SremmLife

Artista: Rae Sremmurd
Data di uscita: 6 gennaio 2015
Casa discografica: Interscope Records
Genere: Hip hop, Trap, Pop rap


Rae Sremmurd, tra un inno e un ananas

Ogni anno Frauenfeld si trasforma per tre giorni nella capitale europea della cultura rap e hip hop, e questo grazie anche al fondamentale partenariato con Migros
/ 17.07.2017
di Simona Sala

Anche quest’anno le colline turgoviesi che circondano Frauenfeld su cui sono adagiate placide fattorie centenarie, per tre giorni hanno fatto da anfiteatro naturale al rimbombo dei bassi, da habitat a circa 50’000 ragazzi (Frauenfeld è un festival per giovanissimi), e da contrappunto quasi surreale a un palco che ha ospitato tutta una serie di star della musica, tra cui molte provenienti da quei moderni ghetti occidentali che da noi si chiamano quartieri popolari e negli USA «projects», e sono alquanto famigerati.

I ragazzi sono tutti in shirts e shorts e hanno l’aria assai innocua a dire il vero, in contrasto quasi stridente con i testi che intonano. Le ragazze, come sempre più smaliziate dei loro coetanei, sono tutte con una medesima acconciatura a doppia treccia, sebbene questa non sia ispirata al paesaggio bucolico, come verrebbe forse ingenuamente da pensare, bensì alle star globali del reality, le sorelle Kardashian-Jenner. Quelle stesse sorelle che vengono spesso citate nei testi delle canzoni a Frauenfeld, anche perché nutrono un’aperta predilezione per alcuni importanti esponenti del rap, come Kanye West, Tyga o French Montana.

Durante il giorno la voglia di ballare è forse attutita – nonostante i 51 (!) concerti in programma – a causa delle temperature tropicali; poco male però, perché le grandi star, quelle che sbancano il Billboard, YouTube e Spotify, che spopolano tra i giovani a suon di fb, meme e hashtag, entrano comunque in scena solamente a partire dal tardo pomeriggio, quando l’atmosfera scivola gradualmente verso temperature più sostenibili e la voglia di sentire dal vero artisti come Usher and The Roots, Travis Scott, Weeknd, G-Eazy, o Bushido e Marteria (star germanofone dell’hiphop) si trasforma in una collettiva frenesia emozionata.

Il popolo di Frauenfeld è figlio di prima generazione della tecnologia, e per questo ne conosce mezzi, vezzi e richiami. Quando Desiigner (divenuto celebre a 19 anni grazie al tormentone Panda e all’aiuto di Kanye West) invita il pubblico a salire sul palco, e si fanno avanti in centinaia, tanti da finire per nascondere l’artista di Atlanta e costringere gli organizzatori a interrompere il concerto, nessuno si scompone. Grandi strascichi non ci sono nemmeno dopo la reazione di Travis Scott: quando un ragazzo del pubblico gli sfila dal piede una Yeezy, Scott ha un accesso di rabbia e aizza il pubblico contro il ladruncolo, invocando proprio quella violenza («Fuck him up») che i detrattori rinfacciano a questo genere musicale.

Tra le grandi star di quest’anno spiccano due fratelli del Mississippi, Khalif «Swae Lee» e Aaquil «Slim Jxmmi», alias Rae Sremmurd, che dalla loro esibizione a Frauenfeld del 2015 di strada ne hanno fatta molta. Forse Rae Sremmurd (che non è altro che il contrario di Ear Drummers, la loro etichetta) non è un nome che ai più dica molto, ma basti sapere che sono stati fra gli indiscussi protagonisti del web per aver dato la colonna sonora a uno dei contest più celebri: era loro la Black Beatles del Mannequin contest. E proprio la provocazione di chiamarsi «Black Beatles», lanciata da due minuti afroamericani stratatuati, sprizzanti energia e turpiloquio, ha dato adito a una polemica (in rete, ovviamente) planetaria. I Fab Four sono solamente i quattro di Liverpool, con quale arroganza dunque due senzatetto che hanno fatto della festa, dei party e dello sballo il loro mandato primario, e che propongono testi non proprio ricercatissimi in cui spesso bitch fa rima con rich, osano tirare in ballo i mostri sacri della musica? (Per dovere di cronaca: Paul McCartney al Mannequin contest ha partecipato!)

Ma come hanno dimostrato in concerto, fra un lancio di ananas e mille saluti alla Svizzera, fra una capriola e un duetto con Lil Yachty, i rampolli adottivi del megaproduttore Mike Will (che firma molte loro canzoni) sono in tutto e per tutto figli della nostra epoca. Il concerto non poteva dunque che aprirsi con l’inno alla gioia Start a Party, brano di apertura di SremmLife 2, album per il quale si sono scomodati anche «The New York Times» e «The Guardian». Rae Sremmurd fanno un genere ibrido, in bilico tra rap e trap, dance e melodico. «Inclusive rap» lo chiamano Oltreoceano, proprio per quella forza trascinatrice, magnetica e ipnotica che li contraddistingue, per la capacità di interagire con il pubblico (e l’interazione va avanti, tra un concerto e l’altro, incessantemente, sui social), per il talento di creare espressioni e linguaggi nuovi. No Type o Flex Zone, sono ormai molto più (o molto meno) di una canzone, quanto più dei mantra da gridare in coro: «I own my own money so I spend it how I like».

Al loro secondo lavoro SremmLife 2 è stato anche rimproverato un calo di energia e creatività, che però con il tempo (anche se qui si parla di settimane, siamo nella social media speed culture) si è rivelato un percorso di maturità, come dimostra la nuova Unforgettable, realizzata insieme a French Montana, e il cui video è stato girato negli slum di Kampala, Uganda, quasi a testimoniare anche un viaggio «back to the roots» dei due fratelli. Come d’altronde conferma anche il brano Came a long Way, dove si racconta di due afroamericani dei projects, a un certo punto senzatetto, che mai avrebbero pensato un giorno di potersi scatenare contro Trump davanti a milioni di giovani, né di dettarne ritmi e modi di dire, tantomeno di navigare letteralmente nell’oro. Ma che ora, a poco più di 20 anni, lo fanno, divertendosi e divertendo.