La copertina del libro fotografico di Gian Paolo Minelli


Sui binari del futuro

In occasione dei 50 anni della Hupac il fotografo di origini chiassesi Gian Paolo Minelli ha realizzato un importante lavoro sul trasbordo delle merci nello spazio intermodale di Gallarate-Busto Arsizio
/ 18.12.2017
di Gian Franco Ragno

Com’è forse già noto a chi si interessa di fotografia contemporanea, Gian Paolo Minelli, uno dei più noti artisti ticinesi, vive e opera in Argentina, compiendo quindi una sorta di riproposizione dell’emigrazione regionale dello scorso secolo. Nella sua ampia produzione, attività espositiva e bibliografia, segnaliamo, su tutti, il libro The Skin of the Cities (2010) curato da Tobia Bezzola, futuro direttore del MASI, in cui il fotografo esplicita la sua poetica sulla dialettica tra la città contemporanea e coloro che la vivono.

Per le edizioni Casagrande di Bellinzona, Minelli ha pubblicato recentemente un nuovo libro che tratta essenzialmente di ferrovia, frutto di una commissione dell’importante gruppo Hupac, all’avanguardia nel trasporto di merci, in occasione dei cinquant’anni di attività. In verità, si tratta di una presenza quanto mai discreta, che ha lasciato all’autore la massima libertà d’azione e non è intervenuta sulle scelte stilistiche nel volume.

Già presentato nella suggestiva location delle pensiline dello scalo chiassese durante i primi giorni dell’inaugurazione della Biennale dell’immagine da Elio Schenini, curatore del MASI e autore di uno dei sei saggi critici contenuti nel catalogo, il volume è composto da fotografie a colori e in bianco e nero. Alcune di esse, in ripresa notturna, sembrano compiere una sorta di ritorno alle origini, ovvero alle serie Notturni della metà degli anni Novanta, presentata dall’esordiente fotografo durante le sue prime esposizioni personali – forse è stato questo a suggerire il titolo Variazioni su un tema.

Le riprese si sono concentrate nello spazio intermodale dell’Hupac nella vicina Gallarate-Busto Arsizio. Uno spazio di cui non si vede l’orizzonte, che ci appare come una sorta di città fantasma di ferro e acciaio, in cui regna la regolarità data dal ritmo dei binari, dall’ordine dei vagoni e dalle strutture annesse. Di conseguenza le immagini (spesso dettagli e scorci di convogli in attesa – pensiamo – di entrare in atto) rinviano e restituiscono un sottile gioco di richiami cromatici e formali, sfiorando in più di un caso l’astrazione – come fu il caso della fotografia modernista di inizio Novecento.

Protagonisti assoluti e immobili di tale universo meccanico sono i container: essi infatti sembrano definire la forma minima del mondo, singola unità di quell’immenso fiume carsico mondiale che è il traffico delle merci. Tessere di un domino globale, contenitori dal contenuto sconosciuto, forme che nascondono più che rivelare, impongono la loro presenza dai colori accesi e al tempo stesso consumati, con scritte e loghi che sembrano volere sostituire, con autorità, le bandiere nazionali con nuovi invisibili regni.

Nel progetto di Minelli, come detto, non vi è un’immagine che riesca a riassumere e cogliere l’interezza dell’area interessata. Ed è proprio da ciò che potremmo partire e trarre uno spunto per una possibile chiave di lettura del volume: possiamo considerare l’intero spazio intermodale come una sorta di labirinto, nell’accezione data ad esso da Jorge Luis Borges, anch’egli argentino. Ovvero un luogo che suscita vertigine e smarrimento. D’altra parte, il labirinto è una sorta di metafora della complessità del mondo, impossibile da conoscere nella sua interezza: un paragone calzante se pensiamo al tema in questione.

La ricerca di una via d’uscita appare simboleggiata dall’immagine di copertina: un gioco di linee e colori che si riuniscono in un punto luminoso, ovvero l’apertura del nuovo tunnel del Gottardo a Erstfeld. Una visione futuristica: astratta, senza precise indicazioni ma al tempo stesso affascinante e portatrice di promesse. Per concludere, per quanto nato in occasione di un anniversario di un’importante azienda sul territorio, il soggetto del libro di Minelli non perderà a breve la sua attualità, rimanendo anzi funzionale a una lettura non meramente epidermica della realtà che ci circonda.