Non è casuale l’onesto desiderio della compagnia locarnese del Teatro Paravento di riuscire, con le sue produzioni, a rimanere legata al presente, all’attualità. Lo fa a modo suo, come ormai ci ha abituati da alcune stagioni, con un linguaggio semplice, quasi la declinazione di un teatro basilare, poco sofisticato, mettendo in scena testi originali o adattamenti. Dopo il debutto a casa propria, lo spettacolo Aspettando la pioggia è stato proposto al Teatro Foce di Lugano. E, nonostante le concomitanze coi carnevali-mangia-tutto, la presenza di pubblico in platea è stata numericamente accettabile.
Il titolo dello spettacolo è doppiamente d’attualità. Se da un lato anche il nostro territorio aspetta da tempo la pioggia, dall’altro al centro del racconto si parla di siccità alludendo a uno degli aspetti più drammatici legati ai cambiamenti climatici.
Miguel Angel Cianfuegos, nel dare sostanza al tema teatrale, si rifà all’autore venezuelano Arturo Uslar Pietri (1906-2001) e al suo racconto La lluvia (La pioggia), un esempio del filone narrativo legato alla corrente letteraria latinoamericana del realismo magico in cui accadimenti strani o paranormali sono raccontati come fossero eventi comuni e dove apparizioni, magia e l’elemento fantastico sono visti come normali, parte della quotidianità.
Aspetti che si ritrovano in Aspettando la pioggia con in scena due anziani contadini confrontati da mesi con una pericolosa siccità. Una situazione che mette anche in crisi il loro rapporto fino all’arrivo misterioso di un bambino che riporta fra loro gioia, allegria, voglia di vivere e... la pioggia.
Costruito con estrema semplicità, lo spettacolo è a misura degli interpreti e al servizio di una chiave narrativa popolare, immediata. Una formula in cui il Paravento è a suo agio nel raccontarci una parabola in cui il fantastico si mescola al reale senza artifici. Bravi e efficaci nella loro recitazione in una scenografia povera, Miguel Angel Cienfuegos (regista e autore dell’adattamento), Luisa Ferroni e il piccolo Simone: una famiglia d’arte e di fatto.
La danza di Alonzo King per eccellenze musicali
Una serata da inserire nei Guinness della danza. Una sala stipata per il gran pubblico ha accompagnato la visita luganese sul palco del LAC della compagnia Alonzo King LINES Ballet che ha proposto Händel / Common Ground, due coreografie per un’immersione fra musica del compositore settecentesco e la più raffinata contemporaneità. Figura centrale ed emblematica dell’espressione coreografica mondiale, nella prima parte del programma King offre una dimostrazione della sua carismatica bravura unendo la complessità barocca di Händel con una danza disegnata per mettere in evidenza la semplicità nella sua perfezione tecnica.
Common Ground, una suite su arrangiamenti composti dal prestigioso Kronos Quartet, è un’ode alla città di San Francisco, base della compagnia creata nel 1982, trama di bellezza e linearità spezzate. Visioni contemporanee di una cifra stilistica che avvolge e conquista, che lascia stupefatti per la bravura dei danzatori, ensemble di eccellenze sul piano individuale, fenomenali anche sul piano collettivo per un successo acclamato ovunque e che si rinnova sul palco luganese.