Bibliografia
Bernard Quiriny, L'affare Mayerling, Roma, L'Orma editore, 2018


Tutti i segreti del condominio

Nel libro di Bernard Quiriny si racconta la curiosa storia del condominio Mayerling
/ 30.07.2018
di Mariarosa Mancuso

È bello sapere di non essere soli. Bello sapere che, in un romanzo perlomeno, qualcuno legge gli annunci immobiliari per il puro piacere della lettura (a compulsarli quando abbiamo una casa da comprare o da affittare son capaci tutti). Qualcuno che li considera un genere letterario e ne scova le costanti. Il cielo è sempre azzurro, nelle fotografie degli appartamenti in vendita. Unica eccezione: le case senza balconi, riprese di notte con le finestre illuminate. Calore domestico, con un tocco da «finestra sul cortile»: basta per cancellare dalla mente l’estate e la voglia di cenare fuori.

In strada, sempre una mamma giovane e bionda con il passeggino (segnala «speranza per un futuro radioso»). Anche una nonna, perché gli anziani rassicurano: ascoltano musica classica, vanno a letto presto, non distruggono le cassette della posta. Fiori sul balcone, vicini che chiacchierano, nessuno con la pelle appena un pochino scura. E poi, siccome siamo in Francia, si parla di «standing». Parola magica che si ritrova in ogni annuncio immobiliare, villa con piscina o studio di 14 metri quadrati (esistono, ci siamo sempre chiesti come fanno con i libri).

Abbiamo trovato l’analisi degli annunci immobiliari in L’affare Mayerling di Bernard Quiriny, che già in copertina si dichiara «romanzo condominiale» (edizioni l’Orma, collana astutamente battezzata «Kreuzville», dal quartiere berlinese di Kreuzberg e dal quartiere parigino di Belleville). Un invito irresistibile, forte di un meccanismo narrativo sempre promettente, come sanno i lettori di La vita: istruzioni per l’uso di Georges Perec e di Il condominio di James Ballard.

Andando indietro al 1882 c’è Pot-bouille di Emile Zola, ambientato in un palazzo parigino di rue de Choiseul. Cercando vicino a noi, troviamo Gli ultimi giorni dell’umanità di Niccolò Ammaniti e Condominio R39 di Fabio Deotto: una palazzina alla periferia milanese abitata da una madre con bambino, un vecchio che non può muoversi, un’attrice fuori di testa compromessa con la politica, una lavoratrice notturna.

Ricca la cornice, gustoso il quadro. Il condominio Mayerling è una dimora di pregio («haut standing» nell’annuncio immobiliare) costruita dove un tempo sorgeva una villa con il suo bel parco. Ma si sa come vanno queste cose: i vecchi muoiono, gli eredi non hanno i soldi per mantenere la proprietà, gli speculatori fanno ottime offerte. In pochi mesi piazzano sul terreno 500 metri cubi di cemento, 300 tonnellate d’acciaio, 2000 tra prese e interruttori. Non viene specificato il numero dei rubinetti, ma sono loro i primi a fare i capricci, sputando poca acqua rugginosa in casa della famiglia Lequennec.

Nato a Bastogne nel 1978, Bernard Quiriny insegna diritto all’università della Borgogna e finora aveva scritto racconti (sempre pubblicati da L’Orma, editore che ancora ringraziamo per Il Brady di Jacques Thorens: storia di un cinemino di Parigi che pare inventato e invece esiste davvero). Ha parentele – letterarie – con Calvino e con Borges, non mancano di ricordarlo i premi ricevuti. È perfido quanto basta per sbeffeggiare i vizi degli agenti immobiliari (prendono appunti, sostiene, e hanno licenza di fare domande indiscrete, e ci osservano con la curiosità di un portinaio). E per sbeffeggiare soprattutto i nostri vizi e le nostre manie: ecco perché la satira funziona.

 «Non si vende una casa, si vende una vita» sosteneva l’ex cronista sportivo diventato agente immobiliare Frank Bascombe nei romanzi di Richard Ford. «Non siamo noi a scegliere la casa, è la casa che sceglie noi» sostiene il narratore in L’affare Mayerling, portando la provocazione all’estremo: l’appartamento invenduto è il più esigente e incontentabile (per questo certi annunci aggiungono «particolare» oppure «solo per amatori», neanche si trattasse di un appuntamento galante).

Gli inquilini prendono possesso degli appartamenti e cominciano a comportarsi in maniera strana. Più strana anche rispetto alle dispute tra vicini che conducono un serio dottore – nel Condominio di James Ballard – ad arrostire un cane dopo una guerra tribale. Si direbbe che il palazzotto è stregato, come accade nel magnifico romanzo di Shirley Jackson L’incubo di Hill House. Altro titolo che starebbe bene nella bibliotechina citata in L’affare Mayerling. Storie che parlano di case, tra cui Le naif locatarie scritto da Paul Guth nel 1956 e premiato dal-l’Académie Française. Esiste: qualche copia usata si trova su Amazon e non vediamo l’ora che il pacco arrivi.