Quel Medioevo sconosciuto

Mostre - Al Museo cantonale di Sion un’esposizione dedicata a un periodo storico su cui gravano ancora alcuni pregiudizi
/ 30.12.2019
di Marco Horat

Nelle nostre conoscenze della storia del mondo esistono luoghi comuni che, malgrado siano stati ampiamente sconfessati sotto ogni punto di vista dagli studiosi, sopravvivono imperterriti. Uno di questi è senza dubbio l’idea che il Medio Evo, con l’entrata in scena dei popoli che daranno poi origine ai Regni romano-barbarici, sia stato un periodo buio, di regressione e di crisi; un periodo sospeso tra la fine dell’Impero romano d’Occidente e il fiorire della civiltà luminosa del Rinascimento europeo. In effetti non è proprio così. Il Medio Evo è stato «semplicemente» un momento di grandi cambiamenti economici, sociali, religiosi e politici come quasi sempre capita nelle vicende storiche umane. Alcuni tratti culturali scompaiono a contatto con nuove realtà, altri ne nascono e si consolidano in tempi più o meno lunghi a seconda delle circostanze; è la legge dell’impermanenza.Non è quanto capitato anche in questi ultimi decenni? Nel dopoguerra il mondo era diviso in due blocchi, poi abbiamo assistito alla scomparsa dell’Unione sovietica e all’affermazione del capitalismo su scala universale, alla globalizzazione dei mercati e ora alla guerra dei dazi, alla crescita e all’ulteriore impoverimento della popolazione di quello che si chiamava una volta il Terzo mondo e quindi alle grandi migrazioni verso il ricco Occidente, alla nascita dell’informatica con le sue applicazioni, alle auto elettriche, ai cambiamenti climatici e via dicendo.Tutto scorre in continuazione e addio ai bei vecchi tempi; un ragionamento che vale per le varie fasi della nostra storia. A ben pensarci non ci sono forse mai stati immutabili «bei vecchi tempi», ma solo momenti di relativa stasi di fronte ad altri nei quali i cambiamenti sono avvenuti più rapidamente, fino ad arrivare al parossismo dei nostri giorni.Questo per dire di una mostra archeologica e storica curata da Lucie Steiner aperta al Museo cantonale di Sion nelle sale del vecchio Pénitencier e intitolata Alle sorgenti del Medio Evo.Tempi oscuri? dove la domanda è naturalmente retorica. Un periodo durato circa cinque secoli, l’Alto Medio Evo. Ha visto l’espansione del Cristianesimo e la fondazione di nuove potenze quali il Sacro romano impero di Carlomagno che durerà quasi un millennio; per poi sfociare successivamente nella costruzione di grandi cattedrali, monasteri (quindi la trasmissione della cultura) e castelli, nonché nuovi rapporti sociali che hanno portato al sistema feudale compiuto con signori e vassalli, cavalieri e soldati, contadini, artigiani e servi: quello più frequentato dalla letteratura e dalla cinematografia popolari.Una vicenda storica che ha lasciato alle sue spalle testimonianze importanti sia a livello materiale sia intellettuale che la mostra vallesana ripercorre fissando lo sguardo sul territorio compreso tra le Alpi e il Giura e sulla vita delle classi privilegiate (come spesso capita per ovvie ragioni).Oltre agli antichi testi degli amanuensi su temi di diritto ecclesiastico, ci sono preziosi oggetti come un pastorale appartenuto a San Germano e un reliquiario di Teodorico, entrambi del VII secolo, come pure i reperti messi a disposizione dall’Ufficio vallesano di archeologia, frutto di ritrovamenti recenti, e quelli che provengono dal Museo archeologico di Losanna, con lo scopo di dare un quadro completo di questo periodo passando dalla vita religiosa a quella quotidiana: un pettine in avorio e altri oggetti per la cura della persona, suppellettili e dadi da gioco, fibule e gioielli vari, perfino una chiave in bronzo.Un panorama inedito con prestiti da tutti i musei romandi e dal Museo nazionale a riprova del fatto che unendo le forze si possono realizzare iniziative culturalmente originali. Il discorso viene completato da una pubblicazione scientifica e da una serie di manifestazioni dedicate al pubblico, alle famiglie e alle scuole. La mostra rimarrà aperta fino al 5 gennaio 2020.