Tornare alle vecchie abitudini: leggere buoni libri (magari quelli parcheggiati da tempo nella libreria, in attesa di un momento indefinito del futuro), ascoltare buona musica. Specialmente gli appassionati di jazz, di questi tempi, in mancanza di concerti e di esibizioni dal vivo potrebbero essere interessati a qualche suggerimento di ascolto. Tanto più che gli acquisti via web sono sempre più comodi e affidabili.
Il primo disco che vorremmo segnalarvi è quello di una formazione veramente piacevole e (se il termine può essere usato in una recensione seria) «simpatica». Sì, perché questo gruppo, composto da strumentisti che si collocano geograficamente sui due versanti della frontiera ticinese, persegue da anni un progetto artistico permeato da una forte coerenza stilistica e da un grande senso dello humor.
Pubblicato dopo sei anni dalla loro precedente uscita discografica, il nuovo Different Roads ci presenta perfettamente intatta la natura giocosa e la volontà di compattezza dell’ensemble Border 4tet. Danilo Moccia al trombone, Marco Bianchi al vibrafono, Stefano Dall’Ora al contrabbasso e Silvano Borzacchiello alla batteria sono un «vero gruppo» e, rimanendo legati alla matrice mainstream del loro jazz, riescono comunque a impartire una lezione di stile e di compiutezza esecutiva come raramente capita di ascoltare. Different Roads (il titolo riecheggia il disco di Moccia e dei suoi Slidestream, Strade diverse, di cui qui troviamo un nuovo arrangiamento del brano eponimo) è un album che ci riconcilia con il piacere della musica, quello che spesso le esperienze esecutive contemporanee cercano di forzare e superare, in nome di una concezione estetica moderna.
Proprio su un versante più sperimentale si colloca un altro disco proposto dal trio Stahlwerk, di cui fa parte il bassista ticinese Francesco Rezzonico. In collaborazione col pianista Dominic Stahl e il batterista Tobias Schmid, il trio propone nel suo primo album un’incursione nei territori dell’improvvisazione pura, accompagnata da brani a firma del pianista. L’atmosfera è naturalmente diversa da quella del disco precedente e, trattandosi di un trio per pianoforte, diremmo più scandinava. Non manca anche qui il senso di un progetto compatto e con ambizioni quasi classiche: la musica si dispone in quattro sezioni che sono state assemblate e articolate nella forma di una suite. Nel disco si gustano momenti lirici di grande piacevolezza, come nei brani Winter e Flug. Ottimo il lavoro di Rezzonico.