Tra arte e fede

Marie-Michèle Poncet all’atelier Titta Ratti di Malvaglia
/ 02.01.2017
di Gianluigi Bellei

Il tema dell’incontro tra arte e fede è molto intrigante. Certo non particolarmente attuale. Per secoli la Chiesa è stata il committente e l’interlocutore degli artisti che ha coccolato, lusingato, mantenuto, diretto. Secoli di magnificenza e di grandezza. Poi, dopo la Rivoluzione francese e soprattutto verso la fine dell’Ottocento, qualcosa si è rotto. Gli artisti stanchi delle imposizioni religiose si sono indirizzati verso altri lidi. Stanno nascendo la psicanalisi, la lotta di classe; uno stravolgimento della società che forse nemmeno la Riforma ha portato. Gli artisti si rivolgono allora verso l’Io e la rivoluzione. Con le avanguardie, poi, lo scollamento è definitivo. Tutti vogliono dimenticare il cardinale Gabriele Paleotti il quale nel suo celebre Discorso intorno alle immagini sacre e profane del 1582 spiega quali siano i colori, le forme, le posizioni, le proporzioni, gli oggetti che l’artista deve rispettare nella realizzazione dei propri dipinti. Nessuna licenza, ma una serie di obblighi formali ai quali attenersi. In questi ultimi cento anni gli artisti si sono liberati dalle pastoie iconografiche di sudditanza nei confronti del potere: sia esso incarnato dalla Chiesa o dal Re. Nel 1964 Paolo VI, nell’omelia agli artisti riuniti nella Cappella Sistina, cerca di ricucire lo strappo. «Noi abbiamo bisogno di voi – dice – perché il compito del nostro magistero è di predicare e di rendere accessibile il mondo dello spirito, di Dio» e in questa operazione che travasa il mondo invisibile in forme tangibili «voi siete maestri». Ma l’esortazione rimane inascoltata.

In questi ultimi anni la chiesa sta cercando di rientrare nel dibattito artistico; prova ne è che dalla 55esima Biennale di Venezia del 2013 esiste il Padiglione della Santa Sede coordinato dal direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci. Paolucci sostiene che sarebbe stupido dare oggi delle indicazioni per imporre uno stile all’arte cattolica; ma l’effetto propaganda, per via del tema che in quel caso era la Genesi, è ancora presente. Non a caso sono stati presentati tre artisti che operano con media contemporanei come lo Studio Azzurro che presenta una videoinstallazione. E, si sa, i giovani d’oggi sono nati fra i videogiochi… 

All’Atelier Titta Ratti di Malvaglia fino al 15 gennaio è in corso un’esposizione di sculture e pitture dell’artista parigina Marie-Michèle Poncet che cerca di coniugare arte e fede. Malvaglia è terra di frontiera oltreché di emigrazione, dapprima verso l’Italia e, nel XX secolo, verso la Francia e l’Inghilterra. Ma è anche terra di contrasti se si pensa al forte radicamento religioso visibile nelle diverse chiese del distretto che fanno da contraltare all’anticlericalismo diffuso nella vicinissima Biasca a seguito dell’immigrazione dei lavoratori del granito. Fino a qualche anno fa proprio nel cimitero di Biasca si potevano ammirare i tap in legno, a forma di cuore, che contraddistinguevano le tombe degli atei e degli anarchici dalle altre con la croce. Dalla Francia arriva Marie-Michèle Poncet, come gli emigranti di ritorno che, soprattutto nella prospiciente Semione, costruiscono le loro case. I suoi lavori sono quelli dell’incontro, dell’ospitalità, come nella serie dei tavoli, dei viaggi, della memoria, ma soprattutto dei temi biblici: Il figliol prodigo, Il sogno di Giuseppe, Giona. Opere lineari, di carattere vagamente cubista, che giocano fra i pieni e i vuoti, le luci e le ombre, l’asperità e la levigatezza. Lavori di carattere tradizionale; come quelli di Minguzzi o di Manzù che erano la cifra delle vecchie acquisizioni vaticane prima dell’apertura del Padiglione della Santa Sede alla Biennale di Venezia.

Marie-Michèle Poncet lavora per sottrazione, astraendo l’immagine dei corpi fra scomposizione e leggerezza. Esempio di costruzione mobile, fra equilibrio, danza e movimento, è Il sacrificio di Isacco del 2009 dove le tre figure di Isacco, Abramo e dell’angelo si sovrappongono in un’astrazione dinamica, raffinata e pulita e nel contempo drammatica, lieve e ariosa. «La Storia Sacra legge la mia vita – sostiene l’artista – la mia vita legge la Storia Sacra». 

Un percorso che la vede incontrare, per un ritiro e un noviziato, il potentissimo don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione (l’artista ha partecipato tra l’altro al Meeting di Rimini del 2005 ed è spesso citata nella rivista di CL Tracce), e che continua tutt’oggi nella ricerca dell’unità fra vocazione artistica e vocazione religiosa.

 

Dove e quando

Outre-terre. Marie-Michèle Poncet.
A cura di Giovanni Mascetti.
Atelier Titta Ratti. Malvaglia.
Fino al 15 gennaio.
Gio 14.00-19.00, ve-sa-do 9.00-12.00/14.00-19.00.
Catalogo a disposizione.

www.tittaratti.ch