Realtà celate e sogni virtuali

Quando l’amore viene dall’Est: realtà difficili raccontate con grazia
/ 12.11.2018
di Giorgio Thoeni

Nataša prende il bus. Storie di badanti, di mogli e di figlie è il titolo dell’esordio narrativo di Sara Rossi Guidicelli. Il libro, pubblicato recentemente dalle Edizioni Ulivo, si accompagna da qualche giorno, a uno spettacolo teatrale dal titolo accorciato in Natasha ha preso bus. La scorsa settimana la pièce ha avuto il suo debutto al Teatro Sociale di Bellinzona che lo ha anche prodotto affidando la regia e la collaborazione drammaturgica all’autrice e attrice torinese Laura Curino, senza dubbio fra i migliori interpreti del teatro di narrazione italiano. A condurre per mano i numerosi spettatori c’è Ioana Butu, attrice, marionettista e cantante romena, in scena con Daniele Dell’Agnola alla fisarmonica, autore di tutta la nutrita parte musicale. Lo spettacolo riprende appetitosamente le mosse dalla ricetta del Sarmale di foglie di cavolo, piatto tradizionale romeno, raccontato dalla prima protagonista della galleria di donne raccontate da Ioana. Un invito gastronomico per passare al piatto forte costituito da una carrellata elegante, garbata, ironica, con punte di toccante verità e sincera emozione che l’attrice trasforma con sobria, sicura e efficace teatralità in un viaggio fra volti e storie di donne venute dall’Est a portare amore.

Se la pagina letteraria è il frutto di un accurato ascolto di una serie di interviste a badanti, una realtà importante e ancora sommersa, la dinamica teatrale dello spettacolo muove i personaggi interpretati nel monologo con grande sapienza registica sotto le luci di Alessandro Bigatti, mettendo in evidenza la bravura dell’attrice con un racconto a più voci, appassionato, intenso, senza manierismi, con l’aggiunta di riusciti momenti cantati. Se il percorso iniziato con «Questa mamma a chi la do?», visto nel 2014 al Festival Territori, era ancora incerto, con Natasha ha preso il bus ha dimostrato di essere solido e pronto a farsi conoscere con altrettanta leggerezza e profondità da altre platee, da altri meritati applausi.

Danza e realtà virtuale al LAC
Definirlo un kolossal è esagerato, ma dopo aver assistito al debutto di HU_robot, l’ultima fatica di Avventure in Elicottero Produzioni (AiEP) sul palco del LAC, bisogna riconoscerne l’importanza sul piano multidisciplinare. HU_robot è uno spettacolo suggestivo e accattivante nato dalla vena creativa di Ariella Vidach e Claudio Prati, coppia che da trent’anni naviga nell’esplorazione pionieristica di nuove rotte per la danza contemporanea nell’incontro col mondo digitale: un linguaggio interattivo in continua evoluzione. HU_robot è una riuscita e affascinante combinazione artistica in cui l’espressività drammaturgica emerge da una narrazione condivisa sul palco occupato da un braccio robotizzato e da un gruppo di giovani danzatori, otto per l’esattezza, del Balletto di Roma.

È straordinario assistere alla presenza in crescita di quell’occhio meccanico articolato, protagonista e deus ex machina di forme e magie luminose, di proposte interattive per i corpi distribuiti nello spazio e per i loro movimenti, costruiti per l’insieme ma sulle individualità, dalle coreografie della Vidach. Un dialogo trascinante e paradossale, in cui i movimenti sono avvolti da mura di suoni, scricchiolii, note lunghe e suadenti liberate nella scenografia virtuale di Prati; riflessioni infinite che terminano in una miniatura, una casa-di-bambole, dove i danzatori, in una dimensione imprigionata dal sogno, si trasformano, segnando la vittoria di Hu_robot e lanciando un messaggio inquietante. Un’intensa navigazione che ci auguriamo non rimanga spiaggiata sulle rive del Ceresio.