Il pubblico luganese ha potuto recentemente assistere a due spettacoli originali: riflessi mediterranei fra danza e teatro. Era opportuno approfittare di queste occasioni proposte dalla stagione luganese in quanto si trattava di due spettacoli fuori dal mainstream e frutto di dinamiche creative che difficilmente passano inosservate. Anzi, alcune sono ormai parte di realtà internazionalmente riconosciute. Come nel caso della Compagnia Zappalà Danza, fra le più interessanti a livello europeo, approdata sul palco del LAC con La Nona (dal caos, il corpo), un progetto del coreografo Roberto Zappalà realizzato con Nello Calabrò, suo drammaturgo di riferimento.
La Nona è una tappa di un lungo processo di riflessioni sull’esistenza e sui valori dell’umanità danzato sulle note della Nona sinfonia di Beethoven nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt magistralmente eseguita dal vivo da Luca Ballerini e Stefania Cafaro accompagnati dalla voce del controtenore Riccardo Angelo Strano. I dodici danzatori di Zappalà hanno raccolto la sfida di una coreografia moderna accostata a una sinfonia super classica con una cadenza di movimenti ripetuti per una cerimonia a/confessionale distribuita su una scena ingombra di mobili e oggetti sparsi. Su tutto domina una grande croce accanto a simboli di altre religioni. E poi il quesito di fondo: quale fede è la più grande? Risponde la danza di Zappalà, plastica ed elegante, distribuita in sequenze ora ravvicinate ora a coppie poi a gruppi grazie a un ensemble di grande fisicità. Un inno alla gioia alla ricerca dell’amore e della fratellanza. Molto applaudita.
A fornire alla Nona un contraltare più laico ci ha pensato la compagnia Carrozzeria Orfeo con Cous Cous Clan: una drammaturgia di Gabriele De Luca, regista a sei mani con Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi. Un ex prete, suo fratello sordomuto e omosessuale con la sorella orba convertita all’Islam per amore di un arabo immigrato, pubblicitario fallito. Vivono in roulottes e macchine dismesse nel parcheggio di un cimitero, spaccato di una società in crisi e dei suoi conflitti: una comunità altamente indesiderabile e dall’equilibrio precario a cui si aggiunge una ragazza misteriosa e imprevedibile. Sarà lei a fornire la soluzione per il riscatto sociale di quegli squallidi disadattati.
Diplomati all’Accademia «Nico Pepe» di Udine, la Carozzeria Orfeo con questo lavoro ha sfornato un esempio di disperati su cui sviluppare un altro soggetto teatrale dal ritmo incalzante, dal linguaggio crudo e senza filtri dove temi come il razzismo, l’emarginazione, lo sfruttamento, la diversità e la solitudine sono i colori cupi di una società postmoderna, inquietante e politicamente scorretta. Gran risate da attori straordinari: Angela Ciaburri e Beatrice Schiros con Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi.