Dove e quando
Robert Indiana. Pinacoteca Comunale Casa Rusca, Locarno. Fino al 13 agosto 2017. Orari: da ma a do 10.00-12.00/14.00-17.00, lunedì chiuso. www.museocasarusca.ch

New glory banner, 1963, olio su tela, cm 232x152.

Robert Indiana e l’America

A Locarno la mostra personale del maestro della Pop Art
/ 31.07.2017
di Alessia Brughera

All’inizio degli anni Sessanta il clima americano è caratterizzato dall’invasione nella vita di tutti i giorni di un massiccio quantitativo di prodotti di consumo e delle relative immagini pubblicitarie. È in questo momento di particolare opulenza per il paese che nasce la Pop Art, senza dubbio il movimento più autenticamente rappresentativo dell’America in tutti i suoi aspetti, culturali e popolari. Costretti a vivere in una realtà conquistata dall’oggetto e dalla propaganda, gli artisti prelevano i materiali, concettuali o concreti, da un magazzino di merci, di figure e di sensazioni che passano attraverso la produzione industriale e i media. Interessati a tutto ciò che li circonda, si aprono a varie forme di comunicazione quali i fumetti, la pubblicità e i rotocalchi, consapevoli del fatto che l’arte debba adesso farsi portavoce di una nuova visione incarnata dall’affollata quotidianità. 

Gli artisti della Pop Art non giudicano: tutte le immagini possono partecipare al farsi dell’opera. Non c’è più alcuna distinzione tra bello e brutto, tra bene e male. La realtà entra con prepotenza nel processo estetico, dove ogni elemento viene messo sullo stesso piano come in uno sterminato supermercato che seduce senza sosta con la sua variegata mercanzia. Cartelloni pubblicitari, insegne e prodotti industriali di ogni tipo diventano il contenuto delle opere, eseguite con tecniche che rispecchiano le moderne procedure utilizzate dai media tecnologici.

Tra coloro che intercettano e sfruttano le enormi potenzialità della società consumistica per creare un’arte aperta a un pubblico vasto c’è Robert Indiana, al secolo Robert Clark. Classe 1928, Indiana è fra i protagonisti della Pop Art e colui che tra gli esponenti del movimento sa farsi più di ogni altro lucido interprete di un periodo storico carico di promesse, cogliendone le aspettative così come le contraddizioni.

Un’esposizione allestita nelle sale della Pinacoteca Comunale Casa Rusca a Locarno, curata da Rudy Chiappini, ci racconta il percorso creativo del maestro statunitense attraverso una ricca selezione di opere realizzate a partire dalla fine degli anni Cinquanta, momento in cui l’artista si trasferisce nella Grande Mela e avvia una nuova stagione di sperimentazioni.

È proprio nella fervida realtà newyorchese di metà Novecento che Indiana approda – complice la frequentazione del pittore minimalista Ellsworth Kelly, suo vicino di loft nella zona portuale di Coenties Slip – a uno stile basato sulla geometrizzazione e sull’essenzialità compositiva che risulterà fondamentale per lo sviluppo negli anni successivi del suo tipico linguaggio iconico e immediato, sintesi perfetta tra semplificazione formale e complessità di significato. 

«Pittore dei segni» si è autodefinito Indiana, la cui arte mescola parole e immagini imbevute di richiami storici e culturali, e non da ultimo di riferimenti alle proprie esperienze di vita. L’artista non ha mancato anche di definire i suoi lavori, servendosi di tre aggettivi che ne racchiudono le peculiarità estetiche e le intenzioni: colorati, celebrativi e commemorativi. 

I simboli, i loghi e i numeri del variegato mondo dei consumi popolano le sue opere, rielaborati con ironia e provocazione. Le scritte e i marchi tratti dai cartelloni della pubblicità e dai segnali stradali, visti migliaia di volte durante i suoi numerosi viaggi, costituiscono l’ampio panorama figurativo attraverso cui Indiana dà espressione al proprio sentire. 

«Sono legato a un proposito all’antica» confessa l’artista: «non ho mai creato un dipinto che non contenesse un messaggio». I suoi sono messaggi istantanei, affidati a frasi a effetto che sanno imporsi con efficacia. Parole comuni dette e sentite infinite volte a cui l’artista sa infondere un’energia nuova che ne rafforza il senso. «Love» è indubbiamente la più celebre di quelle da lui utilizzate, un termine universale che Indiana ha voluto indagare nella sua essenza per farne «lo scheletro di tutto ciò che tale parola ha significato in tutte le varianti erotiche e religiose del tema».

Partita come immagine di una cartolina natalizia del Museum of Modern Art di New York, nel 1966 Love diventa una scultura in alluminio policromo e per la sua forza visiva si trasforma in icona inequivocabile della Pop Art regalando al suo creatore gloria e fama. Non per niente l’opera LOVE Red ci accoglie anche nel cortile di Casa Rusca come emblema del linguaggio dell’artista statunitense: seppur riprodotta e abusata all’inverosimile è un’immagine che ancora oggi rappresenta in maniera genuina non soltanto tutto ciò che fa parte della cultura di Indiana ma soprattutto il suo atteggiamento nei confronti dell’opera d’arte stessa, intesa come reale esperienza condivisa.

Nella rassegna locarnese sono ben documentate le varie fasi del percorso dell’artista, dai primi dipinti astratti e dagli assemblaggi realizzati con materiale usurato fino agli esiti più recenti, dove campeggiano i simboli intramontabili dell’America, su tutti la divina Marilyn, così come nuovi segni ispirati alla tradizione orientale.

Queste opere ci rivelano le tematiche care a Indiana, dalle utopie della sua patria alle cause per i diritti civili (ne è un esempio la tela dal titolo The Rebecca, del 1962) nonché gli imprescindibili riferimenti dell’artista ai più importanti poeti e scrittori americani (Crane, Melville, Whitman, solo per citarne alcuni), ai pittori che hanno contribuito a creare la cultura visiva del paese all’inizio del Novecento e alla storia stessa dell’America, anche con le sue pagine buie e i suoi fallimenti, guardata ora con solennità ora con cinismo.

Nei lavori dell’artista le vicende di una nazione intera si fondono con le vicende personali, il persistente richiamo alla civiltà a stelle e strisce si fonde con il pensiero più intimo. Le opere di Indiana riescono così a farsi espressione della sua profonda volontà di essere «un pittore americano di segni che tracciano la rotta, un pittore per la gente e un pittore per i pittori».