Solo effetti collaterali

Ambizione tecnologica e salute in «The Bleeding Edge»
/ 10.09.2018
di Alessandro Panelli

Kirby Bryan Dick, noto documentarista americano due volte nominato agli Academy Awards per Twist of Faith e The Invisible War, anche questa volta affronta un tema delicato che fa leva sulla sensibilità umana. Assieme alla distribuzione Netflix e al suo braccio destro Amy Ziering, Kirby ha il compito, attraverso questo film, di svelare il segreto che si cela dietro i nuovi dispositivi tecnologici in campo medico.

Il documentario si apre con un discorso convincente al Global Summit for Medical Technology da parte di un industriale che sottolinea i grandi traguardi raggiunti dalla tecnologia nell’ambito della salute e come gli attori del settore si stiano impegnando per rendere migliori le vite delle persone in tutto il mondo. L’inizio, apprezzabile, mette in evidenzia il modo spettacolare ed efficacemente persuasivo con cui gli industriali promuovono i loro prodotti. Lo spettatore ignaro ci crede fiducioso poiché ancora non sa delle vite potenzialmente in pericolo e delle cospirazioni che si celano dietro queste parole. 

Il film ha una struttura ben organizzata: si focalizza su cinque o sei dispositivi medici che hanno danneggiato in modo irreversibile le persone che testimonieranno nell’opera, prendendo successivamente come riferimento dati globali agghiaccianti e mettendo così in luce le temibili relazioni tra aziende ed enti statali. 

Negli Stati Uniti è la FDA (Food and Drugs Administration) che si occupa di controllare l’affidabilità e quindi la sicurezza dei dispositivi medici utilizzati in campo chirurgico. Inizialmente sembrava facesse controlli attendibili, ma con i primi problemi (come il mal funzionamento della spirale contraccettiva, il danno al cervello che può creare una protesi all’anca di cobalto o la pericolosità di robot chirurgici come il Da Vinci) molti medici e specialisti iniziarono ad indagare. Scoprirono che i test venivano effettuati per due o tre anni su dispositivi impiantati in modo permanente e che il campione di esame si limitava a una ventina di persone, contro le centinaia testate per i prodotti farmaceutici.

Ogni storia inizia sempre con una pubblicità ingannevole e rassicurante e finisce con la testimonianza di persone dalla vita stravolta. Ci sono medici che si preoccupano della salute del proprio paziente, e altri invece, collusi con l’industria per la quale lavorano o intrattengono malati rapporti di interesse. 

In un mondo che si innova sempre più velocemente, e dove le grandi compagnie hanno un potere sempre più totale, si oscura quella sicurezza che in campo medico dev’essere imposta, e dovrebbe essere una certezza, perché a pagarne le pericolosissime conseguenze è sempre la popolazione, inerme.