Tango è libertà

Tra qualche giorno si celebra la ricorrenza annuale che festeggia uno dei balli più sensuali
/ 09.12.2019
di Enza Di Santo

L’11 dicembre si festeggia il «Dia internacional del tango», la giornata internazionale del tango, in onore di «la Voz» Carlo Gardel e «la Mùsica» Julio De Caro, nati in questa data rispettivamente nel 1890 e nel 1899.

Molto amato anche in Ticino, il tango è ben più di un ballo. Le sue origini, profondamente legate alla storia argentina e uruguaiana, sono un intreccio tra la cultura popolare delle rive del Río de la Plata e quella degli immigrati europei, in particolare italiani e spagnoli. L’Argentina del 1800 era la terra dove cercare fortuna e, soprattutto con la fine della guerra in Paraguay e la costruzione del nuovo porto di Buenos Aires, nel 1870, affluirono alla capitale migliaia di migranti da tutto il mondo. Si crearono nuovi quartieri multietnici, le «Orilla», caratterizzati da forte miseria e sproporzione tra popolazione femminile e maschile; ovviamente prosperavano i «quilombos», postriboli poco raccomandabili.

È proprio in questi bassifondi che ci si intrattiene con la musica e nascono nuove sonorità. La payada pampera si unisce alla danza e si diffonde l’habanera, ballo spagnolo portato dai marinai da Cuba. Così, attorno al 1880, sull’insolita e caratteristica camminata di questo ballo, nasce la milonga, che nelle movenze sensuali, attinge anche dal candombe, degli schiavi africani provenienti dall’Uruguay. Il folclore rioplatense si fonde con il valzer e nasce il tango della Vecchia Guardia, che per sua natura ha come unica regola l’improvvisazione. Ma questo fervore musicale era vietato, rifiutato dai ceti sociali alti che lo consideravano per la sua ibridazione, per le figure prese da polka e mazurca in cui dama e cavaliere erano troppo vicini e per i testi esplicitamente riferiti al sesso, una minaccia alla moralità, all’identità e alla tradizione nazionale argentina. Gli autori di questi brani restano anonimi o celano la propria identità dietro pseudonimi almeno fino al 1910. Quello che è considerato il primo tango, «El entrerriano» (1896), scritto peraltro con una «r» mancante in copertina, porta la firma di A. Rosedo il cui vero nome era Rosedo Mendizàbal, di origine afro-argentina. In questo scenario, si affermano anche Ernesto Ponzio e Àngel Villoldo.

L’invenzione della radio, la registrazione su disco e la diffusione dei grammofoni, nonché l’arrivo del cinema sonoro segnarono la prima tappa del cambiamento di rotta. Con la Nuova Guardia a partire dal 1912 questo genere esce dagli schemi dell’illegalità e dal suo ghetto politico sociale, diventa popolare e iniziano a differenziarsi gli stili. Il tango si diffonde a livello mondiale e, pur mantenendo il suo carattere spontaneo, si definisce raffinandosi, e alle musiche, che finalmente vengono scritte e non solo riportate da un orecchio all’altro, si abbinano testi che hanno contenuti più romantici. La sessualità si trasforma in sensualità, il sesso in amore.

Francisco Canaro, di origini italiane, seppur considerato un artista della Vecchia Guardia contribuì notevolmente alla transizione verso la Nuova Guardia dirigendo orchestre tanguere al limite della legalità. Icone della Nuova Guardia sono l’affascinante attore francese Carlos Gardel, considerato universalmente la voce del tango, e il compositore, violinista e direttore d’orchestra Julio De Caro, che ha lasciato il segno nel mondo tanguero con il suo stile originale e gli arrangiamenti raffinati. La sua è la musica del tango. Con l’ammirazione per questo personaggio, tra i primi  a usare il suo vero nome, e l’influenza che ha avuto in questo scenario musicale, si definisce il periodo d’oro orchestrale di questo genere «decarismo».

Forse, definire «argentino» questo ballo passionale ed elegante e questo genere nato da tante influenze, non è così preciso, ma è sicuramente affascinante pensare come tante culture diverse possano incontrarsi e creare una nuova musica.