Storia e attualità a confronto

Emanuele Santoro propone Emigranti di Slawomir Mrožek, mentre la compagnia del Teatro Paravento rielabora la celebre pièce La visita della vecchia signora di Dürrenmatt
/ 27.12.2016
di Giorgio Thoeni

L’anno teatrale sta offrendo ancora qualche debutto da parte delle produzioni indipendenti. A cominciare da e.s. teatro che ha presentato al Teatro Foce di Lugano Emigranti di Slawomir Mrožek, nell’adattamento, regia e interpretazione di Emanuele Santoro in scena con Roberto Albin. È un testo che Santoro conosce bene per averlo interpretato nel 1999 accanto a Vito Gravante con la Compagnia Nuovo Teatro di Locarno e la regia di Gerardo Wuthier.

Drammaturgo e scrittore polacco scomparso nel 2013, Mrožek è stato un intellettuale coraggioso. Dopo la rottura con il suo Paese a causa di una aperta dissidenza, è stato esule volontario in giro per l’Europa fino alla morte. Emigranti, uno dei suoi maggiori successi a livello mondiale, nasce proprio da quella esperienza. Scritta nel 1974, dunque ancora in pieno regime comunista, la commedia è ambientata in una cantina dove un intellettuale e un lavoratore emigrati all’estero vivono sotto lo stesso tetto. Una condivisione dettata dalla necessità, nutrita da profonde differenze nella comune e frustrante condizione di sradicamento. Mrožek evidenzia questi aspetti in un atteggiamento di diffidenza fra i due coatti, naufraghi nella solitudine sociale.

Una metafora realistica della realtà migratoria, tema ancora di stretta attualità, esasperata dal confronto fra operaio e intellettuale, archetipo di storiche diversità. I protagonisti dividono il loro squallido rifugio in una città straniera, è l’ultimo giorno dell’anno e sopra di loro giungono gli echi dei festeggiamenti. Un respiro tragicomico alimenta la commedia di Mrožek, in un dialogo serrato con venature ironiche, graffianti, al limite del grottesco: livelli di lettura che Santoro fa aderire alla lezione originale adottando un registro dove la commedia popolare si alterna al dramma psicologico lungo un’interpretazione che si muove sull’asse di una comicità che porta a una riflessione ancora forte della sua attualità ma che non concede sconti sull’uso dei caratteri.

I conti in sospeso della vecchia signora

Chissà se sarebbe piaciuto a Friedrich Dürrenmatt ipotizzare il ritorno di Claire Zachanassian, la sua celebre «vecchia signora» al paese di Güllen molti anni dopo la sua celebre visita? La compagnia del Teatro Paravento non ha avuto dubbi rimaneggiando il capolavoro del grande scrittore e drammaturgo svizzero con un adattamento che torna sugli avvenimenti descritti ne La visita della vecchia signora in una sorta di analisi e memoria critica.

Come si ricorderà, nella commedia originale Claire, divenuta miliardaria, torna al suo paese e promette un’importante donazione a patto che venga commesso un omicidio. In altre parole compera la collettività per vendicarsi di un grave torto da lei subito in gioventù e dove tutta la popolazione le si era schierata contro. Proviamo ora a immaginare Il ritorno della miliardaria (così il nuovo titolo) come l’apparizione di un fantasma della donna allo «Stammtisch» della bettola di Güllen, tornata per una resa dei conti e per denunciare l’immoralità di quella collettività. La drammaturgia proposta dal Paravento fa rivivere la storia con un incastro di scene originali precedute da pagine del presente narrato.

Cabaret, commedia e clownerie sono gli strumenti e i tratti distintivi della compagnia locarnese e gli attori agiscono in quella dimensione in un gioco teatrale di straniamento e dichiarato scambio di ruoli. La regia è di Miguel Àngel Cienfuegos in scena con un’efficace Luisa Ferrone e con Amanda Rougier Appignani, Marco Capodieci e Fabio Martino (alla fisarmonica). Pubblico ridotto ma applausi convinti al Teatro Foce di Lugano.