Bibliografia
Sandro Veronesi, Il colibrì, La nave di Teseo, 2019, pp. 368


Sandro Veronesi e le cose belle

Lo scrittore riesce ancora una volta a emozionare la lettrice e il lettore senza però mai ingannarli
/ 24.02.2020
di Laura Marzi

Nel 2006 Sandro Veronesi ha vinto il Premio Strega con il romanzo Caos Calmo, in cui racconta la storia di un giovane uomo che resta vedovo e si trova, senza programmarlo, ad affrontare il lutto fermandosi davanti al portone della scuola elementare di sua figlia, tutto il giorno, ad aspettare che lei a metà pomeriggio esca, per riportarla a casa. Dal romanzo è anche stato tratto un film in cui il protagonista Pietro Paladini è interpretato da Nanni Moretti, per la regia di Antonello Grimaldi. In quel romanzo memorabile a punteggiare il racconto erano degli elenchi che Pietro stilava nelle ore in attesa della sua bambina: con quali compagnie aeree avesse volato nella sua vita, per esempio, e altre cose del genere.

Anche in quest’ultimo romanzo di Sandro Veronesi, Il colibrì, edito da La nave di Teseo, incontriamo degli elenchi, questo per esempio: «libertà di non sottomettersi alle leggi sgradite, di non rispettare i valori fondativi, le tradizioni, le istituzioni, il patto sociale, gli accordi presi in passato, libertà di non arrendersi davanti all’evidenza, libertà di insorgere contro la cultura, contro l’arte e la scienza…».

Marco Carrera, protagonista e voce narrante, sta raccontando attraverso questo elenco il conflitto tra la società contemporanea, che a partire dal mito della libertà ha generato le perversioni liberiste citate nell’elenco, e quella del futuro, incarnata da sua nipote Miraijin, che inaugurerà invece il tempo della verità. Sua nipote che rappresenta la perfezione, almeno così viene descritta da Carrera, è la sua ragione di vita. Quella di Marco Carrera, come lui stesso ammetterà alla fine del romanzo, è stata infatti una «vita piena di dolore, indubbiamente», di assenze e di impossibilità che egli ha affrontato, che il destino gli ha posto davanti per poter arrivare, alla fine, a essere testimone e artefice, almeno in parte, dell’esistenza dell’Uomo del futuro. Questo il significato, infatti, del nome di sua nipote Miraijin, che poi si rivela essere una donna: «visto papà? Si comincia bene – gli dice sua figlia Adele dopo il parto – l’uomo del futuro è una donna».

Anche in quest’opera di Veronesi, come in Caos Calmo per esempio, tanta famiglia. Al centro del romanzo denso di avvenimenti e personaggi ci sono le dinamiche familiari di Probo e Letizia Carrera, i genitori di Marco, Giacomo e Irene, che hanno smesso di piacersi poco tempo dopo essersi incontrati, ma non hanno mai creduto che questa fosse una ragione sufficiente per lasciarsi. Il romanzo, poi, è costellato dalle mail che Marco scrive al fratello Giacomo che ha lasciato la città natale, Firenze, e si è trasferito molto giovane negli Stati Uniti. Giacomo non risponde mai e Marco conclude spesso le sue mail con un’espressione che commuove: «abbraccio lo schermo. Marco». Irene, invece, rappresenta la prima prova per il protagonista: spesso nelle famiglie avviene che uno dei figli o figlie sia catalizzatore delle correnti nefaste che circolano in ogni nucleo familiare e poi le faccia detonare.

C’è una capacità in alcuni scrittori, come Sandro Veronesi, di emozionare la lettrice e il lettore senza ingannarli: non gioca con le debolezze umane, ma le racconta con una sincerità tale che è impossibile non apprezzare la compagnia dei suoi romanzi. E non per una questione di immedesimazione: spesso nelle sue storie le vicende narrate sono estreme, nel senso che si posizionano su quella linea, che esiste, in cui la realtà gioca a scherma con l’irrealtà, sfida la statistica. I suoi personaggi, quindi, hanno spesso tratti eroici, qui Marco Carrera lo ammette, e non è proprio facile riconoscersi in un eroe. Ad attrarre, allora, a generare quell’esperienza che resta tra le più belle del mondo di non voler smettere di leggere, di non voler finire il libro, è la ricerca di bellezza che sottende alle sue storie, il fatto che pur essendo realistiche abbiano i tratti del fantastico, perché ogni personaggio che lui racconta resta sempre fedele a sé stesso.