Dove e quando
In-flore-scientia. Arte e botanica. Josef Hanel (1865-1940) / Gabriela Maria Müller. Museo Vincenzo Vela, Ligornetto. Fino all’11 agosto 2019. Orari: da ma a do 10.00-18.00; lu chiuso. www.museo-vela.ch

Gabriela Maria Müller, Amore… delicatamente, 2016 cera d’api, semi di soffione (Taraxacum officinale) (© Gabriela Maria Müller / Foto Stefano Spinelli) 

Josef Hanel, Papavero domestico (Museo botanico dell’Università di Zurigo © Botanisches Museum der Universität Zürich)


Quando il creato svela i suoi segreti

Al Museo Vela di Ligornetto l’arte incontra natura e scienza
/ 08.07.2019
di Alessia Brughera

È il 2015 quando la conservatrice del Museo botanico dell’Università di Zurigo si imbatte in cinque piccole casse di legno nei depositi dell’istituzione. Aprendole, scopre che al loro interno sono custodite numerose diapositive su vetro che ritraggono forme di vita del mondo vegetale: le immagini di felci, funghi, piante da fiore, muschi e licheni, immortalati nel loro habitat naturale, appaiono agli occhi della studiosa di una tale bellezza da indurla a esaminarle con particolare attenzione.

A colpirla più di ogni altra cosa è l’estremo realismo con cui sono realizzate, come se fossero frutto delle più sofisticate tecnologie moderne. Una meticolosa analisi del materiale evidenzia come questi soggetti botanici siano fotografie in bianco e nero su cui qualcuno è intervenuto poi con il colore mediante l’ausilio di un pennello finissimo, donando loro raffinati giochi di luce e delicati effetti chiaroscurali.

Dipinte a mano con una simile accuratezza, le diapositive non potevano che essere opera di un artista abile sia nelle vesti di fotografo sia in quelle di pittore. E difatti, partendo dalle iniziali riportate sulle lastre di vetro, la conservatrice riesce a risalire al loro autore, Josef Hanel, pittore-decoratore formatosi probabilmente a Vienna e fotografo autodidatta, nato nel 1865 nella regione austriaca del Sudeti e attivo tra il paese d’origine, la Germania e la Cecoslovacchia.

Hanel, vero e proprio pioniere del genere, si era specializzato nella produzione di fotografie e diapositive colorate per la divulgazione scientifica e collaborava con università e riviste del settore botanico grazie alla sua maestria nella resa finale dell’immagine. Dalle ricerche è emerso difatti che le riproduzioni così veritiere dell’artista erano molto apprezzate dagli insegnanti come valido supporto alle loro lezioni e dalle case editrici come illustrazioni per manuali dedicati all’argomento. 

Sebbene create con un intento perlopiù didattico, le diapositive di Hanel riflettono chiaramente le sue ambizioni di pittore: l’attenta inquadratura della composizione, la perizia nella stesura del pigmento e le sottili sfumature atte a restituire i minimi dettagli del soggetto attribuiscono a queste raffigurazioni un valore artistico di non poco conto, accostando alla loro funzione scientifica quella di elementi estetici a tutti gli effetti.  

Tra gli oltre milleduecento temi botanici eternati da Hanel in tutta la sua carriera, quelli rinvenuti nei depositi del Museo di Zurigo, realizzati nei primi decenni del XX secolo, sono il fulcro attorno a cui si sviluppa la mostra allestita nelle sale del Museo Vela di Ligornetto. La rassegna vuole instaurare uno stretto dialogo tra natura, scienza e arte attraverso il felice accostamento dell’inedita serie di diapositive del fotografo e pittore austriaco a una selezione di opere dell’artista Gabriela Maria Müller, due figure che, sebbene lontane nel tempo e nel linguaggio espressivo, spartiscono la medesima visione del creato come preziosa entità da celebrare e custodire.

Della natura entrambi indagano con i loro lavori il fascino e il mistero insiti in ogni elemento, anche il più piccolo e apparentemente insignificante. Entrambi esplorano i ritmi e le metamorfosi di un universo splendido e fugace, lasciandosi guidare da quel senso di stupore che nasce proprio dalla consapevolezza della sua precaria bellezza. La perizia tecnica nell’esecuzione delle opere, poi, è l’altra affinità che lega i due artisti, una cura estrema che li porta a concepire il processo creativo come frutto di un lavoro paziente e meticoloso, mosso anch’esso dalla volontà di spingersi dentro le trame della natura per conoscerla nel profondo.

Ecco allora che accanto alle lastre di Hanel, di cui a Ligornetto sono esposti anche numerosi ingrandimenti per coglierne meglio la qualità, troviamo le opere della Müller, artista nata in Appenzello ma ticinese d’adozione, da sempre innamorata della natura fin nelle sue estrinsecazioni più minute, reputate come porzioni indispensabili di una totalità armoniosa. 

Dietro a ogni piccolo frammento, sia esso una foglia, un seme o un granello di terra, si cela per l’artista, che da anni vive in simbiosi con i boschi di Pura, la dimensione primigenia del creato, l’anima del cosmo che svela la sua grazia e la sua energia. 

Per la Müller l’esperienza dell’arte si fonde completamente con quella della natura, dando vita a un linguaggio simbolico costituito da forme elementari, da trasparenze e luminosità che raccontano di un mondo intimo e raccolto, nobile e pacato. Affascinata dalla delicatezza di un seme così come dalla solidità di una roccia, l’artista lavora i materiali ora con gesti morbidi e cadenzati, come in una sorta di rituale, ora con forza e fatica fisica, quasi a voler potenziare attraverso le sue mani lo spirito fecondo dell’universo.

Quello della Müller è l’approccio di chi comprende la natura, di chi ne ammira la vitalità e l’enigmatica essenza ma ne riconosce nondimeno la fragilità, aspetto che la rende ai suoi occhi ancora più preziosa. Emerge potente questo concetto dalla grande installazione che l’artista ha realizzato appositamente per la rassegna di Ligornetto: appese al soffitto, ventiquattro ciotole di porcellana bianca, levigata prima e dopo la cottura per ottenere uno spessore finissimo, contengono ciascuna un seme di canna e hanno la base ricoperta di lamina d’oro, a rimarcare la straordinarietà di ogni singola particella dell’immenso organismo naturale.

Significativa, ancora, della poetica dell’artista, è l’opera Coeurs sacrés, un grande disco in tessuto trasparente su cui la Müller ha incollato migliaia di semi di olmo, da lei stessa raccolti e fatti essiccare, disposti a formare una spirale, simbolo dell’eterna ciclicità che governa il creato e metafora di come dalla più piccola traccia della natura possa scaturire l’infinito.