Dove e quando
René Burri, Explosions of Sight, Losanna, Musée de l’Elysée. Orari: ma-do 11.00-18.00. Fino al 3 maggio 2020. elysee.ch

René Burri, Collage della serie Culture à l’étranger, 1997-98 (© René Burri / Magnum Photos Fondation René Burri, courtesy Musée de l’Elysée, Losanna)


René Burri, curiosità, talento e voglia di esserci

A Losanna si celebra il grande fotoreporter svizzero con un allestimentoche solleva qualche dubbio
/ 16.03.2020
di Giovanni Medolago

Già nel 1956 (!), René Burri rilevava che «dal mattino alla sera gli apparecchi fotografici sono al lavoro in tutto il mondo e il consumo quotidiano di pellicola cinematografica si misura in chilometri». Una constatazione, più che un lamento, che poi lo spinge a chiedersi: «Qual è la missione di noi giovani fotografi? Oggi più che in passato vediamo come i problemi di chi lavora nelle risaie cinesi, degli operai dell’industria automobilistica negli USA o dei minatori tedeschi – in fondo – sono gli stessi. Le notevoli trasformazioni sociali della nostra epoca tecnologica si ripercuotono anche sulla musica, la pittura, la letteratura e l’architettura; danno un nuovo volto all’uomo moderno. Scoprirlo, trasmettere questo nuovo volto (e qualcuno dei suoi pensieri) è quello che considero il mio lavoro, la mia vera missione».

Tre anni dopo, tornando da Cipro con lo scoop di Monsignor Macario che può mettere fine al suo esilio, scopre che la tv ha già diffuso urbi et orbi le immagini dell’arrivo a Nicosia dell’aereo con a bordo l’arcivescovo ortodosso, futuro Presidente dell’isola. Burri si rende conto che, nell’epoca delle immagini in diretta, «una buona fotografia esige la mia presenza, dipende dal mio modo d’osservare, di percepire le atmosfere e dalla mia capacità di entrare in relazione con chi mi circonda. Ciò che importa è trasmettere intensità all’immagine, riuscire a integrarci qualcosa che ho vissuto e condiviso».

È la didascalia perfetta della foto forse più famosa e citata di René Burri, quel ritratto del Che mentre si gusta un sigaro con uno sguardo più che sornione.

Da bambino, Burri voleva sempre scoprire cosa ci fosse dietro le montagne, mai percepite come un ostacolo, bensì come uno stimolo. È curioso e vuole esserci: a tredici anni, saputo della visita a Zurigo di Winston Churchill, si fa prestare la Kodak dal padre e realizza la sua prima significativa immagine, fortunosamente sopravvissuta dal ’46 sino ai giorni nostri. La curiosità, il talento, il bisogno di testimoniare da vicino, aggiunti alle lezioni apprese dai suoi amici della Magnum sono un mix che porta a «L’explosion du regard», concetto scelto quale titolo dal Musée de l’Elysée di Losanna per la grande retrospettiva che sta dedicando al fotografo svizzero più celebre al mondo (insieme a Werner Bischof).

Un doveroso omaggio dell’istituzione vodese che dal 2013 si prende cura dell’eredità artistica di René Burri (1933-2014), «un patrimonio unico sulla vita e l’opera di un fotoreporter che, durante tutta la sua vita, è stato negli avamposti della Storia mondiale, un patrimonio da trasmettere alle generazioni future come eredità universale», sottolinea Tatyana Franck, direttrice dell’Elysée.

Ciò che non ha convinto il vostro cronista è l’allestimento della mostra, voluto da Mélanie Bétrisey e Marc Donnadieu. Una messinscena pop, a partire dal grande collage retroilluminato che accoglie lo spettatore e che ritroviamo nell’orgia di luci colori scritte carte geografiche e quant’altro ci aspetta nelle altre sale. Si mescolano le varie sezioni della mostra (cinema, strutture, io&gli altri, Magnum ecc.) che vorrebbero riassumere la poliedrica attività del fotografo, interessato altresì anche al disegno e ai collages. Talune di queste sezioni sono sovraccariche di immagini sovente così piccole (planches-contacts o stampa a contatto che dir si voglia) da rendersi inintelligibili. Una voglia di contemplare tutta l’esuberanza di Burri che si trasforma in autentica bulimia. Basti pensare che il catalogo della mostra contiene 250 immagini, mentre all’Elysées quelle esposte sono oltre 500. Di solito capita il contrario…