«Una corporatura, una prestanza fisica, quella di Cravan, che gli permetterà di compiere alcune considerevoli prodezze, fare visita a trentanove membri dell’Académie française nel giro di soli quattro giorni, passeggiare lungo il Kurfürstendamm di Berlino con due donne sulla spalla destra e due sulla sinistra, disertare da almeno sei paesi, battere il campione olimpico greco Giorgos Kalafatis».I libri di Edgardo Franzosini sostengono quasi da soli quello che per la letteratura italiana contemporanea potrebbe essere considerato un vero e proprio genere: biografie o, più in generale, vicende storiche, appoggiate su documentazione d’archivio e supporto bibliografico autenticato, che, da qualche parte, cedono (in particolare quando la realtà pare un po’ appiattirsi) a una fiction sostenuta e di sicuro spasso. Prendiamo questa piccola antologia di scritti di Arthur Cravan, alias Fabian Avenarius Lloyd alias Édourd Archinard, alias tutta una serie di altri nomi, cognomi e identità maschili e femminili.
Nella preziosa lunga nota biografica finale dedicata a Cravan si parla a un certo punto dell’incontro a Barcellona con il pugile Jack Johnson detto il Napoleone dei neri; dice Franzosini che «poiché nessun testimone oculare ha mai fornito un resoconto di come si sia svolto quel loro colloquio, possiamo solo immaginarlo», e, per quale paragrafo a seguire, descriverlo.Arthur Cravan è personaggio insolito in tempi decisamente non soliti. Svizzero per ius soli, essendo nato a Losanna nel 1887, fu scrittore, artista, personaggio di molte avventure e innumeri tumulti. Suo padre era cognato di Oscar Wilde, lui fu pugile a Parigi e a Barcellona (dove incontrò, finendo subito suonato in malo modo, il Napoleone di appena qui sopra), frequentatore delle avanguardie newyorchesi dell’epoca, viaggiatore in vari luoghi di quel continente, amministratore di struggenti e il più delle volte contemporanee e sovrapposte relazioni d’amore, egocentrico insaziabile, ambizioso scontento.
Fino alla morte in Messico nel 1918, misteriosa e ispiratrice di parecchie spiegazioni ipotetiche: la rinascita in Francia, reinventato nell’identità, come scrittore o come ricettatore di autografi di Oscar Wilde; la morte, nel tentativo di affrontare a nuoto il Golfo del Messico in tempesta o il Rio Grande, o assassinato con una pugnalata in un dancing, o altro (c’è anche, a pagina 185, un atto de style scritto da Marcel Duchamp e depositato presso un notaio di New York).
Il libro contiene, oltre alla cornice di testi e note (più un ottavo patinato di fotografie di Arthur al centro), scritti diaristici e critici, poesie, lettere. Quest’ultima sezione, con l’eccezione di una missiva al gallerista parigino André Level e una al giornalista e critico Félix Fénéon, ha solo interlocutrici donne e l’unico canone della lettera d’amore. Nei testi molta paccottiglia, «anime mie», adorazioni, angeli miei e del mio cuore, carissime e bellissime, e qualche strampalata ideona: «Manda un ricciolo dei tuoi capelli o meglio vieni con tutti i tuoi capelli», dice a Mina Loy, poetessa e decoratrice di abat-jour, amica di Papini e Marinetti. Cravan ne riceve per contro sentimenti autentici, disponibilità incondizionate anche nella consapevolezza di dividere il «bocconcino» con più di una rivale.
«Tesoro», dirà a chi lo chiede in sposo, «ci sono molte ragazze che mi corrono dietro».I libri di Edgardo Franzosini sono così: si sente il peso dell’autenticità sullo sfondo ma anche la piacevole prossimità di una soglia, variabile e diffusa, che separa la testimonianza documentata dalla fantasia narrativa, la verità dall’opera di finzione.«E quando qualcuno le domanderà quale sia stato il momento più felice della sua vita risponderà “Ogni momento passato con Arthur…”. “È il più infelice?“. “Tutto il resto del tempo”».
Bibliografia
Arthur Cravan, Grande trampoliere smarrito, a cura di Edgardo Franzosini, Milano, Adelphi, 2018.