«Quello che cerco è la verità. Mi interessa portare la vita sulla scena, mirare all’essenza, penetrare segreti e intimità, svelare paure e incertezze per incontrare un “oltre”: la bellezza». È sulla falsariga di questa confessione che lo scorso fine settimana il pubblico ha potuto assistere sul palco del Teatro San Materno di Ascona all’incontro-spettacolo di 10 danzatori storici della Compagnia di Tiziana Arnaboldi con i quali, sull’arco di trent’anni, la coreografa ticinese ha firmato la sua avventura artistica con numerose creazioni applaudite da un pubblico internazionale, grazie a un lavoro appassionato e riconosciuto. Per i fortunati spettatori si è trattato di una sorta di festa della danza contemporanea in cui l’artista ha voluto ripercorrere con i suoi danzatori i momenti forti, e le emozioni che li hanno segnato maggiormente. Lo ha fatto radunandoli e chiedendo loro di condividere la memoria di tracce significative, gesti e emozioni di percorsi importanti.
Ma che cos’era, danza o teatro? Un interrogativo che se accompagnava provocatoriamente le prime produzioni, oggi colora pagine coreografiche che hanno meritato un posto nella storia della scena: spettacoli ispirati a opere letterarie come Per un solo istante a Valdrada (da Le città invisibili di Calvino), Finestra sul mare (da Oceano mare di Baricco) o Attesa Ni Na Nà (da Aspettando Godot di Beckett), oppure nati dall’incontro con la drammaturgia di Pierre Byland come The birds are on the wings o Falls after Newton, o legati a temi sensibili come per Donne che si raccontano o Cruda bellezza.
Le due applaudite serate di Ascona sono stati momenti di gioiosa orchestrazione, corpi, gesti e immagini di repertorio che oltre a risvegliare la memoria hanno contribuito a regalare momenti danzati intensi, in cui il rigore della perfezione del gruppo si accompagnava a libere interpretazioni, lasciando emergere la personalità degli artisti e facendoci riscoprire il senso di una bellezza ritrovata come nell’emblematico refrain della Piaf in Je ne regrette rien.