Non è solo danza quella di Cindy Van Acker, ma una commistione di movimento, arte, scultura, letteratura, cinema e musica. «In Speechless Voices», spiega la coreografa, «è come se tutte le discipline che si esprimono fossero dei fili intrecciati e così stretti tra loro da formare un solo cordone. È come se tutti gli elementi, il movimento, l’immobilità, l’immagine, la luce, il silenzio, la musica, fossero delle voci diverse, anche voci prive di parole, ma tutte considerate sullo stesso livello, e andassero a comporre un insieme». I sei danzatori della compagnia ginevrina Cie Greffe si muovono lentamente sulla scena, formando figure geometriche o componendo veri e propri tableaux.
A tratti lo spettatore riconosce immagini o soggetti familiari, come il David e la Pietà di Michelangelo, oppure la Venere di Velazquez. I riferimenti a pittura, scultura e letteratura sono molteplici, da quelli mitologici, a quelli pagani, fino a quelli cristiani. Speechless Voices fa anche allusione alla comunicazione non verbale tra Cindy Van Acker e il compositore della musica Mika Vainio, scomparso tragicamente lo scorso anno. Così lo spettacolo che i due artisti avevano già cominciato a ideare, dopo una serie di altri progetti comuni, è diventato un omaggio della coreografa belga al suo collega finlandese. E forse anche il suo modo non solo per salutarlo, ma anche per elaborare il lutto.
L’ossimoro Speechless Voices si riferisce, oltre che alla piena intesa tra i due colleghi, alla danza quale mezzo di comunicazione scevra di parola. Come racconta la coreografa, il titolo era stato scelto prima del decesso del suo collega, ma ha acquisito ancora più significato dopo il tragico evento: «la sua musica è infatti caratterizzata da un’espressività tale che mi parla come fosse una voce». Questa assenza di parola, che rendeva la collaborazione tra Cindy Van Acker e Mika Vainio così proficua, è anche ciò che accomuna danza e musica, la cui assenza di movimento o di suono è un elemento intrinseco. La danza è infatti contraddistinta da pose statiche, alternate al movimento, e la musica è scandita da pause.
I due artisti, nel loro progetto iniziale, intendevano affrontare il tema del rito, di alcuni dei suoi aspetti umani quali la crudeltà o la consolazione, e del ruolo dell’individuo in seno alla comunità. L’importanza del rito e della comunità per l’elaborazione del lutto diventa poi il perno di questa creazione. «Il decesso di Mika», rivela la coreografa, «ha messo costantemente in discussione la mia concezione di vita e di morte. Riguardando tutti i film di Pasolini, ho notato dei tratti specifici ricorrenti nelle scene di morte. Mi sono quindi concentrata su quelle in cui è rappresentata come una liberazione, una liberazione dalla vita. Accattone, protagonista dell’omonimo film, mentre sta morendo in seguito a un incidente in moto, esclama «Sto bene». Queste parole e la Passione di Bach della colonna sonora mi hanno segnata in modo particolare. Anche la scelta del brano finale ha pertanto quale fonte di ispirazione il film, che ha generato in me l’universo di Speechless Voices».
Cie Greffe danza dunque sulle note della musica elettronica e di quella barocca, due generi molto distanti, quasi a richiamare l’ossimoro del titolo. La performance esordisce con una composizione di Vainio, ritmica, ripetitiva, a tratti assordante, e termina con la Passione secondo Matteo di Bach. Quest’accostamento permette allo spettatore di vivere un processo di catarsi come gli antichi greci sperimentavano a teatro, assistendo alla tragedia.
Le scene di morte rappresentate sono a tratti angoscianti, ma mai crude. Sono infatti caratterizzate da una poetica del movimento che conferisce dolcezza. Al termine, un rito danzante attorno al fuoco permette nel contempo di elaborare il lutto e di alleggerire la tensione. Assistendo a Speechless Voices si prova una sensazione di sollievo. Un ulteriore richiamo al rito è dato dalla struttura ciclica e circolare dello spettacolo, non solo simboleggiata dalla danza attorno al fuoco, ma anche dal suono del carillon che introduce e chiude la rappresentazione, quasi a volerla incorniciare.
Il sincretismo religioso e artistico e la complessità concettuale che caratterizzano Speechless Voices conferiscono fascino alla creazione di Cindy Van Acker e sono alla base del suo successo. Da non perdere il prossimo 1. maggio al LAC di Lugano, nell’ambito del Festival internazionale della danza Steps del Percento culturale Migros.