolf Hitler».

È un gioco letterario antico e molto praticato che non smette mai di divertire – la parodia è la più genuina forma di omaggio, scrivevano Guido Almansi e Guido Fink nella loro raccolta di falsi Mallarmé, falsi Guido Gozzano, falsi Giovanni Pascoli, uscita da Bompiani nel 1976 con il titolo Quasi come – Parodia come letteratura, letteratura come parodia (urge ristampa).

«Filologia Creativa»: così ribattezza la disciplina Stefano Tonietto, in Letteratura latina inesistente (appena uscito da Quodlibet Compagnia Extra). La parodia di un manuale dove – seguendo Leopardi e la sua teoria secondo cui «il vero è brutto» – troviamo testi latini inventati a capriccio dello scrittore. Ma non per questo meno interessanti. E poi, chissà, molte opere sono andate perdute – è la prima cosa che impariamo parlando dell’antichità. Stefano Tonietto potrebbe essere un detective letterario più abile di altri a scovare testi dimenticati. Poi, siccome la filologia vera – quella degli «addetti alle virgole» – non è di questi tempi molto popolare, ha fatto finta di scrivere un volumetto di fanta-letteratura.

I vaghi ricordi scolastici, alla voce Catullo, suggeriscono l’amata Lesbia e il suo defunto passerotto? Ecco la verità, made in Stefano Tonietto: «Non invocare Veneri né Amori, se è morto il passero della tua fanciulla; non ti avevo chiesto di badare a lei durante la mia assenza?» risponde Lesbia in un suo carme. Altri vaghi ricordi scolastici suggeriscono «Dammi mille baci e poi altri cento»? «Son tremila trecento – precisa Lesbia – e avevamo pattuito due sesterzi a bacio» (Catullo invece sosteneva di aver perso il conto, a suo dire per tenere lontani il malocchio e gli invidiosi).

Stefano Tonietto aveva pubblicato nel 2010, dall’editore veronese Inchiostro, il poema comicavalleresco Olimpio da Vetrego: 4633 ottave di endecasillabi rimati, per oltre mille pagine (siamo andati a controllare, perché sembrava più falso del falso: invece esiste, e ha fan sfegatati tra cui il direttore della «Stampa» Mario Calabresi). Inventa la letteratura poliziesca latina, «saggiamente esclusa dai manuali perché nei discenti non provoca il minimo barlume di interesse». Inventa una scuola ligure, con a capo un certo Faber «autore di odi che egli stesso intonava in vicoli del porto della sua Genua». E una scuola Insubre, dove si fa notare la voce di un certo Gaber. Nelle ultime pagine, inventa un critico che vede congiure dappertutto e una critica convinta che la letteratura latina sia troppo maschilista.

Se volete continuare il gioco – certi vizi sono contagiosi – sappiate che è stata tentata anche un’enciclopedia della letteratura italiana inesistente. Ricca di movimenti letterari come il Confusionismo, l’Insoddisfattismo, il Pressapochismo, il Testardismo e il Vittimismo; di generi letterari come la Poesia Bancomat, i Carrambalia o i Cori da Stadio; di riviste come Catastrofè, la Gazzetta dello Zio Tobia, Lattecaffè, Lettere Esquimesi, La Piena dell’Arno.