Tornare a Lucrezio

Un’iniziativa della Biblioteca Cantonale di Bellinzona rinnova l’interesse sull’autore del De rerum natura, coinvolgendo anche il Deposito d’arte Matasci
/ 22.04.2019
di Ada Cattaneo

Poche sono le notizie certe su Lucrezio. Quasi ignota è la sua biografia, tranne che per qualche dettaglio: visse durante il I secolo a.C. in centro Italia, probabilmente fra Roma e la Campania. Qui si formò seguendo la dottrina epicurea. Molto scrissero i posteri sulla sua pazzia, che pare gli concedesse solo alcuni sprazzi di lucidità, entro i quali componeva i suoi versi. Ma è probabile che la sua presunta «insania» fosse solo una diceria, forse utilizzata dai primi autori cristiani per screditare la sua opera, profondamente intrisa di spirito antireligioso, in linea cioè con i dettami dell’Epicureismo. San Girolamo sosteneva addirittura che fosse stato reso folle da un filtro d’amore.

Una mostra declinata in tre luoghi: Biblioteca di Bellinzona, Palazzo Morettini a Locarno e Deposito d’arte Matasci In realtà, nonostante i tentativi di screditarlo, il fascino del suo De rerum natura rimane ancora oggi immutato e certi aspetti ci appaiono tuttora molto attuali. Soprattutto colpisce il tentativo di osservare la natura con sguardo razionale, che non riesce però a nascondere quello del poeta, sempre permeato dalla meraviglia di fronte ai fenomeni circostanti. La struttura stessa dell’opera non finisce di affascinare, partendo dalla descrizione degli atomi, infinitamente piccoli ed indistruttibili, fino ad arrivare al racconto dei fenomeni celesti.

Perciò appare logico che molti artisti, afferenti alle più varie discipline, siano stati ispirati dai suoi versi. L’iniziativa Caos, Cosmo, Colore. Tre capitoli lucreziani, coordinata dalla Biblioteca Cantonale di Bellinzona e suddivisa in tre sedi espositive, ripercorre alcune di queste esperienze, fra letteratura classica, traduzione letteraria e arti visive.Punto di partenza per la riflessione sono alcuni brani di Lucrezio tradotti da Giorgio Orelli. Tali passi sono stati poi il presupposto per la realizzazione di alcune litografie da parte di Italo Valenti ed Enrico della Torre. Significativo è che i due artisti si siano ispirati allo stesso brano di Lucrezio, nella stessa versione – quella di Orelli – a distanza di vent’anni l’uno dall’altro. Una selezione di queste opere su carta è in mostra presso la Biblioteca di Bellinzona.

Qui sono presentati anche i volumi pubblicati da Vanni Scheiwiller – per le edizioni «All’insegna del Pesce d’Oro» di Milano – dove le incisioni furono pubblicate proprio insieme ai testi di Lucrezio tradotti da Orelli. Valenti sceglie di rappresentare il caos affidandosi solo a due colori: bianco e nero. Della Torre, invece, sceglie il colore: verde, rosso, blu. Entrambi però si affidano alla pittura non figurativa per rappresentare le molteplici forme del caos, anche se nel gesto di Della Torre non emergono chiari alcuni elementi naturalistici. Questo primo capitolo dell’iniziativa, presso Palazzo Franscini a Bellinzona, sarà aperto ai visitatori fino al 27 aprile.Altra declinazione assume la mostra presso la biblioteca di Palazzo Morettini a Locarno: qui vengono presentate diverse edizioni antiche del De rerum natura.

L’allestimento, visibile fino al 4 maggio, si concentra sugli aspetti più letterari del discorso attorno all’opera di Lucrezio e sulle interpretazioni artistiche scaturite da essa, anche con approfondimenti dedicati alle traduzioni recenti del poema.Il terzo luogo scelto per ospitare Caos, Cosmo, Colore. Tre capitoli lucreziani è il Deposito d’arte Matasci di Cugnasco – Gerra. In questo spazio Mario Matasci concentra la propria attività collezionistica, iniziata sul finire degli anni Sessanta e rivolta in particolare all’ambito dell’Espressionismo e dell’Informale, fra Svizzera, Italia e Germania. Dal 1977 Matasci ha iniziato ad offrire al pubblico una regolare programmazione espositiva.

Dal 2007 è stato aperto il Deposito, uno spazio appositamente creato, dove è allestita una selezione della collezione, che annovera alcune centinaia di opere, e dove viene conservata l’importante biblioteca a disposizione degli ospiti. Sono qui presentate annualmente anche esposizioni temporanee. Spesso i visitatori hanno la fortuna di essere accompagnati nella visita dallo stesso Matasci, un elemento che aiuta molto nella comprensione di una raccolta fortemente legata al territorio e al sostrato culturale che accomuna Ticino e Lombardia.La scelta delle opere proposte in questa occasione presso il Deposito è incentrata su alcuni dei temi affrontati da Lucrezio e, più in generale, dalla dottrina epicurea.

Come scrive la storica dell’arte Elena Pontiggia nel catalogo della mostra «Tutto, o quasi, l’informale nasce alle sue origini da un’idea di caos». L’artista si ritrova quindi a pieno nel cosmo descritto da Lucrezio, dove la natura crea e distrugge, senza che sia data all’uomo la possibilità di opporsi a questo fluire. Le opere di Music, Chighine, Dobrzanski, Spicher e degli altri autori esposti si prestano bene a raccontare questo senso di smarrimento, a tratti intercalato dallo stupore per la natura circostante.