Dove e quando
Aligi Sassu (1912-2000). Museo Wilhelm Schmid, Brè. Fino al 25 giugno 2017. Orari: ve e do 14.00-17.00. Per informazioni: cultura@lugano.ch


Tra realismo ed espressionismo

Il Museo Schmid di Brè accoglie le opere di Aligi Sassu
/ 12.06.2017
di Alessia Brughera

Nel piccolo villaggio di Brè Wilhelm Schmid arriva quando la seconda guerra mondiale è ormai alle porte, per sfuggire alle persecuzioni del Terzo Reich che lo considera un «artista degenerato»: dalla città di Berlino dove anima le correnti avanguardistiche, il pittore di origine argoviese si trasferisce nella tranquilla località del Ticino per trascorrervi il resto della vita, ritraendo fino alla morte, avvenuta nel 1971, i suggestivi paesaggi che può ammirare dalla terrazza della sua abitazione.

Alcuni anni più tardi, un altro artista, questa volta italiano, rimane colpito dalla bellezza del luogo e lo elegge quale residenza dove soggiornare durante l’ultimo periodo della sua esistenza: è Aligi Sassu, pittore nato a Milano nel 1912 e diventato uno dei protagonisti dell’arte novecentesca.

A testimonianza del profondo legame che queste due figure hanno avuto con Brè troviamo da una parte la dimora di Schmid, divenuta un museo a lui dedicato che ha mantenuto parte dell’arredo originario dell’artista, dall’altra il dipinto che Sassu ha realizzato all’ingresso del borgo, dando inizio al caratteristico percorso di opere d’arte che si snoda lungo le stradine del nucleo del paese.

Proprio negli spazi del Museo Schmid i due maestri vengono oggi accostati in una mostra che mette in dialogo i loro lavori, evidenziando lo stile peculiare che ciascun artista ha saputo elaborare e dandoci al contempo gli spunti per cogliere talune assonanze nel loro modo di dipingere, prima fra tutte la medesima tendenza a dar vita a una pittura di stampo espressionista che esalta l’accensione cromatica e che si affida all’essenzialità delle forme.

Le opere di Schmid, permanentemente esposte nel museo, appartengono agli anni Venti e Trenta, un periodo particolarmente intenso per il pittore, che si accosta dapprima alla Novembergruppe, l’associazione di artisti formatasi a Berlino nel 1918 con lo scopo di dar vita a un’arte per il popolo, poi alla Neue Sachlichkeit, il movimento di derivazione espressionista che vede la luce nella Germania prenazista.

Sebbene vicino a quest’ultima corrente nel proporre immagini dalle volumetrie semplificate e dai colori violenti (ne sono un esempio i nudi femminili di un potente giallo-verde nella tela dal titolo Fuoco, del 1920), Schmid elabora un linguaggio dai toni meno crudi rispetto ai suoi colleghi. Non si trova nelle sue opere l’impietosa satira caricaturale di George Grosz né la pittura spietata, di un tragico realismo, di Otto Dix e nemmeno le drammatiche allegorie di Max Beckmann. L’arte di Schmid è più pacata, più lirica per certi versi, accostabile alle istanze classiche della Neue Sachlichkeit, quelle maturate all’interno del Realismo Magico e da artisti quali Christian Schad. Un’arte capace di cogliere l’essenza delle cose con una verginità di sguardo che decontestualizza la realtà e gli oggetti per ricondurli a una sorta di significato ancestrale.

Nel percorso espositivo i dipinti di Aligi Sassu sono stati collocati all’ultimo piano, spazio che verrà adibito d’ora in poi a contenitore di mostre legate ai nomi di coloro che hanno realizzato l’arredo artistico di Brè.

Di Sassu vengono presentate alcune opere provenienti dalle collezioni del Museo d’Arte della Svizzera italiana risalenti agli anni Trenta. Per l’artista sono gli anni del viaggio a Parigi per conoscere i capolavori di Géricault e di Delacroix, fondamentali per la maturazione del suo stile, gli anni della carcerazione, con l’accusa di complotto antifascista, e soprattutto gli anni in cui la sua pittura si sta caricando di quelle valenze formali e ideologiche che, a partire dal 1938, la accomunano al gruppo di Corrente. L’arte di Sassu giunge così a una grande forza comunicativa attraverso una figurazione realistica che nella concitazione dei volumi e nella potenza delle tinte si riallaccia alla forzatura dei limiti del naturalismo attuata dai movimenti espressionisti europei.

Di particolare interesse, nella rassegna, sono i lavori appartenenti al ciclo degli Uomini rossi, eseguito tra il 1928 e il 1934, in cui l’artista è alla ricerca degli archetipi dell’umanità tramite l’utilizzo di un colore puro e pervasivo che trasfigura ogni cosa e che diventa elemento quasi mentale, capace di creare quelle atmosfere attonite, in bilico tra tensione ed emozione, a cui anche Schmid era riuscito ad approdare.