Dove e quando
OnPhotography 3 – Unusual Landscapes, Minusio, OnArte, in collaborazione con la galleria ConsArc di Chiasso. Fino al 1. dicembre 2018.


Quei paesaggi insoliti

La piattaforma per l’arte contemporanea di Minusio propone la ricognizione paesaggistica di alcuni fotografi
/ 26.11.2018
di Gian Franco Ragno

Nello spazio di Minusio di OnArte, che si definisce «piattaforma per l’arte contemporanea», assistiamo a una collettiva assai composita sul tema del paesaggio contemporaneo: sei autori che propongono un’interpretazione del tema in chiave autoriale. 

Apre l’esposizione Maurizio Montagna, uno dei più interessanti fotografi italiani di paesaggio della nuova generazione, il quale – dopo una fase iniziale in cui ha indagato a lungo sulle forme dei billboard, ovvero i grandi cartelli pubblicitari nella provincia italiana – si è immerso nella luce e nei terreni ocra della Spagna attuale, tra mito e contemporaneità, usando come guida, forma, metro e richiamo la sagoma del toro di Osborne.

Riprendendo le sue fotografie sull’estrazione del marmo, nei «paesaggi improbabili», Stefania Beretta ricuce letteralmente il filo delle sue esperienze sopra la superficie della fotografia – come già fece in occasione di un’importante esposizione monografica al Museo di Ascona nel 2016 – e, al tempo stesso, dialoga con le vicine opere della scultrice Veronica Branca-Masa; un legame dato non solo dal richiamo alla materia raffigurata e lavorata, ma soprattutto all’assenza della stessa nei vuoti rappresentati. Nell’allestimento comune sembrano qui confermate le parole dello storico della fotografia Michel Frizot secondo il quale fotografia e scultura hanno una parentela indissolubile: nascono entrambe dalla luce. 

Utilizzano i nuovi media e internet non solo come interfaccia ma come veri e propri canoni e impianti di conoscenza capaci di offrire immagini inedite – dimenticando nello stesso tempo volontariamente la macchina fotografica – due artisti di generazioni differenti, Jean-Marc Yersin e Domenico Scarano. 

Il primo, vodese, da sempre più legato alle tematiche proprie dell’utopia e alle memorie industriali, sfrutta Google Earth per isolare e celebrare frammenti dal sapore postmoderno di questo catalogo mondiale offerto dal gigante del web: egli ripropone immagini a tratti ancora imperfette, inesatte, poco definite e quindi quasi espressioniste per distorsione e colori. 

Il secondo, ticinese di adozione, compie l’operazione concettuale di rintracciare – laddove possibile – i luoghi fotografati da Gabriele Basilico per il libro Bord de Mer: un lavoro che evoca l’assenza non solo della morale del grande fotografo milanese (vero punto di riferimento per tutta una generazione di fotografi) ma anche, nella ricognizione digitale, delle sue celebri atmosfere e tonalità di bianco e nero, quasi si trattasse di un impossibile ritorno. Ne risultano delle immagini piatte e uniformi, marcate dai segni di navigazione tramite remoto, ma non contraddistinte da quell’essenzialità, da quella necessità dell’esperienza diretta dei luoghi. 

E infine, attualmente esposto alla galleria ConsArc di Chiasso (vedi articolo a lato), Thomas Krempke, autore di un libro fotografico per l’editore Patrick Frey, Das Flüstern der Dinge. Il libro, delicato diario visivo, in alcuni momenti sfiora la confessione («Là dove guardo il mondo cambia», scrive). Presente negli spazi di OnArte a Minusio con un progetto site specific, ideato per il luogo in esposizione, Krempke compie una ricognizione dei territori più prossimi allo spazio locarnese, scovando oggetti, segni, tracce in qualche misura significativi del mondo che lo circonda. 

Sono questi quindi i «paessaggi inusuali» del titolo; prove di ricerca artistica intorno a un genere che non può più contemplare solamente la bellezza del paesaggio senza considerare le sue contraddizioni. A partire dall’onnipresenza e prepotenza dei media – che ne modellano la percezione – fino a quella sensazione di straniamento che ci assale anche nei luoghi più vicini a noi.