Dove e quando
Carlo Berta – Gino D’Antoni. Su misura. Spazio polivalente Arte e Valori, Giubiasco. Fino al 7 ottobre 2018. Orari: sabato e domenica dalle 14.00 alle 18.00. Per visite fuori orario: +41(0)76 435 19 46. www.artevalori.ch

Gino D'Antoni, La creatività, 2007


Tra rigore e creatività

Allo Spazio polivalente Arte e Valori di Giubiasco le opere di Carlo Berta e Gino D’Antoni
/ 17.09.2018
di Alessia Brughera

A un primo sguardo non potrebbero sembrare più diversi tra loro i lavori di Carlo Berta e di Gino D’Antoni: ordinati e precisi i primi, popolati come sono da scrupolose sequenze di piccoli quadrati, fluidi e sciolti i secondi, caratterizzati da forme flessuose che paiono librarsi disinvolte nello spazio. Osservandoli con maggiore attenzione, però, ci si accorge di come quella disciplina e quella nitidezza tanto evidenti nelle composizioni di Berta si possano scorgere anche nelle sculture di D’Antoni, così come quel dinamismo e quella libertà che distinguono le opere di quest’ultimo non siano poi così estranei agli esiti del collega.

Punta su questa complicità espressiva la mostra allestita nelle sale dello Spazio polivalente Arte e Valori di Giubiasco (una realtà nata nel 2016 per volontà di Suzanne e Gioachino Carenini che ha già all’attivo una decina di interessanti rassegne), che, con l’accostamento dei lavori di Berta e D’Antoni, ha dato vita a un inedito colloquio fatto di sottili consonanze da ricercare nell’incontro tra regola e gioco, tra stabilità e ritmo, tra meticolosità ed estro.

Carlo Berta, ottanta primavere raggiunte a inizio anno, è figura poliedrica e molto nota in Ticino. Grafico, pittore, scenografo, insegnante e anche musicista jazz, si è formato come artista all’Accademia di Brera e ha lavorato per decenni come apprezzato grafico editoriale e della comunicazione visiva. Nella mostra di Giubiasco è stata raccolta una selezione delle sue opere più significative eseguite dagli anni Settanta a oggi, composizioni geometriche soggette a una logica impeccabile che testimoniano la coerenza che ha accompagnato Berta lungo tutto il suo percorso.

Che l’estremo rigore sia alla base della sua produzione lo rivela l’artista stesso, confessando una sorta di ossessione nell’ideare e poi applicare le scrupolose norme che regolano le sequenze dei suoi quadratini in plastica adesiva. Non è dunque lasciata al caso la scelta di utilizzare proprio il quadrato quale forma geometrica esclusiva dei suoi lavori, manifestazione perfetta della sua attitudine al metodo e al calcolo: figura antidinamica per eccellenza che già in passato ha ammaliato tanti maestri (Kazimir Malevič la considerava «il primo passo della creazione pura in arte»), la struttura quadrangolare è simbolo di definizione della materia, di sistemazione di ciò che è informe e caotico. Eppure, nelle opere di Berta, questa forma ancorata sui quattro lati che rappresenta la stasi e l’immobilità acquisisce nella sua infinita reiterazione una dimensione dinamica, un palpito vitale che sa trascendere la razionalità.

Ecco allora che, concluse nella loro rigida successione ma fantasiose e «in divenire» nel loro sviluppo, le realizzazioni dell’artista appaiono leggere e pregne di un’energia che sembra percorrere le frenetiche traiettorie tracciate dai piccoli quadrati. Le serie si dipanano seguendo schemi che vivono di variazioni millimetriche e di graduali passaggi di colore, di accostamenti capaci di generare effetti chiaroscurali e da cui nascono composizioni briose e audaci, in una fusione perfetta di perizia e fervore creativo.

Gino D’Antoni, classe 1954, è siciliano di origine e vive dall’età di cinque anni in Canton Ticino. Infermiere di professione, ha iniziato giovanissimo a dedicarsi all’arte portando avanti il suo percorso da autodidatta, sempre mosso dal desiderio di sperimentare nuove tecniche. Dalle opere pittoriche che hanno contraddistinto quasi esclusivamente i suoi esordi, D’Antoni si è poi dedicato alla scultura, trovando in essa lo strumento espressivo più consono alla sua ricerca.

È proprio la produzione plastica dell’artista a trovare spazio nella mostra di Giubiasco, tra piccoli lavori lignei intrisi di poesia e colorate sculture in gesso e resina dai profili sinuosi. Nelle opere di D’Antoni le forme mutuate dalla realtà vengono trasformate in stravaganti elementi astratti, divenendo immagini della visione lirica e gioiosa che l’artista ha dell’esistenza. Ludiche, bizzarre, fin quasi surreali, le sculture di D’Antoni attribuiscono una nuova identità agli elementi del reale, catapultandoli in un universo dominato dalla leggiadria del sogno.

Dagli esili spessori e dalle conformazioni allungate di queste sculture prendono vita forme che rimandano ora a maschere, a occhi e a mezzelune, ora a foglie e a fiori, tramutandoli in sagome essenziali dall’andamento verticale, quasi volessero librarsi nell’aria. Non stupisce, dunque, come nei titoli delle opere vi siano riferimenti espliciti alla musica e alla danza, con il ritmo a modellare l’insieme e l’armonia a conferirgli leggerezza. Nel lavoro Do, datato 2015, D’Antoni sembra dare concretezza a una nota, una tangibilità che emerge dal contrasto cromatico tra il nero e l’arancione ma che viene smussata dalla sottigliezza della materia e dalla flessuosità dei contorni fino a convertirsi in lievità.

Con il suo animo aperto all’esperienza del diletto creativo, D’Antoni ci parla del grande potere dell’immaginazione e di come reale e fantastico possano convivere grazie a uno sguardo poetico sul mondo.