Dopo il grande successo di Der Sandmann, balletto ispirato a un racconto di E.T.A. Hofmann, Christian Spuck, l’indefesso coreografo e direttore della compagnia di danza dell’Opernhaus di Zurigo, ha messo in repertorio un altro balletto ispirato a un racconto dello scrittore tedesco esponente del Romanticismo, e precisamente Nussknacker und Mausekönig (in italiano Schiaccianoci e il re dei topi).
Spuck, pur rappresentando con tatto e poesia anche tutto l’incanto e la tessitura fantastica del celebre balletto di Ciajkovskij non ne propone come di consueto un tipico divertissement natalizio, bensì una nuova lettura rinvigorita da interessanti prospettive fra l’ironico, il grottesco e l’oscuro, peraltro più vicine ai motivi anche inquietanti del racconto originale.
L’ingegnoso Drosselmeyer – e Dominik Slavkovsky è sempre in grado di conferirgli questa dimensione, drammaturgicamente altresì molto efficace – ha anche per Spuck, come in Hofmann, un ruolo essenziale, cruciale e decisivo, perfido e fascinoso, a volte angoscioso e tanto più ossessivo perché contrappuntato dagli ensemble più giocosi e brillanti, e dalle diverse altre figure coreografiche. Ben sviluppati anche gli altri ruoli principali, cui viene concessa la dovuta attenzione drammaturgica: una rapita Marie (come in Hoffmann, e non Clara) e un apparentemente disincantato Fritz interpretati da Michelle Willems e Daniel Mulligan, lo Schiaccianoci/Principe/Nipote di Drosselmeyer (William Moore), la principessina Pirlipat (un’incantevole Giulia Tonelli), la cui storia viene raccontata ai bambini da Drosselmeyer, la signora Mauserinks (Mélissa Licurgo) e Il re dei topi (Cohen Aitchison-Dugas), tutti consegnano un’ottima interpretazione ed esecuzione tecnica.
Fra le perle di questa originale produzione, ricordiamo l’esilarante scena della battaglia con soldatini spaventati e tremanti come foglie, e l’ancor più divertente Valzer dei fiori (sì, quello famoso), danzato da un gruppetto di personaggi in tutù di petali colorati, vuoi bulletti e reginette di balera, vuoi artisti di circo o varietà. Anche qui, in un momento in cui la scenografia di Rufus Didwiszus ricorda la rivista e, appunto, il varietà, il comunicativo, peculiare e variato linguaggio coreografico di Spuck si coniuga perfettamente alla tecnica e al rigore di stile dell’arte coreografica tradizionale. All’unisono con le coreografie, l’impeccabile ed eloquente scenografia (davvero magnifico il suggestivo gioco di grisaille dell’inizio) del già citato Didwiszus, i costumi molto spiritosi di Buki Shiff e il puntuale light design di Martin Gebhardt.
Davvero ottima la prestazione della Philarmonia Zürich (alla fisarmonica sul palcoscenico e vestita da clown la brava Ina Callejas) diretta con entusiasmo e precisione da Paul Connelly, sempre in grado di evidenziare le particolarità della bella partitura. Notevole anche il coro, ovvero «Kinderchor und SoprAlti der Oper Zürich» magistralmente preparato da Ernst Raffelsberger. Questo Schiaccianoci ripensato da Christian Spuck è stato salutato dal folto pubblico della prima con lunghi e scroscianti applausi, soprattutto all’indirizzo del coreografo e dei solisti, ma anche dell’intera compagine del «Ballett Zürich» e dello Junior Ballett in forma smagliante.