È un avvenimento eccezionale aprire una stagione d’opera con un lavoro proveniente dall’avanguardia musicale del Novecento. Il grande coraggio è dovuto al nuovo direttore artistico del Grand Théâtre di Ginevra, Aviel Cahn, che ha presentato un nuovo programma cosparso di novità assolutamente interessanti.
La scelta iniziale è caduta sull’opera di Philip Glass e Robert Wilson, intitolata Einstein on the Beach, composta dal 1974 al 1976, in un’epoca dove le avanguardie musicali hanno prodotto lavori creativi tendenti alla radicalità del pensiero compositivo.
Un pensiero dedicato a esperienze estreme oltre le quali non era possibile proseguire. Ci riferiamo ai lavori musicali di John Cage sul silenzio o alle composizioni di Earle Brown con un unico cluster fermo, corrispondenti anche all’arte visiva: basti pensare a Rauschenberg con il suo quadro interamente bianco.
Philip Glass, che riteniamo uno degli ultimi avanguardisti, elabora in quegli anni una musica ripetitiva di cellule musicali minimali di poche note e pochi ritmi. La sua, è stata definita minimale, assieme alla musica di compositori americani, Steve Reich e Terry Riley, quest’ultimo presente più volte nel Ticino, invitato a tenere concerti da OGGImusica a Lugano, insieme anche a Philip Glass stesso che nel 1978 si è presentato con un recital all’organo Hammond nell’Aula magna di Trevano.
L’opera presentata mercoledì a Ginevra incarna proprio questo spirito dell’epoca, dopo il quale il compositore americano si dedica a sensibilità più restaurative, riprendendo autori classici occidentali in una decina di sinfonie per grandi orchestre.
Nella versione del Grand Théâtre possiamo salutare un’altra interessante e sintomatica novità: la collaborazione con la Haute Ecole de Musique de Genève che ha fornito l’intero cast di musicisti, dai cantanti agli strumentisti. Si tratta di una tendenza che testimonia gli ottimi risultati ottenuti dai nuovi programmi nei Conservatori che hanno inserito anche lo studio obbligatorio della musica contemporanea. L’entusiasmo dei giovani può inoltre contribuire a sostituire la professionalità tradizionale delle orchestre stabili. Un fatto che sta iniziando anche nel nostro Ticino: presto al LAC, in un concerto di Musica di «Novecento e Presente», l’Orchestra del Conservatorio della Svizzera italiana ha invitato l’OSI a partecipare all’esecuzione di capolavori dell’avanguardia musicale del dopoguerra.
La nuova produzione scenica svizzera di Einstein on the Beach a Ginevra, possiede inoltre un’altra caratteristica importante per la Svizzera italiana: la coproduzione con la Compagnia Finzi Pasca, reduce da quella magniloquente esperienza della Fête des Vignerons svoltasi per quasi un mese a Vevey.
La musica di Einstein on the Beach è basata su una struttura in sezioni precomposte da Glass in collaborazione con Bob Wilson, e si sviluppa in articolazioni ripetitive di cellule musicali che portano a un ascolto quasi ipnotico, fermando quasi l’esperienza del tempo. L’opera, che dura quasi 4 ore senza pausa, vuole in effetti possedere queste qualità.
Nella magnifica interpretazione sia delle parti vocali – corali e solistiche – che delle parti strumentali (un gruppo ristretto di strumenti, vicini alla versione originale) vi è stato un equilibrio magico e una grande precisione, dovuti all’esperto direttore d’orchestra, Titus Engel, che ha saputo mantenere una concentrazione da vero maratoneta per tutte le quattro ore di fila.
A questa falsa semplicità e questo rigore musicali si è contrapposta la sapiente messa in scena di Daniele Finzi Pasca, il quale, con la sua intera Compagnia ha sfoderato la notevole esperienza creativa, riprendendo, ma estendendo idee già sperimentate per portarle a un grande livello comunicativo.
Al rigore musicale è stata aggiunta una ricchezza di situazioni sceniche che ha portato a mettere in evidenza una contraddizione insita nel desiderio originale di Philip Glass, che permetteva al pubblico di lasciare la sala e ritornarvi quando lo desiderava. Questo, per evidenziare l’indifferenza nei confronti di un racconto che non c’è. In realtà, gli aspetti narrativi esistono, per cui non è indifferente se lasciare o no la sala: delle relazioni tra le situazioni musicali e tra quelle sceniche ci sono. Qualcosa di importante si sarebbe quindi potuto perdere.
Daniele Finzi Pasca ha voluto mettere in scena sia la figura di Einstein che di altri riferimenti visivi, come toreri, uccelli volanti, ruote, biciclette, cavalli, eccetera, mentre le voci cantavano solo i nomi delle note o le parole delle cifre. Tutto si è svolto in un sogno come avrebbe fatto Einstein stesso in una spiaggia libera.
Non si può non accennare alla grande riuscita della assoluta complessità tecnica necessaria per creare scene di notevole fascino.
Il pubblico, rimasto per tutte le 4 ore per la maggior parte in sala, ha conferito calorosissimi applausi a tutti. Il successo, non scontato, è stato grande e la sfida è stata vittoriosa.